Prima ancora della nascita della Repubblica, lo Stato italiano aveva già incluso il Castello della Crescenza nell’elenco dei monumenti che fanno parte del patrimonio storico ed artistico della Nazione: lo aveva fatto sotto il Regno d’Italia con un atto di notifica del 18 novembre 1928, emanato ai sensi della legge n. 364 del 1909 sulla tutela delle antichità e belle arti.
Dopo l’imposizione del vincolo monumentale l’intero complesso architettonico è stato alienato per ben tre volte senza che lo Stato Italiano abbia ritenuto di esercitare il diritto di prelazione sul bene vincolato, fino a che il 30 giugno del 1986 la “ADN S.r.l.” ha venduto per 2 miliardi e 200 milioni delle vecchie lire alla S.r.l. “La Commerciale Fiduciaria Immobiliare Finanziaria” il Castello della Crescenza come “fabbricato fatiscente” assieme al parco antistante.
Dietro la S.r.l. “La Commerciale Fiduciaria Immobiliare Finanziaria” si nasconde il sig. Fabrizio Ferrari che da allora è il vero padrone del complesso immobiliare, assieme alla moglie Sofia Borghese ultima erede della nobile famiglia.
Benché inserito in un contesto paesistico notevolissimo, e nonostante il vincolo monumentale, questo complesso architettonico risulta tuttora pressoché ignorato sia nel campo della “Storia dell’Architettura” che in quello del “Restauro”, anche perché non é stato finora possibile conoscere il nome dell’architetto o degli architetti che ne sono stati nel tempo i progettisti: per tali motivi è stato da me scelto come oggetto di studio e di esame del corso di restauro architettonico, con il rilievo del castello che ho eseguito nell’estate del 1987 su gentile concessione del proprietario Fabrizio Ferrari e della moglie Sofia Borghese: l’esame è stato poi da me sostenuto con il Prof. Giovanni Carbonara nell’anno accademico 1994-1995.
Le 134 foto che sono state tutte da me scattate nell’estate del 1987 (tranne alcune fatte nel 1995) hanno potuto “registrare” lo stato di fatto a quel momento ed in particolare i diversi abusi edilizi realizzati fino a quel momento.
Il numero 117 del febbraio 1991 della rivista “Architectural Digest (AD)” è stato dedicato a “Le più belle case del mondo” con un servizio sul Castello della Crescenza che attribuisce ad artisti noti del ‘600 gli affreschi riscoperti dopo aver scrostato gli intonaci.
Ho denunciato la falsificazione all’allora Ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, che non è però intervenuto.
Ho fatto allora pubblicare sul sito www.vejo.it un mio articolo dal titolo “Grottarossa- contraffatta da opera d’arte la deturpazione del Castello della Crescenza” in cui ho denunciato tutti gli abusi commessi nel castello dal 1986 al 1995 e le 5 ville costruite abusivamente nel parco antistante.
Fabrizio Ferrari e Donna Sofia Borghese mi hanno querelato per diffamazione alla fine del 2008.
Quando sono stati chiamati a testimoniare entrambi davanti al Giudice Valeria Campelli e sono stati messi alle strette dal mio avvocato difensore, hanno dovuto candidamente ammettere di avere commesso gli abusi per cui mi hanno querelato: Fabrizio Ferrari è arrivato a testimoniare che gli affreschi di cui sono state ricoperte pressocchè tutte le pareti interne del castello (2° cortile compreso) sono stati eseguiti addirittura dalla moglie Sofia Borghese che col pennello si è messa sul “trabattello” per “migliorare” in tal modo la sua dimora con dipinti poi spacciati per opere del Parmigianino e di Querciano nel numero 117 del febbraio 1991 della rivista di Mondadori “Architetctural Digest”.
Donna Sofia Borghese ha indirettamente confermato a sua volta la testimonianza dell’ex marito affermando che nel castello c’era inizialmente soltanto l’affresco della Sacra Famiglia nella cappellina (attribuito questo sì alla scuola di Raffaello).
Foto eseguita nel 1977 dal Prof. Enzo Bentivoglio
Riguardo alla copertura a pagoda in stile Liberty con cui sarebbe stato coperto ai primi del 1900 il 2° cortile interno del castello, Donna Sofia Borghese ha sostenuto che si tratterebbe di una struttura da lei smontata dal palazzo Trabia di Palermo e rimontata nel Castello della Crescenza.
