IL RISCALDAMENTO globale è uno dei fattori responsabili delle precipitazioni sempre più violente a cui assistiamo, ma non è l’unica causa.
Ad influire – oltre al vapor acqueo che sale e precipita, per colpa del cambiamento climatico – sono anche la dinamica dell’atmosfera e le variazioni che interessano l’estensione delle masse d’aria.
A dirlo è un team di ricercatori guidato da Ji Nie, docente del Dipartimento di Scienze atmosferiche ed oceaniche dell’Università di Pechino.
Nel loro studio, appena pubblicato su Pnas, viene proposto un nuovo modello di previsione delle precipitazioni, testato sul violento nubifragio che nel 2015 ha colpito il Texas.
Alla ricerca hanno partecipato Adam Sobel, Daniel Shaewitz e Shuguang Wang della Columbia University di New York.
“La novità – spiega all’Ansa Marina Baldi, climatologa del Cnr – è che i ricercatori non soltanto hanno fatto di nuovo uno studio con un modello, ma poi hanno confrontato i risultati del modello con quello che hanno visto in una zona extratropicale, nella parte meridionale degli Stati Uniti, nel Texas e nell’Oklahoma, dove sono andati a studiare un evento successo nel maggio 2015, e che è stato il più violento nubifragio dal 1988“.
Ora bisognerà verificare se il modello è valido solo in quell’area del pianeta, abbastanza vicina alla zona subtropicale, o anche alle medie latitudini o a quelle più elevate, quindi ad esempio nel Mediterraneo.
“Se si riuscisse a verificare, utilizzando questo o altri modelli, che queste sono le cause degli eventi estremi ad ogni latitudine – prosegue Baldi – questo ci aiuterebbe anche a migliorare la previsione di questi eventi.
Fra l’altro gli studiosi hanno verificato che questi fenomeni estremi sono intervallati da periodi molto lunghi siccitosi, che è un po’ quello che stiamo vedendo.
Però non abbiamo ancora dati sufficienti per poterlo dire nelle nostre regioni“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 3 settembre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)