All’interno delle 138 pagine della nota di aggiornamento al DEF c’è il paragrafo dedicato alle politiche agricole.
Alla pag. 111 è testualmente riportato che “in campo forestale, il Governo porrà la massima attenzione alla strategia europea di sviluppo sostenibile applicata al settore forestale, anche orientando opportunamente le diverse politiche europee dalla fase post 2020, e proseguirà nell’applicazione del Decreto legislativo 34/2018 in accordo con le Regioni e le Province autonome.”
Il citato D.Lgs. n. 34 del 3 aprile 2018 riguarda il “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali”, approvato dal Governo Gentiloni il 16 marzo 2018 fra mille contestazioni.
Al riguardo i parlamentari grillini delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato avevano dichiarato che a bloccarlo “sarà uno dei primi atti del Governo del Movimento 5 Stelle”.
In considerazione anche del suddetto impegno, con nota prot. n. 12 del 3 agosto 2018 l’associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) hanno invitato i Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente “a riformare il testo del Decreto Legislativo, rendendolo corretto giuridicamente e soprattutto conforme alle norme fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica”.
Una risposta formale diretta alla istanza di VAS non c’è stata a tutt’oggi: è venuta invece indirettamente una risposta con la nota di aggiornamento del DEF, dove si annuncia fra l’altro di provvedere ai decreti attuativi del D.Lgs. n. 34/2018.
Anche su questa non secondaria materia il M5S ha fatto promesse che non ha poi mantenuto.
Il Testo Unico Forestale (TUF) è un Decreto Legislativo di gravità eccezionale per i boschi italiani.
Il Gruppo dei 30 lo definisce Decreto sfasciaforeste.
Questi gli undici punti “critici” e da modificare radicalmente perché rappresenterebbero un colpo mortale alla Natura del nostro Paese.
1. Le foreste sono trattate secondo una visione e una logica industriale-produttivistica; non come ecosistemi da tutelare per la loro biodiversità e presidi idrogeologici, bensì solo come un capitale che deve produrre legno.
2. L’equazione foreste = coltivazioni per il cui mantenimento è necessario l’intervento dell’uomo è contro ogni eco-logica che le considera invece ecosistemi naturali che si auto-governano.
3. Non sono più considerati “boschi” e sono messi sullo stesso piano quelli che si stanno spontaneamente rinaturalizzando, le fustaie non diradate negli ultimi 15 anni e quelli di neoformazione spontanea, classificandoli tutti “terreni abbandonati o incolti”.
Ciò apre la strada all’abbattimento di quasi il 40% dell’intera superficie forestale italiana!.
4. E’ consentito il taglio “a raso” per motivi di interesse pubblico, in contrasto con la tutela dell’ambiente, definita (Corte Costituzionale n. 145/2013) “interesse pubblico di valore costituzionale primario ed assoluto”, e quella delle foreste “bene giuridico di valore primario e assoluto” (Corte Cost.le n. 105/2008).
5. Non è prevista la protezione dalle utilizzazioni boschive nelle aree di dissesto idrogeologico, come avviene invece da quasi un secolo.
6. Le foreste demaniali possono essere affidate in gestione a soggetti privati, anche qui in contrasto con il principio del primario interesse pubblico sancito dalla Corte Costituzionale.
7. Interventi sui boschi giustificati in quanto compiuti come difesa dagli incendi!
Viceversa è ampiamente documentato come il fuoco sia quasi sempre appiccato per interessi economici da organizzazioni criminali o per speculare sui terreni bruciati.
8. Il diritto alla proprietà privata virtuosa è palesemente violato, prevedendo tagli coattivi di “boschi privati che abbiano superato il turno”, spessissimo preservati dai proprietari affinché possano tornare a naturalizzarsi.
Anche questo in violazione dell’interesse pubblico primario sancito dalla Corte Costituzionale.
9. La compensazione dei danni alle foreste è ammessa anche attraverso interventi “diversi” dalla riforestazione. Una possibile monetizzazione in cambio della realizzazione di strade e opere assimilabili in danno degli ecosistemi naturali.
10. Vaghi e inconsistenti i riferimenti alle implicazioni ecologiche, culturali e di tutela del paesaggio e delle foreste, come viceversa sarebbe previsto dall’art. 9 della Costituzione.
11. Bosco e foreste sono ecosistemi infinitamente complessi: forniscono cibo, ombra e protezione alla fauna selvatica. Quelli manipolati dall’uomo stravolgono i rapporti vegetazione/fauna con ricadute nefaste anche per le attività antropiche.
Il riscaldamento globale in corso tende a modificare la composizione delle foreste, spesso favorendo i cespuglieti.
Ne consegue che intervenire manipolando gli stadi maturi dei complessi forestali significa ledere il futuro del Paese e del Pianeta.
I decreti attuativi non potranno nemmeno mettere delle “toppe” ai vizi di legittimità che il Presidente Mattarella non ha rilevato