Nel pieno diritto di cronaca e di critica che mi dà l’art. 21 della Costituzione faccio il resoconto dello svolgimento del 5° incontro pubblico che si è tenuto ieri pomeriggio sul Piano di Localizzazione del XV Municipio.
Tengo a precisare che il resoconto sarà anche questa volta da me integrato con delle mie precisazioni personali (messe ogni volta fra parentesi quadre) che hanno la dichiarata finalità di completare l’informazione (con ciò che non è stato effettivamente detto ieri) in modo corretto e non certo strumentale, per dare a chi legge il quadro completo dei dati e delle diverse problematiche man mano affrontate ieri pomeriggio, in un acceso incontro pubblico .
A questo riguardo voglio sottolineare che l’applicazione corretta del diritto di cronaca e di critica deve presupporre sempre la verità del fatto, l’interesse sociale (pertinenza) e la correttezza formale del linguaggio (continenza): nel caso specifico la verità del fatto riguarda in particolare le informazioni che ho dato (ed intergrato proprio per dimostrarne la fondatezza), mentre l’interesse sociale e quindi la pertinenza di quanto ho detto e riporto in questo resoconto (con estrema correttezza formale del linguaggio) è senza ombra di dubbio la discussione sui Piani di Localizzazione in generale e sul Piano di Localizzazione del XV Municipio in particolare.
Solo, infatti, l’esistenza di un ancoraggio alla realtà materiale delle cose permette alla critica di distinguersi dall’invenzione e dall’immaginazione, evitando di incorrere così nel reato di diffamazione anche a mezzo stampa.
Con un ritardo di mezz’ora sul previsto nell’aula consiliare del XIV Municipio è iniziato il 5° incontro pubblico sul Piano di Localizzazione stavolta di questo Municipio.
Aula del Consiglio del XV municipio
Per il Comune era presente nuovamente il Sub Commissario Giuseppe Castaldo a cui è stata assegnata la delega in materia di Attività Produttive ed il Dirigente della Unità Organizzativa “Affissioni e Pubblicità” Dott.ssa Monica Giampaoli: era presente anche il Dott. Gianluca Giattino della S.p.A. “Aequa Roma” che ha redatto i 15 Piani di Localizzazione.
Per il XV Municipio erano presenti il Presidente Daniele Torquati, il Vice Presidente e Assessore alla Partecipazione Alessandro Cozza, il Presidente della Commissione Commercio Alessandro Pica, la Direttrice Dott.ssa Francesca Romana Nicastro ed il Direttore Tecnico Arch. Giancarlo Babusci.
Alessandro Pica
Erano presenti fra il pubblico, oltre al sottoscritto, Daniela Aga Rossi (Presidente della associazione di categoria “A.I.P.E.”), Ettore Corsale (della associazione di categoria “A.I.P.E.”), e Paolo Paglia (della ditta “APA”): era presente anche il sig. Andrea Salvemini come semplice cittadino, andato via poco dopo.
Ha preso la parola il Presidente del XV Municipio Daniele Torquati affermando che quella di ieri era “una giornata per noi particolare e molto importante: Bosi lo sa”.
Daniele Torquati
Ha ripercorso le tappe del PRIP sostenendo che “fu un’ottima esperienza, non solo perché allora sollevammo la questione di come esprimere il ‘parere’, ma perché la poca conoscenza della materia non ci consentiva di dare risposte adeguate. Spero vivamente” – ha concluso “che questo iter procedurale vada in porto nella maniera più spedita”.
Ha lasciato la parola al Sub Commissario Giuseppe Castaldo facendogli notare che gli è stata data la delega anche per il Municipio XV.
Il Dott. Giuseppe Castaldo ha ribadito che questa fase di partecipazione è in applicazione di una disposizione regolamentare, per cui “stiamo qui per ascoltare tutti e valutare i contributi che saranno stati presentati”.
Prima di aprire il dibattito, ha invitato a spiegare l’iter che bisognerà la Dott.ssa Monica Giampaoli, che ha riconfermato i 30 giorni di tempo che sono concessi ai cittadini e che terminano il prossimo 24 febbraio.
Entro i successivi 60 giorni il Commissario Straordinario Francesco Paolo Tronca deve approvare i Piani di Localizzazione, dopo aver controdedotto a tutti i contributi portati dai cittadini: “Finita questa fase – ha aggiunto – entra in vigore l’art. 19, comma 2 [del nuovo Regolamento di Pubblicità, ndr.] e l’art. 6 del Regolamento del Decentramento Amministrativo” per acquisire il ‘parere” dei Municipi sui Piani approvati, da esprimere entro 30 giorni (riducibili in caso di necessità a 20).
Ho chiesto alla Dott.ssa Giampaoli: “e dopo?”, riferendomi a cosa si sarebbe fatto dei “pareri” dei Municipi, espressi a posteriori (e non a priori come per legge dovrebbe essere) su dei Piani di Localizzazione approvati e non sulla “proposta” di essi.
La Dott.ssa Monica Giampaoli ha detto che probabilmente verranno controdedotti, senza specificare a che pro, visto che i “pareri” resi dai Municipi non dovrebbero modificare i Piani di Localizzazione già approvati, a maggior ragione perché trattasi di “pareri” obbligatori, ma consultivi.
