Foto European Parliament
Quella di cambiare casacca in base alla convenienza elettorale o a problemi che sorgono con il partito con cui sono stati eletti, è un’abitudine piuttosto comune tra i deputati italiani.
Ma la storia non è diversa al Parlamento europeo: anche qui gli eletti migrano da un gruppo politico all’altro, con il risultato che alcune delegazioni che a inizio legislatura si insediano in forze a Strasburgo finiscono per arrivare decimate al momento di rinnovare l’emiciclo.
I reduci del M5s
È quello che è successo al Movimento 5 stelle: cinque anni fa, con l’inaugurazione della nona legislatura, sbarcarono in Aula 14 deputati grillini dopo che il partito prese poco più del 17% del voto popolare.
Era il 2019, il M5s era al governo per la prima volta nella sua storia alleato con la Lega e Giuseppe Conte non era ancora stato incoronato leader del partito.
Oggi, di quel contingente sono rimasti solo in cinque: Tiziana Beghin, Laura Ferrara, Maria Angela Danzì, Mauro Furore e Sabrina Pignedoli.
Questi ultimi tre si ricandideranno nelle liste elettorali dei Cinquestelle per le prossime europee, rispettivamente nelle circoscrizioni nordoccidentale (capolista), meridionale (terzo posto) e nordorientale (capolista).
Beghin e Ferrara, invece, sono arrivate alla soglia del secondo mandato e non correranno per tornare a Strasburgo in ottemperanza ai regolamenti interni del partito, nel quale hanno comunque ottenuto nuovi incarichi.
Peraltro, le scorse europee segnarono anche il momento in cui gli eletti pentastellati in Aula finirono nel gruppo dei non iscritti, essendo rimasti orfani dopo la dissoluzione del loro precedente gruppo Efdd (acronimo dell’inglese per “Europa della libertà e della democrazia diretta”), dove rappresentavano la delegazione nazionale più nutrita dopo quella dell’Ukip britannico, il partito con il quale Nigel Farage portò a casa la Brexit.
Defezioni a sinistra
Ma si diceva dei cambi di casacca.
Dove sono finiti gli altri nove eurodeputati eletti nelle liste grilline che oggi mancano all’appello?
Le emorragie sono avvenute in tutte le direzioni, e in molti casi sono avvenute in “coincidenza” con lo scadere del secondo mandato elettorale.
Verso sinistra, Eleonora Evi e Daniela Rondinelli sono passate al Pd (gruppo dei Socialisti e democratici, S&D).
Eleonora Evi al Parlamento europeo nel 2018 (foto Fred Malvaux/EP)
La prima, in realtà, non è più un’europarlamentare: eletta a Strasburgo con il Movimento nel 2014 e poi nel 2019 (con il maggior numero di preferenze nella circoscrizione nordoccidentale), nel dicembre 2020 è fuoriuscita per entrare nei Verdi europei, passando contestualmente a Europa verde (Ev) di Angelo Bonelli.
Entrata a Montecitorio con l’Alleanza verdi-sinistra (Avs) dopo le elezioni del settembre 2022, ha rinunciato al seggio da eurodeputata; ma a novembre 2023 ha abbandonato Ev e lo scorso aprile è entrata nel gruppo del Pd alla Camera, venendo candidata poi dai dai dem alle europee del prossimo giugno (sempre nella circoscrizione nordoccidentale).
Quanto a Rondinelli, che nel 2019 era stata capolista del M5s nella circoscrizione centrale, ha abbandonato il partito nel giugno 2022 aderendo alla scissione dell’ex ministro degli Esteri Luigi di Maio, che però non ha avuto grande successo.
E così nel gennaio 2023 è approdata alla delegazione europea del Pd.
La fronda ecologista
Quella verso i Verdi è stata la più grossa defezione di pentastellati nella nona legislatura: oltre a Evi, nel dicembre 2020 sono passati agli ecologisti anche Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini, sostenendo che fosse una scelta in polemica con l’alleanza tra M5s e Lega a Roma e con la nuova gestione ritenuta “verticistica” del partito.
Corrao, che alle europee del 2014 era stato l’eletto del Movimento con più preferenze sul territorio nazionale, è stato capodelegazione a Strasburgo durante l’ottava legislatura europea prima di diventare indipendente; ora non si ricandida per l’Europarlamento ma lavora nella campagna elettorale di Giuseppe Antoci, il campione dell’antimafia (ed ex Pd) che i Cinquestelle hanno candidato come capolista nella circoscrizione insulare per il voto di giugno.
Alle prossime europee, D’Amato è candidata nelle liste di Avs (circoscrizione meridionale) e Pedicini in quelle di Pace terra libertà, il nuovo soggetto politico creato da Michele Santoro (sempre nella circoscrizione Sud).
Al centro e verso destra
Verso la destra dell’emiciclo, il M5s ha perso Isabella Adinolfi (eletta la prima volta nel 2014 e rieletta cinque anni fa) che nell’aprile 2021 è entrata in Forza Italia, che a Strasburgo siede coi Popolari del Ppe.
Chiara Maria Gemma, che nel 2019 era capolista nella circoscrizione meridionale con i pentastellati, è uscita dal partito insieme a Rondinelli con la scissione di Di Maio, ma nel febbraio 2023 ha saltato la barricata e si è unita alla delegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, che si trova nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr).
I meloniani l’hanno ora candidata alle europee del 2024 nella circoscrizione meridionale.
Ma sugli eurodeputati Cinquestelle hanno fatto effetto anche le sirene del centro liberale.
