Articolo di Rosy Battaglia pubblicato il 27 novembre 2014 su “wired.it”
Da 30 mila e trecento a 38 mila.
Come avevamo anticipato nella nostra inchiesta di luglio, procede il lavoro di aggiornamento del Ministero dell’Ambiente, in particolare del Dipartimento Bonifiche e Risanamento guidato dalla dott.ssa Laura D’Aprile, anche in risposta alla nostra richiesta di accesso civico ai dati ministeriali sui siti, edifici pubblici, industrie, fabbricati, ancora contaminati dall’amianto a 22 anni dalla sua messa al bando nel nostro Paese.
Riappaiono i circa 4000 siti “scomparsi” nella precedente mappatura e il numero dei siti contaminati da amianto sale a 38.000 mila.
Nella mappa sono indicati in blu i siti verificati dal Ministero dell’Ambiente, mentre appaiono ancora in rosso (vedi ad esempio la regione Marche) quelli i cui dati devono essere accertati e verificati dall’ente ministeriale.
La pressione dell’opinione pubblica anche a seguito della sentenza Eternit e della ribellione della comunità che finora ha pagato il prezzo più alto nella lotta contro l’amianto, senza ottenere giustizia, comincia a farsi sempre più pressante e le regioni, che fino ad ora avevano ritardato od omesso la mappatura dei siti contaminati come la Sicilia e la Campania, ad esempio, hanno cominciato a rivelare dati fondamentali e preziosi per i cittadini e le istituzioni locali per spingere alla bonifica dei siti più pericolosi.
Con una Calabria invece, che a tutt’oggi è rimasta al palo nonostante i Piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”, siano stati previsti sia dall’art. 10 della Legge 257 del 1992 e dal DPR dell’8 agosto 1994.
Anche perché le cifre liberate dalla regione Piemonte (107.402 coperture di amianto al 5 novembre 2014) e precedentemente dalla Lombardia (85.908 nel 2012) ci dicono che la presenza di amianto, accertata con il telerilevamento sulle coperture di eternit esistenti è molto più elevata.
Noi non ipotizziamo cifre a casaccio, l’allarmismo è inutile.
Mentre è fondamentale il lavoro di verifica degli enti preposti al controllo ambientale e sanitario proprio per accertare definitivamente quali sono i siti più pericolosi che vanno bonificati subito.
A tutt’oggi neppure la bonifica dei siti di interesse nazionale come Casale Monferrato, è ancora stata completata, nonostante nuovi finanziamenti appena destinati dal governo.
Ma mentre discutiamo di cifre e numeri continua l’esposizione di milioni di italiani alle fibre killer che con una latenza ventennale, portano al mesiotelioma, micidiale tumore polmonare e altre malattie asbesto correlate, con almeno 2500 vittime all’anno.
Così come manca ancora una filiera virtuosa sullo smaltimento di eternit e amianto a costi contenuti e controllata. Le troppe discariche abusive su tutto il territorio nazionale e la mancanza dei requisiti di sicurezza di molte di quelle autorizzate la dicono lunga su quanto ci sia ancora da fare.
Ribadiamo quanto avevamo detto: ad oggi, non sappiamo ancora con certezza il numero e il grado di pericolosità per la salute delle popolazioni che vivono intorno a quei puntini sulla mappa ministeriale, anche aggiornata.
Eppure la produzione di dati aperti, certi e disponibili da parte delle Istituzioni resta fondamentale nel processo di accesso alle informazioni, sia per impedire allarmismo ingiustificato da una parte, che sottovalutazione del rischio, dall’altra.