Il Presidente Torquati voleva dare la parola al sottoscritto, che ha chiesto di mettersi in coda come ha già fatto in tutti i precedenti incontri.
Ne è nato un balletto di rimpalli scherzosi anche da parte dell’Avv. Ettore Corsale, che voleva invertire per una volta l’ordine degli interventi, per sentire stavolta prima “l’insuperabile Bosi”: gli ho replicato chiedendogli se lo dovevo considerare un complimento.
Ha deciso alla fine il Presidente della Commissione Commercio, che controllava i microfoni e che ha acceso quello dell’Avv. Ettore Corsale, che si è presentato a nome dell’A.I.P.E.: “Cercherò di non essere ripetitivo, visto che ci siamo già visti in tutti gli incontri pubblici precedenti”.
Lo ha interrotto il Sub Commissario Giuseppe Castaldo per fargli notare scherzosamente che un incontro pubblico l’aveva saltato (quello avvenuto nell’aula del Consiglio del XIV Municipio, ndr.).
Ha tenuto a far sapere che le aziende pubblicitarie non sono contrarie tout court al PRIP ed elle riduzioni previste dei Piani di Localizzazione, ma pur auspicando la riforma del settore stanno vivendo una situazione di grande sofferenza.
Ha precisato che le aziende sono fortemente critiche verso questi Piani di Localizzazione, ma non per le riduzioni (perché “una situazione pulita può dare margini maggiori”): “Non voglio buttare a mare tutto”, ha precisato.
Ha fatto presente che dopo i 4 incontri precedenti in cui sono state espresse forti criticità, forse non è chiaro quanto è stato messo in risalto.
Fatte queste premesse ha ripetuto quanto ha detto negli incontri pubblici precedenti, precisando che le critiche si concentrano su 2 filoni, il primo dei quali riguarda la effettiva capacità poi di pianificare il territorio.
A giudizio delle aziende la pianificazione deve essere puntuale: ha messo in evidenza al riguardo di ritenere che almeno sulla metà delle posizioni individuate dai Piani di Localizzazione non siano installabili gli impianti.
Ha ricordato che va lasciato un certo spazio libero sui marciapiedi, di almeno 2 metri che a suo dire non ci sono. [PGTU del 1999, pag. 90: “(16) La larghezza dei marciapiedi va considerata al netto sia di strisce erbose o di alberature, sia si occupazioni di suolo pubblico impegnative, quali: edicole di giornali, cabine telefoniche, ecc. I passaggi pedonali di servizio, da realizzare con continuità sulle autostrade, non possono avere larghezza inferiore a m. 0,75 (m. 1,00 in galleria). Sulle strade di quartiere, per zone commerciali e turistiche, la larghezza minima dei marciapiedi è di m. 5,00; sulle strade locali, in zone esclusivamente residenziali ed a minima densità insediativa (zone a case unifamiliari), essi possono essere – eccezionalmente – di larghezza ridotta a m. 1,50.”]
La tolleranza di 50 metri consentita dalla normativa tecnica di attuazione del PRIP [art. 30, comma 1, ndr.] non gioca a favore, perché nel momento che gli impianti dovranno essere messi a gara si dovrà decidere su quali posizioni sarà effettivamente installabile ognuno degli impianti che fanno parte di quel lotto territoriale: differentemente c’è il rischio di gare che andranno deserte.
Ha voluto ricordare che il provvedimento di approvazione del PRIP era una delibera propedeutica al bilancio perché il Comune vi prevedeva (se non ricorda male) una entrata a regime di 21 milioni di euro: ha fatto notare che fino a quando ci sono stati gli impianti “senza scheda”, che per risultare registrati nella Nuova Banca Dati pagavano il Canone Iniziative Pubblicitarie (CIP), al Comune “entravano 18 milioni, correggetemi se sbaglio”.
Se ora si prevede di incassare molto di più soltanto con 62.000 mq. di superficie espositiva complessiva, ma un terzo degli impianti non sarà poi collocabile, è lecito chiedersi dove il Comune andrà a prendere queste maggiori entrate previste, a maggior ragione se si tiene conto per di più che chi avrà il Bike Sharing e darà un servizio non pagherà il canone iniziative pubblicitarie [non risulta al momento da nessuna norma che la ditta che si aggiudicherà il servizio di Bike Sharing sarà esentata dal pagamento del CIP, ndr].
Dalla legenda dei Piani di Localizzazione deriva che ogni “pallino” è afferente a un circuito o a un altro.
A parere delle aziende c’ è una sproporzione nelle “direttive” date dalla Giunta Capitolina [con la deliberazione n. 380 del 30 dicembre 2014, ndr.] perché è stato dato un peso maggiore agli impianti per il Bike Sharing che, ripete, non pagheranno il CIP [ma che fanno parte degli impianti speciali riservati però anche ai servizi igienici nella misura di 5.000 mq., ma senza distinzione con gli 8.000 mq. destinati invece espressamente al Bike Sharing, ndr.].
Ha affermato di sospettare molto fortemente che le gare per i “pallini” rossi [impianti SPQR] e gialli [impianti privati su suolo pubblico] andranno deserte: “Anche Bosi ha sollevato questo stesso problema con la sua proposta su cui però non siamo d’accordo”.