E’ il caso di Fabio Massimo Castaldo, eletto nel 2014 e rieletto cinque anni dopo con il maggior numero di preferenze nella circoscrizione centrale, è stato nominato vicepresidente dell’Aula nel novembre 2017 (diventando il più giovane di sempre a ricoprire tale ruolo nella storia dell’istituzione) e riconfermato nel luglio 2019 (diventando il primo vicepresidente proveniente dal gruppo dei non iscritti).
Lo scorso febbraio, poco prima dello scadere del suo secondo mandato, è passato ad Azione di Carlo Calenda, entrando dunque nel gruppo dei liberali (Renew) a Strasburgo, ma non è candidato alle europee di giugno.
Nel marzo 2021, è entrato a far parte di Renew anche Marco Zullo, eurodeputato pentastellato al secondo giro: eletto nell’ottava legislatura (al posto di Giulia Gibertoni) e poi rieletto nella nona con il maggior numero di voti nelle liste del M5s della circoscrizione nordorientale, è attualmente un indipendente e non si presenterà alle europee 2024.
Fabio Massimo Castaldo al Parlamento europeo nel 2020 (foto Genevieve Engel/EP)
Il caso Giarrusso
Infine, un eurodeputato Cinquestelle è rimasto “a piedi”: è Dino Giarrusso, eletto nel 2019 nella circoscrizione insulare e da allora membro dei non iscritti a Strasburgo.
Dopo aver abbandonato il partito nel maggio 2022 in polemica contro quella che riteneva la “sudditanza” del M5s al Pd, l’ex volto delle Iene ha partecipato brevemente al progetto meridionalista di Cateno De Luca, Sud chiama Nord, per poi annunciare nel gennaio 2023 la volontà di entrare nei dem a sostegno della mozione di Stefano Bonaccini (erano i tempi in cui il governatore dell’Emilia-Romagna era dato come favorito sull’outsider Elly Schlein).
Ma c’è stata una forte opposizione all’interno del Pd a far entrare Giarrusso, che aveva criticato frontalmente il partito del Nazareno in molte occasioni: e così, scontentati sia gli ex compagni del M5s che i potenziali nuovi alleati dem, nessuno gli ha offerto un posto in lista per le europee di giugno.
Del resto, quello dei fuoriusciti è un problema che ha afflitto il Movimento anche nella legislatura precedente, in cui si sono registrati quattro “addii” dalla delegazione pentastellata – la quale, per inciso, era ancora più nutrita: 17 parlamentari ottenuti con oltre il 21% dei consensi alle urne nel 2014.
Una defezione “eccellente” è stata quella del trevigiano David Borrelli, grillino della prima ora e “braccio destro” di Davide Casaleggio, figlio del padre nobile del Movimento: dopo aver ricoperto il ruolo di co-capogruppo dell’Efdd insieme a Farage, aveva negoziato il passaggio della delegazione pentastellata nel gruppo dei liberali (che allora si chiamava Alde), che però naufragò clamorosamente a gennaio 2017 quando i centristi si sfilarono all’ultimo.
Nel febbraio 2018 è uscito dal M5s ed entrato nei non iscritti; nel 2019 ha riprovato l’assalto a Strasburgo nelle liste di +Europa ma senza successo, e la sua parabola è finita (per ora) con l’approdo a FdI nel giugno 2022.
Sorte simile – almeno in termini di mancata rielezione all’Europarlamento – è toccata anche agli ex compagni di partito Daniela Aiuto e Marco Affronte.
La prima ha abbandonato il Movimento nell’ottobre 2018 per aderire al progetto dell’allora sindaco di Parma Federico Pizzarotti; si è poi ricandidata con +Europa alle europee del 2019 e, non eletta, è passata ad Azione nel dicembre 2020.
Affronte, invece, è uscito dal M5s per entrare nei Verdi europei a gennaio 2017, aderendo ad Ev di Bonelli nel 2021, ma nemmeno lui ha ottenuto la rielezione cinque anni fa.
Marco Zanni al Parlamento europeo nel 2015 (foto Didier Bauweraerts/EP)
L’eurodeputato pentastellato Marco Zanni è passato al gruppo euroscettico della Lega a Strasburgo, l’ormai disciolto Enf (acronimo inglese di “Europa delle nazioni e della libertà”), nel gennaio 2017 proprio in polemica con il tentativo fallito di Borrelli di spostare la delegazione grillina con i liberali europeisti.
Nella Lega Zanni è entrato formalmente a maggio 2018, e il Carroccio l’ha ricandidato alle europee dell’anno successivo; nella nona legislatura, infine, è diventato presidente del partito europeo Identità e democrazia (Id) nonché capogruppo dell’omonimo gruppo parlamentare. Zanni non è candidato alle europee del prossimo giugno.
Infine, ci sono state alcune vicissitudini anche nel resto della pattuglia Cinquestelle dell’ottava legislatura europea.
Giulia Moi è stata espulsa dal partito nel dicembre 2018 sulla base delle accuse di molestie da parte di due suoi assistenti.
Marco Valli è stato espulso nello stesso momento dopo che fu appurato che aveva mentito su una laurea conseguita alla Bocconi di Milano.
Laura Agea, dopo il primo mandato a Strasburgo, ha tentato il bis nel 2019 ma non è stata rieletta, venendo tuttavia ricompensata con l’incarico di sottosegretaria agli Affari europei nel governo giallo-rosso.
Dario Tamburrano, invece, dopo aver mancato la riconferma cinque anni fa, è tornato alla carica del suo partito, che lo ha candidato al secondo posto nella circoscrizione centrale.
(Articolo di Francesco Bortoletto, pubblicato con questo titolo il 4 maggio 2024 sul sito “Roma Today”)