È rimasta solo una barriera “acchiappa rifiuti”.
È quella che è stata posizionata sul Tevere, all’altezza della sua foce.
L’altra, sistemata sull’Aniene nel 2020, è stata rimossa da mesi.
I rifiuti però continuano a galleggiare sul pelo d’acqua e, trasportati dalla corrente, finiscono in mare.
I rifiuti trasportati dai fiumi
“In questi giorni, subito dopo il temporale, abbiamo visto di tutto galleggiare sul Tevere – ha raccontato a Romatoday Rosalba Giugni, presidente di MareVivo. La fondazione può vantare un punto d’osservazione privilegiato. Avendo la sede all’altezza del lungotevere Arnaldo da Brescia, può verificare facilmente le condizioni in cui versa il principale corso d’acqua della città.
“Abbiamo visto trascinare dalla corrente frigoriferi, mobili, materiale plastico.
Una gran quantità di rifiuti che, una volta raggiunto il mare, diventa complicato recuperare”.
Le barriere posizionate su Tevere ed Aniene
Ad attutire l’impatto ambientale dei rifiuti hanno per anni contribuito le due barriere.
Quella di Fiumicino era stata installata, nell’ottobre del 2019, su iniziativa della regione Lazio.
Poi era stata la volta dell’Aniene perché “essendo il maggior affluente del Tevere, vi trasferisce una gran quantità di plastica” aveva spiegato all’epoca Cristiana Avenali, responsabile dell’ufficio di scopo che, in regione, aveva promosso l’attivazione di queste barriere.
Quella posizionata sull’Aniene era costituita da cinque elementi ancorati con dei pali alle sponde del fiume ed era in grado, con la sua superficie di oltre 30 metri, di raccogliere fino a 400 chili di rifiuti.
Ora non c’è più.
Tornerà al proprio posto?
L’attuale amministrazione si dichiara ottimista: “Gli ottimi risultati di questi anni – ha commentato l’assessore regionale Fabrizio Ghera – confermano la nostra volontà di proseguire sul cammino intrapreso e ripristinare al più presto lo sbarramento sull’Aniene per contribuire a ridurre l’inquinamento ambientale”.
La legge Salvamare e le risorse da usare
È stata rimossa perché era scaduto il progetto regionale che, in collaborazione con i consorzi di recupero, consentiva di rimuovere le tonnellate di materiale ogni anno raccolte.
A breve rischia di terminare anche l’esperienza pilota, quella avviata a Fiumicino.
“Le barriere però sono utilissime – ha ribadito la presidente di MareVivo – e ne va anzi incentivato il ricorso.
La situazione paradossale è che i fondi per farlo ci sono, ma non vengono utilizzati”.
C’è una legge, la “salvamare” (n.60 del 2022) che potrebbe contribuire ad affrontare il problema ma gli interventi che prevede rimangono in standby in attesa di bandi mai emanati.
Eppure “ci sono quasi 6 milioni di euro ripartiti in tre annualità (2024, 2025, 2026), da destinare ai sette distretti idrografici italiani per la raccolta dei rifiuti galleggianti dai fiumi” ha fatto sapere l’associazione ecologista.
Chi dovrebbe attivarli?
Il decreto prevede che le Autorità di bacino distrettuali inviino al ministero dell’ambiente, entro settembre di ogni anno, una relazione sullo stato di attuazione degli interventi.
Ma in caso di mancato avanzamento, ogni anno, di interventi ed attività pari ad almeno il 70% delle risorse stanziate, l’erogazione delle annualità successive viene revocata.
In sostanza il legislatore ha messo a disposizione delle risorse con la condizione che vengano utilizzate.
I fondi che si rischia di perdere
“Il paradosso è che si rischia di perdere quei fondi.
Invece l’autorità di bacino distrettuale deve attive l’iter affinchè vengano usati per far partire altri progetti – ha rimarcato la presidente di MareVivo. I materiali inquinanti che finiscono in mare aperto, poi si sminuzzano, vengono mangiati dai pesci ed entrano nella nostra catena alimentare.
Non parliamo quindi solo d’un problema legato al decoro, ne vale anche della salute e dell’ambiente”.
Cosa fare?
“L’auspicio è che la regione confermi il progetto sul Tevere, riporti in acqua la barriere sull’Aniene e che poi, con i fondi statali, siano anche raddoppiati i dispositivi galleggianti che intercettano i rifiuti”.
Il mancato utilizzo delle risorse messe a disposizione non riguarda solo il Lazio, va sottolineato, visto che sono destinate a sette bacini idrografici.
Però nel Lazio i vantaggi delle barriere acchiappa rifiuti erano già state sperimentate. Un motivo in più per tornare a scommetterci.
Cosa ha fatto la regione
La regione Lazio, interpellata sulle motivazioni che hanno portato alla rimozione della barriera sull’Aniene ha inoltrato una nota.
Nel comunicato viene spiegato che l’ente governato da Rocca “nel mese di settembre, è intervenuto per smontare le barriere acchiappa-rifiuti lungo il corso del Fiume Aniene, perché il contratto di gestione dell’appalto dell’opera è scaduto.
Al contrario, la barriera sul Fiume Tevere è ancora posizionata, in quanto gli uffici regionali hanno avviato le procedure per consentire una proroga di ulteriori tre mesi“.
Non solo.
“In questi giorni – prosegue la nota – la Regione Lazio, con una determina, ha stanziato dei fondi per il biennio 2024-2026 per il ripristino e la gestione delle barriere, tenendo conto anche degli esiti positivi ottenuti.
Entro la fine del 2024 e l’inizio del 2025 partirà un nuovo bando, con un finanziamento di circa 500 mila euro per il 2025 e ulteriori i 500 mila euro per il 2026.
Grazie a questo intervento, si garantirà la continuità operativa di queste infrastrutture per la salvaguardia delle acque dei Fiumi interessati“.
“Il Ministero – termina la nota – ha stanziato ulteriori fondi per attività analoghe, con particolare attenzione per il distretto che comprende la città di Roma.
Grazie a questi finanziamenti, il Ministero ha incaricato le autorità di bacino di installare due nuove barriere, una sul Tevere e una sull’Aniene.
Questo permetterà, considerando anche le opere infrastrutturali regionali, che entro il 2025 saranno operative due barriere sul Fiume Tevere e due sul Fiume Aniene“.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 14 settembre 2024 sul sito online “Roma Today”)