“Se andiamo a vedere Corso di Francia” – ha aggiunto – “lì ci sono solo impianti per il Bike Sharing e mi chiedo il perché” [per l’esattezza, dall’incrocio con Via Cassia Nuova e via Flaminia Nuova fino all’incrocio con viale di Tor di Quinto sono posizionati 8 impianti in tutto, di cui solo 3 sul lato della strada che va in direzione del centro storico, ndr.].
Per quanto riguarda le altre tipologie di impianti, a suo dire l’80% degli impianti SPQR è stata distribuita su paline di mt. 1 x 1: per un opportuno confronto ha fatto sapere che oggi il 60-70% è riservato alle affissioni e solo il rimanente 30-40 % alla pubblicità.
Con riferimento alla distribuzione sul territorio degli impianti per Bike Sharing che è stata operata dai Piani di Localizzazione ha affermato che “questo secondo noi è il modo migliore per creare a Roma un unico concessionario” senza quindi nessuna concorrenza: ha sostenuto che non dice questo quanto scritto non solo nelle delibere di approvazione del PRIP e del nuovo Regolamento di Pubblicità, ma anche nella delibera n. 380/2014 [di assegnazione dei “criteri” per la redazione dei Pian i Particolareggiati] e che ritiene che ci sia discordanza, perché gli sembra che con il Bike Sharing si sia andati oltre.
Ha concluso il suo intervento affermando che si poteva entrare più nello specifico tecnico se si voleva il dibattito anche su questi aspetti.
Ha preso la parola il Presidente Torquati ponendosi una domanda riguardo alla pianificazione puntuale per capire bene, quando ci sarà il passaggio ai Municipi, se le osservazione delle aziende pubblicitarie entreranno proprio nel merito di quanto detto nella loro proposta: ha colto l’occasione per comunicare che in mattinata era pervenuto il contributo portato dalla ditta “SCI”.
Il Presidente della Commissione Commercio Alessando Pica ha allora accesso il microfono di Daaniela Aga Rossi, Presidente dell’A.I.P.E., per consentirle di portare quello che lei stesa ha definito un “contributo tecnico”.
Ha premesso che il Direttore dell’A.I.P.E. sta redigendo delle osservazioni generali che scaturiscono da sopralluoghi concreti già fatti sul posto.
Ha voluto far riferimento all’art. 20 del Codice della Strada [che è relativo alla “Occupazione della sede stradale” e che al 3° comma dispone testualmente: “nei centri abitati, …, l’occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m”.], per portare poi come esempio alcune strade del XV Municipio si sui sono stati fatti dei sopralluoghi.
Ha fatto l’esempio di via della Farnesina per arrivare alla conclusione di avere registrato da tutti i sopralluoghi effettuati sul posto un buon 50% di incollocabilità.
Tratto di via della Farnesina (foto tratta da Street View di Google Maps)
[La strada non rientra fra quelle pianificate dal PRIOP, ma fra quelle su cui il 2° coma dell’art. 30 della normativa tecnica del PRIP consente di distribuire paline e parapedonali SPQR o paline con orologio fino al 15% ” della superficie espositiva complessiva]
Ha quindi sostenuto che i lotti territoriali non sono equivalenti, affermando che “un conto è stabilire il principio e un conto è il metodo”.
Ha aggiunto che “per noi operatori lo strumento dei Piani di Localizzazione non dà certezza e rischia di aprire dei contenziosi”, perché da un lato il 50% degli impianti pubblicitari non sarà installabile alla prova dei fatti nelle posizioni individuate dai Piani di Localizzazione e dall’altro lato la non convenienza economica dei lotti messi a gara porterà a non aggiudicare i bandi.
La Presidente dell’A.I.P.E. ha concluso ribadendo che alle suddette conclusioni l’A.I.P.E. è arrivata dopo una serie di sopralluoghi precisi con i suoi tecnici. [se sulle strade non pianificate dal PRIP i Piani di Localizzazione hanno potuto posizionare solo il 15% della superficie espositiva complessiva di 62.007 mq., che è quindi pari a 9.301 mq. circa e la metà di questi non sarebbe installabile, ne deriva allora che la superficie espositiva non valida da non poter mettere a gara si riduce a 4.650 mq. circa, per cui – non considerando le paline con orologio che vanno a far parte dei lotti territoriali degli impianti privati – si arriverebbe alla conclusione che l’assegnazione di tutti gli impianti SPQR, ora prevista in 14.052,4 mq. di superficie espositiva complessiva, si ridurrebbe a 10.000 mq. circa, che non dovrebbe comportare gare deserte]
Il Presidente della Commissione Commercio ha acceso quindi il microfono del sig. Paolo Paglia che si è presentato a nome della ditta “A.P.A. (Agenzia Pubblicità Affissioni) che opera a Roma dal 1953.
“Non starò qui a fare annotazioni tecniche che rimandiamo allo strumento delle osservazioni” – ha precisato – “Voglio portare l’attenzione sull’aspetto municipale”.
Ha fatto presente che la Giunta Capitolina con le dimissioni anticipate ha lasciato tutti a metà strada, ma gli è sembrato che avesse comunque l’intenzione di voler arrivare solo a 4 o 5 ditte di importanza nazionale e internazionale: ha commentato riguardo a questa” intenzione” che non ritiene né giusto né corretto, perché il mercato deve essere accessibile a tutti i livelli e non va quindi riservato solo a ditte internazionali.