(a sinistra) Foto tratta dalla guida alla vendita all’asta del castello (a destra) Fotto tratta dal sito www.scrimatorin.it
Pur sapendo che il castello è vincolato, non è stato chiesto il preventivo ed obbligatorio nulla osta alla Soprintendenza per i Beni e il Patrimonio Storico di Roma che con Determinazione del 30.10.2002 ha ordinato la rimozione anche di tutti gli altri manufatti realizzati all’interno del castello, compresa anche l’altra struttura in ferro e vetro con cui è stato coperto pure il 1° cortile interno nonché tutti gli affreschi.
Contro quell’ordinanza Donna Sofia Borghese ha fatto ricorso al TAR ottenendo l’annullamento della Determinazione con sentenza n. 2638 del 26.3.2003 per il semplice vizio di forma che conteneva di non essere stata motivata: per questa ragione l’Avvocatura di Stato non ha ritenuto di impugnare la sentenza presso il Consiglio di Stato sul presupposto che bastava reiterare il provvedimento corredandolo delle dovute ragioni, come ha fatto presente alla Soprintendenza che non ha invece fatto nulla, consentendo a Donna Sofia Borghese di continuare indisturbata a compiere ulteriori gravi manomissioni al castello rimasti a tutt’oggi impuniti.
Per quanto riguarda le 5 ville che assieme ad altri manufatti (eliporto, campo sportivo di calcio, serra ecc.) sono state costruite abusivamente nel parco antistante al castello (e ribattezzate Vecchia Foresteria, Casa delle Fontane, Casina del Bosco, Casa del Volo e Casina del Glicine), per le quali sono state presentate tante distinte domande di condono edilizio per non far vedere che si trattava di una vera e propria lottizzazione abusiva (a rischio quindi di esproprio), c’è da far presente che al rigetto delle domande di sanatoria non ha fatto seguito a tutt’oggi nessuna ordinanza di demolizione da parte del Comune, malgrado che il ricorso al TAR tentato da Donna Sofia Borghese sia stato respinto con sentenza n. 4563 del 5 marzo 2009: il precedente ricorso n. 5483, proposto dalla società Agricola Torcrescenza S.r.l. e poi dalla subentrata società Edil Work 2 S.r.l. e depositato il 30 maggio del 2003, tentato sempre per ottenere l’annullamento delle 14 Determinazioni dell’U.S.C.E. con cui sono state rigettate tutte le domande di condono, si è concluso con una ulteriore sentenza di rigetto n. 9828 del 9 ottobre 2018.
Sentenza del TAR n. 9828 del 9 ottobre 2018
C’è da far presente che le 5 ville abusive non sono più oggi quelle per cui è stato chiesto il condono, dal momento che sono state tutte trasformate con ulteriori ampliamenti completamente abusivi.
Agli atti del processo ho consegnato in particolare un documento che per dimostrare la “marea” di abusi commessi li elenca ad uno ad uno: ho accertato così 39 opere realizzate abusivamente nel castello e ulteriori 35 opere altrettanto abusive nel parco che lo circonda, per un totale complessivo di 74 abusi, quasi tutti perseguiti.
Il 3 ottobre 2012 il Giudice dott.ssa Valeria Ciampelli ha pronunciato una sentenza di piena assoluzione nei miei confronti che è ormai passata in giudicato perché gli ex coniugi Ferrari-Borghese non hanno ritenuto di ricorrere in appello.
Il Giudice ha ritenuto corretta l’applicazione del diritto di cronaca e di critica sancito dall’art. 21 della Costituzione, per aver rispettato pienamente i tre principi su cui si deve basare che sono la verità del fatto, l’interesse sociale (pertinenza) e la correttezza formale del linguaggio (continenza).
La sentenza mi ha assolto anche dall’accusa di avere scritto che Ferrari Fabrizio “si definisce Conte di Sardagna di Neuburg ed Hohenstein” perché ha riconosciuto che “la difesa di Bosi ha prodotto documentazione acquisita al fascicolo del dibattimento da cui si evince che, effettivamente, il Ferrari non ha diritto a fregiarsi del titolo di Conte”: nella falsa attestazione di questo titolo il Giudice non vi ha però potuto riconoscere gli estremi di rilevanza penale perché questo tipo di reato è stato depenalizzato con il D.Lgs. n. 50/1999 ed ora “costituisce un mero illecito amministrativo”.
*****************************
Per completezza di informazione, c’è da dire che dopo gli abusi compiuti tra il 1986 ed il 2001 Fabrizio Ferrari e Sofia Borghese hanno realizzato i seguenti ulteriori tre gravi abusi edilizi, che nel sito del castello www.castelloditorcrescenza.it hanno chiamato rispettivamente “La Terrazza del Presidente”, “La Terrazza del Golf” e “La Limonaia”.
La terrazza del Presidente
la terrazza del golf