Gli undici milioni promessi dal Governo per salvare la Fondazione Santa Lucia sembrano non bastare.
Così – secondo quanto informa la Regione Lazio – la proprietà della struttura ha deciso di procedere all’alienazione a terzi attraverso il tribunale.
A darne notizia è stata la stessa Fondazione attraverso una nota interna inviata ai dipendenti.
Un documento che da ieri ha gettato in allarme i mille lavoratori e che, nella serata di ieri, ha portato la Regione Lazio a sollevare il caso.
Una nota stampa, quella della Pisana, che mostra tutta la propria preoccupazione e disappunto per la decisione.
“La nota inviata in data odierna ai dipendenti della fondazione rappresenta uno schiaffo al gesto di attenzione ricevuto dal Governo“, si legge nella nota.
“Incassati infatti gli oltre 11 milioni l’amministrazione ha comunicato di voler vendere l’azienda e di volersi avvalere del concordato semplificato e non fare richiesta dell’amministrazione straordinaria (pur riservandosi entro il mese di dare una risposta definitiva).
Questa poca chiarezza e scarso rispetto istituzionale preoccupa, e la Regione ribadisce la richiesta alla proprietà di fare ricorso alla amministrazione straordinaria che è l’unico strumento che ha come fine, non solo il soddisfacimento dei creditori, ma anche la salvaguardia della strategicità dell’azienda tutelando al massimo i livelli occupazionali e la qualità sino ad oggi espressa“.
L’amministrazione straordinaria rifiutata
Da parte della Regione Lazio c’è poi l’elenco di quanto fatto in oltre un anno nel corso del quale è stato “dimostrato il massimo impegno nel cercare soluzioni per assicurare un futuro sostenibile al Santa Lucia, salvaguardando sia l’eccellenza dell’istituto che i livelli occupazionali.
Pertanto, la Regione Lazio esprime rammarico per la decisione della proprietà di non accogliere l’appello alla responsabilità e alla generosità formulato dal Ministro Adolfo Urso, dal Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, e dai sindacati durante il tavolo convocato lo scorso 6 agosto presso il MIMIT“.
La richiesta di amministrazione straordinaria al Ministero, da parte della proprietà, avrebbe consentito la partecipazione diretta della Regione Lazio nella gestione del Santa Lucia, insieme a un privato no-profit, e la creazione di un nuovo soggetto giuridico.
La scelta di procedere con la vendita, invece, preclude questa possibilità, in quanto la Regione Lazio, per ovvie ragioni, non può partecipare ad alcuna gara.
Volano stracci
Il disappunto diventa quasi rabbia nella parole finali della nota stampa.
“Contrariamente a quanto dichiarato dalla proprietà del Santa Lucia, non è vero che la Fondazione sia entrata in crisi a causa della mancata remunerazione delle prestazioni da parte della Regione Lazio, che è semmai creditore, e non debitore, nei confronti del Santa Lucia.
La Ragione Lazio ha sempre remunerato tutte le prestazioni fornite dalla Fondazione Santa Lucia sulla base delle tariffe nazionali vigenti non derogabili per le ragioni in piano di rientro e valide su tutto il territorio nazionale con le quali sono remunerati non solo il Santa Lucia ma tutti i soggetti privati accreditati.
Invece di assumersi le proprie responsabilità, la proprietà del Santa Lucia scarica le colpe su altri, lasciando 800 lavoratori e i pazienti nell’incertezza di una procedura di vendita gestita dal tribunale, che non offre alcuna garanzia né sui livelli occupazionali né sull’assistenza ai pazienti“.
Infine la Regione “rinnova l’auspicio di una collaborazione con il progetto no-profit per scongiurare la vendita del Santa Lucia e salvaguardare così l’integrità dell’istituto“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 23 agosto 2024 sul sito online “Roma Today”)