Ha voluto richiamare gli anni ‘90 quando è stata attivata la cosiddetta “procedura di riordino” che avrebbe dovuto essere verificata con il rilascio delle concessioni che non c’è invece stato, perché è stato azzerato tutto.
Ha ricordato di quanto avrebbe voluto fare l’Assessore Leonori affermando come paragone che “è come prendere una classe di alunni premiando solo chi si è comportato bene”, per sostenere che non ha poi fatto così.
“Siamo gli unici a dare un contributo alla cittadinanza” – ha aggiunto – dal momento che per gli impianti pubblicitari si paga il CIP.
“Questa filosofia danneggia in primis il territorio, perché spariranno gli operatori locali” – ha proseguito, passando poi a far presente che i circuiti sono stati abbattuti del 60-70%.
Ha concluso affermando che “se volete una città ordinata all’eccesso, con impianti per il Bike Sharing riservati soltanto ad una o due aziende, siamo allora nella direzione giusta per diventare schiavi di queste. Oppure si riordina la città con lotti intelligenti in modo che tutti vi possano accedere” [per la precisione va detto che i futuri bandi di gara saranno sempre e comunque accessibili a tutti, ma alle condizioni che verranno poste per partecipare ad ognuna delle gare: per assicurare la certezza del servizio di Bike Sharing a chi si aggiudicherà la gara con il lotto territoriale dei relativi impianti speciali verranno chiesti specifici requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa, come è stato già fatto con il bando n. 5/2011 pubblicato il 21 novembre 2011 che come corrispettivo di 1.500 mq. di superficie espositiva complessiva chiedeva un servizio di Bike Sharing per 70 ciclostazioni]
Mi è stato quindi concesso di fare il mio intervento che ho messo in atto leggendo quanto avevo scritto su alcuni fogli, che ho poi consegnato agli atti del verbale.
Debbo leggere l’intervento che intendo fare e che ho preferito mettere per iscritto su questi pochi fogli che consegno poi agli atti per essere certo della fedele verbalizzazione di quanto voglio far presente.
Quello di oggi non è il primo incontro pubblico che si tiene in quest’aula di Consiglio ed a cui partecipo anche perché abito nel XV Municipio: ricordo a titolo di esempio quello infuocato che si è tenuto nel 2012 sul progetto del centro commerciale al Km. 8,500 di via Flaminia Nuova, a cui è seguito quello sul PRINT della “Tomba di Nerone” del 2014.
Sul tema degli impianti pubblicitari ricordo le diverse riunioni che ho avuto con la Commissione Commercio sul PRIP, invitato nel 2011 dalla allora Presidente Clarissa Casasanta e nel 2014 dal Presidente Alessandro Pica: hanno portato il Consiglio del XV Municipio ad approvare all’unanimità il 25 maggio del 2014 la risoluzione su cartellopoli da me predisposta e poi gli emendamenti al PRIP sempre da me proposti assieme a “Bastacartelloni” e “Cittadinanzattiva” che sono stati fatti propri dal Consiglio del XV Municipio nell’espressione del “parere” approvato il 14 giugno del 2014 assieme ad un ordine del giorno sulle “Misure di contrasto ai cartelloni pubblicitari abusivi o comunque irregolari”.
Anche stavolta il Presidente Alessandro Pica ha voluto invitarmi personalmente per spiegare meglio il Piano di Localizzazione del XV Municipio ai membri della Commissione Commercio in ben due sedute che si sono tenute il 25 gennaio scorso ed il successivo 1 febbraio, a conclusione delle quali ho preso l’impegno di trasmettere anzitempo per posta elettronica ad ognuno dei membri della Commissione Commercio le osservazioni, proposte e istanze al Piano di Localizzazione del XV Municipio presentate da “VAS” e “Bastacartelloni”: cosa che ho fatto puntualmente il 3 febbraio scorso, dopo averle prima trasmesse via PEC sia al Dipartimento che al XV Municipio.
Questa volta non debbo quindi spiegare le ragioni per cui questa copia cartacea che consegno oggi agli atti del verbale sia indirizzata specificatamente al Consiglio del XV Municipio, come sono stato costretto a fare ogni volta in ognuno dei tre precedenti incontri pubblici: metto solo in evidenza che la chiara finalità di consentire al Consiglio del Municipio di esprimere il proprio “parere” tenendo conto di tutti i contributi partecipativi dei cittadini è di fatto vanificata dall’iter che si intende seguire per arrivare all’approvazione definitiva dei Piani di Localizzazione e che non prevede l’acquisizione del “parere” dei Municipi in questa prima fase.
Mi limito a dire al riguardo che la legge non ammette ignoranza specialmente da parte di tutta la pubblica amministrazione nei suoi vari livelli (quindi compresi i Municipi), per cui la deliberazione della Giunta Capitolina n. 325 del 13 ottobre 2015 riguarda oggettivamente una “proposta” dei Piani di Localizzazione che sono a tutti gli effetti dei piani territoriali particolareggiati per i quali l’art. 6 del Regolamento del Decentramento Amministrativo prescrive il “parere” preventivo ma obbligatorio dei Municipi: se non si vuole trasmettere in questa fase la richiesta di esprimere “parere”, perché si vuole richiedere più tardi il “parere” su una diversa “proposta”, allora mi permetto semplicemente di dire che in questo comportamento potrebbero essere ravvisati anche gli estremi del reato di omissione di atti dovuti d’ufficio.
