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La proposta di una tassa sui patrimoni dell’1 per cento più ricco sta guadagnando sempre più terreno in Europa, dal Belgio all’Italia, passando per la Francia.
Una proposta che diversi partiti di centrosinistra, i verdi e anche alcuni liberali hanno messo al centro della loro campagna elettorale per le elezioni europee.
Del resto, stando ai calcoli degli esperti, una tassa del genere potrebbe portare nelle casse pubbliche ben 286,5 miliardi di euro all’anno.
Più di quanto Bruxelles spende annualmente per il suo bilancio, o di quanto riesce a raccogliere sui mercati indebitandosi con l’emissione di titoli.
Ma la strada per l’introduzione di una misura del genere è, a oggi, più che in salita.
La proposta
Nel 2023, un gruppo di esperti, politici e anche imprenditori milionari guidati dall’economista Thomas Piketty e dal politico belga Paul Magnette ha lanciato una petizione per chiedere alla Commissione europea di introdurre una tassa sui grandi patrimoni che alimenti il bilancio Ue e gli investimenti nella transizione ecologica e digitale.
La petizione ha raccolto finora oltre 200mila firme, ma necessita di un milione di sostenitori per essere presa in considerazione da Bruxelles.
I promotori non hanno indicato a quanto debba ammontare una tale imposta.
Oxfam, tra le organizzazioni più attive a sostegno di questa proposta, ha calcolato che una tassa europea progressiva tra il 2% e il 5% sui patrimoni di multimilionari e miliardari potrebbe far incassare all’Ue 33 milioni di euro all’ora.
“L’1% più ricco d’Europa possiede quasi la metà di tutta la ricchezza finanziaria del continente, compresi depositi bancari, azioni, obbligazioni e prestiti“, dice l’Oxfam.
La ricchezza dei miliardari nell’Ue è aumentata del 33% dal 2020 al novembre 2023 (da 1,44 trilioni di euro, al netto dell’inflazione, a 1,92 trilioni di euro).
Allo stesso tempo, il 99% della popolazione dell’Ue è diventata più povera, in seguito alla crisi energetica e alla conseguente inflazione.
Più sei ricco, meno tasse paghi
A favorire la crescita di questa forbice sono le politiche fiscali dei governi europei.
In Italia, stando a un recente studio pubblicato sulla rivista della European economic association, ha rivelato che mentre il grosso della popolazione paga tasse tra il 40 e il 50% del loro reddito, le imposte per i miliardari del Paese ammontano a circa il 20%.
“Sui loro lussuosi jet privati, pochi privilegiati prosperano mentre le bollette si accumulano sempre più alte per i molti e il Pianeta brucia.
I governi non possono più giustificare la loro ‘mancanza di fondi’ per non aver combattuto la crisi climatica e non aver posto fine alla povertà. Il denaro di cui hanno bisogno è nelle tasche dei super-ricchi“, dice Chiara Putaturo, esperta fiscale Ue di Oxfam.
I sondaggi rilevano che la maggior parte dei cittadini europei è a favore dell’aumento delle tasse sui più ricchi.
Secondo un Eurobarometro, quasi 7 europei su 10 sono d’accordo o fortemente d’accordo sul fatto che sia importante che i governi tassino i ricchi per sostenere i poveri.
Anche tra gli stessi milionari ci sarebbe largo consenso: in un sondaggio commissionato nel 2023 dai Patriotic Millionaires, al quale hanno preso parte oltre 2mila ultraricchi dei Paesi del G20, circa il 74% degli intervistati si è dichiarato favorevole a ricevere una tassazione più elevata sui propri patrimoni.
Chi è a favore
A livello politico, qualcosa si sta smuovendo.
Lo scorso aprile, i ministri di Germania, Spagna, Brasile e Sudafrica hanno sottoscritto un documento in sede G20 in cui si propone di introdurre una tassa globale sui patrimoni pari al 2%, sul modello di quanto fatto con l’imposta globale sulle multinazionali.
Il ministro francese Bruno Le Maire si è detto favorevole a una iniziativa di questo tipo anche solo partendo dall’Europa.
In Ue, un esempio in tal senso c’è già: la Spagna, guidata dal socialista Pedro Sanchez, ha introdotto una tassa del 3,5% sui patrimoni superiori a 3,7 milioni di euro.
Per il momento, l’imposta ha riguardato gli anni fiscali 2022 e 2023, ma potrebbe essere riscossa anche in futuro.
Le posizioni dei governi di Berlino, Parigi e Madrid fanno il pari con quelle delle forze progressiste ed ecologiste europee, e anche di alcuni pezzi di liberali.
Oggi queste forze siedono nella maggioranza che governa a Bruxelles, ma gli ultimi sondaggi confermano che il prossimo Parlamento europeo potrebbe essere spostato più a destra.
Un’asse dei moderati del Ppe con i conservatori dell’Ecr difficilmente metterebbe in agenda una tassa sui patrimoni.
Di sicuro, una proposta del genere troverebbe schierato contro il governo italiano.
(Articolo di Dario Prestigiacomo, pubblicato con questo titolo il 26 maggio 2024 sul sito online “Europa Today”)