Riceviamo e pubblichiamo.
Il voto del referendum costituzionale del 4 dicembre inciderà nel futuro del nostro paese.
Noi abbiamo scelto, convintamente, il No per contrastare lo snaturamento dei fondamenti della democrazia: nei suoi assetti istituzionali, come nei suoi principi ideali.
È un No per la Costituzione, volto non a una difesa statica, ma a valorizzare la sua cultura giuridica e la sua visione della convivenza sociale; ed impegnarci ad attuarla compiutamente.
Non un riflesso di retroguardia, dunque, ma uno slancio, una tensione che si propongano di aiutare il paese a diventare più e non meno democratico, più giusto e non così diseguale, più generoso e accogliente e non angusto ed egoista, più rispettoso delle differenze e delle autonomie e non autocratico e prepotente.
Dove la politica non sia subordinata all’interesse economico, dove si rispettino i diritti e si contrasti ogni forma di sfruttamento, dove le risorse e i patrimoni pubblici non si consegnino alla speculazione privata, dove la cultura e l’istruzione vengano coltivate ed esaltate e non mortificate e sciupate.
Dove insomma si ritrovi il senso di una cittadinanza consapevole, che possa partecipare alla vita politica ed esercitare le proprie libertà.
Ci siamo ritrovati/e in <<Politica in comune>>, per costruire insieme le motivazioni e le modalità di un impegno non scontato, nel pieno di una deriva conformista, di uno sgraziato risucchio populista.
Riteniamo prezioso ogni contributo, a partire da noi, in grado di riunire e non disperdere le diverse esperienze politiche e desideriamo consolidare ed allargare la rete di una politica in comune per imprimere un cambiamento democratico nel nostro paese.
Un cambiamento sempre più necessario, di fronte all’involuzione politica e culturale che attraversa il mondo, e da cui l’Italia non è immune.
Sentiamo quindi l’esigenza di mettere a disposizione un’occasione d’incontro collettivo, dove poter valorizzare il protagonismo di tanti e tante che hanno partecipato alla battaglia referendaria, chiamando tutti noi a riflettere, discutere, ragionare, progettare il nostro futuro.
Al di là dell’esito del referendum riteniamo comunque necessario un confronto politico che raccolga le nostre energie e le nostre intelligenze, per provare a delineare nuovi percorsi da condividere.
Abbiamo contribuito alla battaglia referendaria raccogliendo la disponibilità di centinaia di amministratori locali e di associazioni, movimenti ed esperienze sociali.
Con lo stesso sentimento unitario, vi proponiamo di incontrarci l’11 dicembre a Roma, in un’assemblea che vorremmo ancora più inclusiva e partecipata.
Con la speranza che tutti i nostri No possano trasformarsi in una “politica in comune”.
Giorgio Airaudo, Fabio Alberti, Maria Luisa Boccia, Stefano Fassina, Adriano Labbucci, Giulio Marcon, Sandro Medici
Roma, domenica 11 dicembre, ore 10-18
Roma Meeting Center – L.go Scautismo 1 (mappa MetroB Bologna)
Hanno sinora confermato la partecipazione: Anna Falcone, Luigi Ferrajoli, Tomaso Montanari, Gaetano Azzariti, Claudio De Fiores, Sebastiano Aceto, Ciccio Auletta, Andrea Baranes, Roberta Calvano, Martina Carpani, Giusto Catania, Elena Coccia , Andrea Ferroni , Francesca Fornario, Elettra Deiana, Barbara Evola, Antonello Falomi, Tommaso Fattori, Monica Frassoni, Nicola Fratoianni, Monica Di Sisto, Ida Dominijanni, Paolo Ferrero, Carlo Galli, Chiara Giorgi , Gianpaolo Lambiase , Stefano Lugli , Nando Mainardi , Massimiliano Manfroni , Maurizio Marcelli, Filippo Miraglia, Roberto Musacchio, Grazie Naletto, Silvia Niccolai, Livio Pepino, Gianni Principe, Michele Prospero, Marco Ravera , Marco Revelli, Claudio Riccio, Giulia Rodano, Massimo Rossi , Federico Santi , Bia Sarasini, Massimo Torelli, Raffaele Tecce, Walter Tocci, Andrea Torti, Sara Visintin, Vincenzo Vita, Riziero Zaccagnini
ricominciamodalnoi.wordpress.com
per adesioni: politicaincomune@gmail.com
Nell’attuale momento storico è impossibile fallire il rilancio della sinistra. Perfino gli americani con Bernie Sanders hanno scoperto il socialismo, noi che lo conosciamo bene non possiamo fallire.
Occorre un modello economico nuovo, dove la politica non viene scritta dalla Finanza ma in base alle regole della democrazia.
In costituzione bisogna togliere il pareggio di bilancio e scrivere che in Italia non è ammessa la schiavitù da debito (quella che sta subendo la popolazione della Grecia per intenderci).
Dobbiamo insegnare che non è con i licenziamenti che si riducono i costi ma al contrario con i licenziamenti aumenta la quota di lavoratori inattivi e questo è un enorme spreco perché perdiamo il frutto del loro lavoro.
Dobbiamo insegnare che i soldi non sono una risorsa scarsa al contrario delle risorse ambientali che lo sono. Di soldi ce ne sono veramente troppi ed è per questo che non si riesce a ridurre i debiti, perché appena vengono restituiti ai creditori questi non sanno che farsene e fanno un altro prestito che aumenta ancora il livello del debito. La soluzione è ridurre le diseguaglianze tra chi ha troppi soldi e chi non ne ha. Solo in questo modo si può ridurre il debito globale.
Dobbiamo insegnare che non sono i posti di lavoro che mancano, basti pensare al bisogno di assistenza sociale degli anziani o dei giovani che hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo scolastico, ma mancano i soldi perché abbiamo delegato alla Finanza il monopolio della creazione e della gestione del denaro.
Occorre copiare dal nord Europa le migliori esperienze di protezione contro la disoccupazione.
Occorre tornare a fare politica industriale e se l’Europa non ce lo permette dobbiamo cambiare l’Europa o uscirne al più presto. Anche riguardo alla moneta ormai l’Euro è diventato uno strumento che aumenta le disuguaglianze all’interno dell’Europa, come dimostrato dall’economista Joseph Stiglitz, per cui occorre temporaneamente e urgentemente tornare ad una moneta nazionale.
Occorre controllare meno i movimenti delle persone e controllare di più i movimenti di capitale, come suggerito da anni dall’economista Emiliano Brancaccio.
Non credo che manchino le idee per il rilancio della sinistra occorre però evitare la frammentazione delle forze politiche e trovare delle persone giovani e carismatiche per portare avanti le nostre proposte.