Visto che siamo arrivati con oggi ad un terzo del percorso di partecipazione popolare, voglio approfittare di questo 5° incontro pubblico per fare una serie di considerazioni e di conseguenti puntualizzazioni soprattutto per chiarire una serie di equivoci e contraddizioni che sono emerse dai precedenti 4 incontri pubblici, a cui hanno partecipato i rappresentanti sia della associazione di categoria A.I.P.E. che delle ditte pubblicitarie “CLEAR CHANNEL”, “SCI”, “APA” e “SIPEA”.
In occasione del 3° incontro pubblico che si è svolto nell’aula consiliare del XIV Municipio un cittadino si è scandalizzato della presenza delle ditte, parlando di “conflitto di interessi”: gli ha replicato l’Assessore al Commercio Andrea Vannini per fargli presente che la partecipazione popolare è aperta a tutti i cittadini, sia singoli che in forma associata.
Ma nel corso del successivo 4° incontro pubblico che si è svolto ieri nell’aula consiliare dell’XI Municipio l’Avv. Ettore Corsale della associazione A.I.P.E. ha fatto un chiaro distinguo con quello che ha chiamato “pubblico” presente “dall’altra parte”, lasciando chiaramente intendere che le aziende pubblicitarie e le associazioni di categoria che le rappresentano sono una cosa diversa dai cittadini.
Ha per di più esordito che non gli risultava ancora che si sia discusso presso il TAR di Roma dei ricorsi presentati contro il PRIP: è bene allora che si sappia che per l’annullamento della deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 49 del 30 luglio 2014, con cui è stato approvato il PRIP, il 28 novembre 2014 è stato depositato il ricorso n. 14851 presentato dalla CLEAR CHANNEL AFFITALIA S.r.l. , a cui hanno fatto seguito il 21 novembre 2014 il ricorso n. 14401 presentato dalla S.C.I. S.r.l. Società Concessioni Internazionali ed il successivo 11 dicembre 2014 è stato depositato il ricorso n. 15651 presentato congiuntamente sia dalla associazione di categoria AIPE che da una serie di ditte tra cui la MORETTI PUBBLICITÀ e la A.P.A. Agenzia Pubblicità Affissioni.
È bene che si sappia inoltre che per l’annullamento della deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014, con cui è stato approvato il nuovo Regolamento di Pubblicità, sempre tra novembre e dicembre del 2014 sono stati depositati ben 16 ricorsi presentati da due associazioni di categoria (A.I.P.E. ed I.R.P.A.) e da un “esercito” di 36 ditte pubblicitarie, quasi la metà delle quali ha installato sul territorio di Roma i cosiddetti impianti “senza scheda”, perché totalmente abusivi, ma censiti nell’elenco delle ditte pubblicitarie inserite nella Nuova Banca Dati: a fianco del Comune sono intervenuto ad opponendum a nome di VAS, assieme ad altre 4 associazioni ed ora la Seconda Sezione del TAR è in procinto di emanare la sentenza su 11 dei suddetti ricorsi.
I rimanenti ricorsi sono stati rimandati a prossime udienze con data da destinarsi, perché nel frattempo per l’annullamento anche della deliberazione n. 380 del 30 dicembre 2014, con cui sono stati dettati ad “Aequa Roma” i criteri con cui redigere i Piani di Localizzazione, sono stati depositati due ricorsi presentati dalle associazioni di categoria I.R.P.A. e S.P.A.R., che hanno impugnato anche la Determinazione Dirigenziale Prot. QH 1689 2015 del 27 luglio 2015 sui “pareri” espressi dalle Soprintendenze sui Piani di Localizzazione.
Mi sono arrivate voci certe ma non confermate che si sta per fare ricorso al TAR anche per l’annullamento della deliberazione n. 325 del 13 ottobre 2015 con cui la Giunta Capitolina ha approvato la “proposta” dei Piani di Localizzazione.
Non posso non mettere in grande risalto al riguardo che con tutti i suddetti ricorsi le ditte che li hanno promossi hanno come unica finalità quella di rimanere con i loro impianti sul territorio quanto meno fino al 31 dicembre del 2019 [proroga di un ulteriore quinquennio alla scadenza del 31 dicembre 2014, se il TAR annullasse il comma 9 dell’art. 34 del nuovo Regolamento di Pubblicità, facendo tornare valido il precedente testo che prevedeva questa eventuale ulteriore proroga oltre quella concessa alla scadenza del 31 dicembre 2009, ndr.], continuando un effettivo regime di monopolio che dura da più di 25 anni e che è in totale violazione della Direttiva 2004/18/CE sulla libera concorrenza e del D. Lgs. n. 163 del 12 aprile 2006 che l’ha recepita e che paradossalmente viene da loro interpretata invece come un lasciapassare per il monopolio assoluto della ditta che si aggiudicherà la gara per il servizio del Bike Sharing.
A questo bel quadro di totale “collaborazione” con il Comune c’è da aggiungere che è stato presentato ricorso per l’annullamento della Deliberazione della Giunta Capitolina n. 343 del 23 ottobre 2015 con cui sono stati approvati i «criteri generali di ammissione alle procedure di assegnazione degli impianti SPQR» che escludono da ogni futuro bando di gara tutte le ditte pubblicitarie che hanno installato impianti “senza scheda”.
A tal ultimo riguardo c’è da far sapere che fra le 36 ditte pubblicitarie che hanno impugnato il nuovo Regolamento di Pubblicità ci sono anche la “SCI”, la “CLEAR CHANNEL”, la “APA”, la “MORETTI PUBBLICITÀ” e la SIPEA i cui rappresentanti hanno finora partecipato a quasi tutti i precedenti incontri, sollevando peraltro critiche che in buona parte sono contenute proprio nei ricorsi.
La partecipazione dell’AIPE e delle suddette ditte pubblicitarie nell’ambito del quadro sopra esposto pone oggettivi problemi di ordine etico, che potrebbe mettere in discussione anche il “diritto” a partecipare, che invece personalmente riconosco pienamente in qualità di “cittadini associati”, come ho tenuto a ribadire anche ieri.
Ma la loro partecipazione pone comunque un problema di ordine etico sotto altri aspetti, anzitutto per l’attacco che si è fatto al PRIP, di cui ieri l’Avv. Ettore Corsale ha voluto fare un accenno, senza far sapere non solo che per tutti e tre i ricorsi che ne chiedono l’annullamento non è stata ancora fissata né sollecitata l’udienza di merito, ma che lui è l’avvocato che ha fatto materialmente ben 5 ricorsi sia contro il PRIP che il nuovo Regolamento di Pubblicità, per conto peraltro anche di diverse ditte che non potranno partecipare ai futuri bandi di gara in quanto hanno installato impianti “senza scheda”. [per l’esattezza assieme agli avvocati Fabio Massimo Ventura e Paola Conticiani l’Avv. Ettore Corsale ha chiesto l’annullamento della deliberazione n. 50/2014 rappresentando e difendendo la ditta FOX ADV, che peraltro non risulta più inserita nella Nuova Banca Dati, la ditta D.& D. OUTDOOR ADVERTISING, che in base all’elenco delle ditte pubblicato sul sito del Comune risulta avere una “cessazione parziale ex Deliberazione G.C. 425/2013” per avere installato 22 impianti “senza scheda”, le ditte WAYAP e AP ITALIA in liquidazione, e la A.I.P.E. Associazione Imprese Pubblicità Esterna e la ditta MORETTI PUBBLICITÀ. Assieme agli stessi avvocati ha chiesto anche l’annullamento della deliberazione n. 49/2014 rappresentando e difendendo l’associazione di categoria A.I.P.E. e le ditte AP ITALIA S.r.l. in liquidazione, WAYAP S.r.l., MORETTI PUBBLICITÀ, PATEO S.r.l. UNINOMINALE, A.P.A. e GREGOR]
Il problema si pone sul comportamento e sul “metodo” che sono stati fin qui tenuti: al riguardo debbo far presente che l’AIPE e le ditte che hanno fin qui partecipato non rappresentano ad ogni modo l’intera realtà delle aziende pubblicitarie attualmente operanti a Roma: basti dire che non ha finora partecipato nessuna delle altre associazioni di categoria come l’A.A.P.I., l’I.R.P.A., e la S.P.A.R. fors’anche perché – avendo impugnato al TAR PRIP e nuovo Regolamento di Pubblicità – hanno ritenuto più corretto non partecipare, né nessuna delle ditte da loro rappresentate.
Ne deriva che sono di “parte” e non generalizzabili le ripetute critiche portate al PRIP dall’A.I.P.E., rispetto alle quali mi voglio augurare che si volesse riferire ieri la Dott.ssa Silvana Lari quando ha tenuto a precisare che in discussione debbono essere i Piani di Localizzazione e non il PRIP.
Per come ritengo che debba essere inteso lo spirito della normativa dettata al riguardo, la partecipazione popolare ai Piani di Localizzazione dovrebbe essere finalizzata a contribuire a perfezionare e migliorare comunque la pianificazione fatta e non certo a distruggerla a priori: tengo a precisare al riguardo che se si ritiene di poter migliorare i Piani di Localizzazione si deve proporre in che modo riuscirvi, chiedendo anche di bocciare in parte quanto sia stato accertato in violazione delle normativa vigente in materia (come ho fatto io con il Piano di Localizzazione del XV Municipio), mentre se si è veramente convinti che i Piani di Localizzazione non siano nemmeno emendabili e perfezionabili, allora le osservazioni, proposte e istanze dovrebbero motivare le ragioni per cui si chiede di bocciare del tutto questi strumenti di attuazione del PRIP.
Ora la critica ricorrente che è stata portata nei 4 precedenti incontri pubblici ha riguardato la presunta impossibilità di installare gli impianti pubblicitari in strade con marciapiedi di larghezze inferiori a quelle prescritte dal Codice della Strada per strade di scorrimento, strade di quartiere e strade locali, lasciando la critica a sé stante, perché non sono state fatte proposte costruttive per aiutare a trovare una soluzione al problema sollevato se non quella di arrivare alla conclusione che i Piani di Localizzazione sono tutti da rifare interamente.
La critica portata è a mio giudizio del tutto strumentale: a dimostrazione porto il 2° comma dell’art. 51 del Regolamento di esecuzione ed attuazione del nuovo Codice della Strada, emanato con D.P.R. n. 495/1992, ai sensi del quale «nel caso in cui, lateralmente alla sede stradale e in corrispondenza del luogo in cui viene chiesto il posizionamento di cartelli, di insegne di esercizio o di altri mezzi pubblicitari, già esistano a distanza inferiore a 3 m dalla carreggiata, costruzioni fisse, muri, filari di alberi, di altezza non inferiore a 3 m, è ammesso il posizionamento stesso in allineamento con la costruzione fissa, con il muro e con i tronchi degli alberi. I cartelli, le insegne di esercizio e gli altri mezzi pubblicitari non devono, in ogni caso, ostacolare la visibilità dei segnali stradali entro lo spazio di avvistamento». [come mi ha anche fatto notare l’Avv. Corsale, va detto per la precisione che la suddetta disposizione riguarda “Il posizionamento di cartelli, di insegne di esercizio e di altri mezzi pubblicitari fuori dai centri abitati e dai tratti di strade extraurbane per i quali, in considerazione di particolari situazioni di carattere non transitorio, è imposto un limite di velocità non superiore a 50 km/h”]
Quand’anche così non fosse, rimane del tutto strumentale la “colpa” che si viene a dare ad “Aequa Roma” e che invece deriva dalla superiore causa del rispetto delle norme del codice della Strada, tacendo per di più che su quelle stesse strade oggi tanto criticate risultano attualmente installati molti degli impianti delle stesse ditte che ora non ritengono installabili su quegli stessi punti i futuri impianti.
Intravedo una certa strumentalità anche nella critica portata alla “sostenibilità economica” prevista solo per gli impianti speciali (per servizi pubblici come il Bike Sharing e gli elementi di arredo urbano), perché non si cerca minimamente di proporre una soluzione come sto facendo io indicando un “metodo” che pone sullo stesso piano l’esigenza di assicurare una “sostenibilità economica” anche ai circuiti per gli impianti SPQR e per gli impianti privati su suolo pubblico e che paradossalmente ci dovrebbe avvicinare nell’aiutare a trovare congiuntamente risposte nell’interesse della città e delle aziende pubblicitarie che vi dovranno continuare ad operare.
Prima dell’inizio del 1° incontro pubblico mi sono intrattenuto a parlare con alcuni dei rappresentanti delle ditte presenti quel giorno, dichiarandomi curioso di stare a sentire cosa avrebbero “proposto” di lì a poco anche per aprire un confronto costruttivo con quanto avrei proposto io: non mi aspettavo francamente il comportamento che si è ripetuto pure negli incontro successivi e che oggi mi vedo costretto a segnalare.
Ieri la Dott.ssa Silvana Sari ha detto che “il confronto arricchisce”: mi trova totalmente d’accordo, ma solo alla condizione che il confronto sia costruttivo nel vero senso della parola e non sfruttato invece per chissà quali altri non dichiarati fini.
Il Dott. Giuseppe Castaldo dal canto suo ha detto, sempre ieri, che i contributi partecipativi verranno valutai sulla base di due presupposti: gli aspetti tecnici e giuridici da una parte e l’equilibrio ed il bilanciamento degli interessi dall’altra.
Ribadisco quanto gli ho fatto presente ieri nel salutarlo, vale a dire che il “bilanciamento” va comunque sempre fatto rispettando la gerarchia degli interessi che considera prioritari quelli diffusi nell’interesse della intera città che debbono venire quindi prima degli interessi particolari delle ditte.
Dal momento che anche durante la lettura del mio intervento il Presidente Daniele Torquati si è lamentato del fatto che non parlavo del mio contributo portato al Piano di Localizzazione del XV Municipio, che voleva conoscere, mi sono scusato di non averlo fatto perché presupponevo che ne fosse stato portato a conoscenza dal Presidente della Commissione Commercio.
Ho fatto capire anzitutto la differenza che c’è tra “osservazioni”, “proposte” e “istanze” facendo presente che fra queste ultime rientra la richiesta di eliminare una serie di posizioni di impianti, perché in violazione della normativa vigente al riguardo, lungo via di Valle Muricana e via di Grottarossa: al Presidente che voleva sapere a che altezza cadessero gli impianti sulle due suddette vie, ho fatto sapere che sul tratto di via di Valle Muricana che congiunge il nucleo perimetrato abusivo di “Sacrofanese Km. 5” a nord con il nucleo perimetrato abusivo di “Sacrofanese Km. 3” a sud, che il PRIP destina a zona “A” per il tratto di congiunzione fra i due nuclei ed a sottozona B3, ma senza individuare nessun tipo stradale, il Piano di Localizzazione colloca 17 impianti pubblicitari, metà dei quali sul lato orientale a ridosso del Parco di Veio.
Ho fatto inoltre sapere che il Piano di Localizzazione del XV Municipio colloca 7 impianti pubblicitari nel tratto di via di Grottarossa ricompreso tra l’Ospedale S. Andrea e la rotatoria all’incrocio con via di Quarto Peperino, che ricade al di fuori del Parco di Veio, ma è ricompreso sia nel vincolo paesaggistico con divieto di affissione che riguarda anche il tratto successivo di via di Grottarossa all’altezza del civico n. 1274, per cui ho chiesto l’eliminazione delle posizioni su entrambi tratti di via di Grottarossa.
Quanto invece al cuore della “proposta”, ho ribadito che consiste anzitutto nel dare convenienza economica sia al circuito degli impianti per il Bike Sharing che al circuito per gli impianti SPQR, prendendo in considerazione tutti gli assi stradali coincidenti con le vecchie consolari che dal confine comunale vanno tutti in direzione del centro storico: ho spiegato che la “proposta” riserva la prevalenza degli impianti speciali sul lato della strada di queste consolari che va in direzione del centro storico, risevando agli impianti SPQR la prevalenza sul lato opposto.
Ho precisato che le consolari che attraversano il XV Municipio sono la via Cassia e la via Flaminia, entrambe però a ridosso del Parco di Veio per cui le posizioni che rimangono libere per l’instalalzione futura degli impianti da mettere a gara si riducono – come direbbe Totò – a “quisqulie e pinzellacchere”.
Anche per tali motivi la “proposta” congiunta di VAS e Bastacartelloni è integrata e finalizzata alla individuazione di altre 3 strade che diano convenienza economica anche al 3° circuito degli impianti privati su suolo pubblico.
Ho infine parlato dei 16 impianti che il Piano di Localizzazione destina espressamente ai servizi municipali.
La parte del mio intervento che ha riguardato le ditte pubblicitarie ha provocato da parte sia dell’Avv. Ettore Corsale che del sig. Paolo Paglia una accesa contestazione che è iniziata già durante la mia lettura.
Ha chiesto di replicarmi alla fine il sig. Paolo Paglia affermando che non accetta lezioni di etica da Bosi: dal momento che nei precedenti incontri pubblici avevo fatto sapere di essere stato io a proporre ed a far approvare come emendamenti i due formati riservati esclusivamente agli impianti speciali, mi ha chiesto di sapere le ragioni del formato da mt. 3,20 x 2,40 ed a proseguire si è chiesto per quali motivi io insista tanto per un servizio di Bike Sharing che avvantaggia solo e soltanto una possibile ditta.
Mi sono visto costretto a ribattergli a voce alta che mi stava apertamente diffamando, lasciando intendere che io sia al “servizio” di chissà quale ditta, ignorando peraltro che rappresento una associazione ambientalista che è portatrice di interessi diffusi e che non si fa “comprare” da nessuno: gli ho inoltre rinfacciato apertamente l’assurdità di sostenere l’accusa di stare a favorire la vittoria a priori di una sola nota ditta per il semplice fatto che verranno fatti bandi di gara internazionali comunque nel rispetto della Direttiva 2004/18/CE sulla libera concorrenza e del D. Lgs. n. 163 del 12 aprile 2006 che l’ha recepita, per cui l’ipotesi di futuri bandi “truccati” potrebbe avverarsi solo con il sistema di corruzione che ha pervaso fin qui la città di Roma.
Ad acque calmate il Sub Commissario Giuseppe Castaldo ha invitato, senza imposizioni, a dare dei contributi attinenti solo ai Piani di Localizzazione: “Stiamo lavorando nell’interesse generale” – ha concluso – “lo sforzo deve essere di tutti”.
La Giampaoli si è associata precisando che ha il “dovere di valutare al l meglio i vostri contributi”.
Ho consegnato quindi a chi aveva verbalizzato la copia cartacea delle OSSERVAZIONI, PROPOSTE E ISTANZE RELATIVE AL PIANO DI LOCALIZZAZIONE DEL XV MUNICIPIO.
Dopo la fine dell’incontro pubblico mi sono intrattenuto a parlare con l’Avv. Ettore Corsale ed il sig. Paolo Paglia, a cui ho tenuto a far presente che non avevano affatto capito la sostanza del mio intervento che era l’invito ad essere più trasparenti e soprattutto coerenti, perché altrimenti diventa molto difficile capire il nesso logico tra quanto dichiarato quella sera stessa (di non voler buttare a mare tutto) e la contestuale impugnazione al TAR per l’annullamento proprio di ciò che a parole non si vuole buttare a mare.
Ho fatto presente ad entrambi che debbono riconoscermi il merito di volere la piena sostenibilità economica non solo del circuito relativo agli impianti speciali, ma anche degli altri due circuiti relativi agli impianti SPQR ed agli impianti privati su suolo pubblico (con una par condicio proporzionata però alla posta in gioco), e di avere fatto una “proposta” in tal senso, su cui però l’Avv. Ettore Corsale non si è dichiarato d’accordo: ho fatto notare che il mio intervento metteva a nudo la sterilità della critica a sé stante fatta finora da loro senza mai indicare una “proposta” magari alternativa alla mia, per dare comunque soluzione ai problemi da loro stessi sollevati.
Li ho salutati mettendo loro in risalto che la semplice “critica” senza alcuna conseguente “proposta” rischia di non dover essere nemmeno controdedotta e soprattutto legittima l’interrogativo su quale non dichiarato fine continua ad essere perseguito a spron battuto ad ogni incontro pubblico.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi