Il 27 novembre 2017 l’Unione europea ha rinnovato di almeno 5 anni l’autorizzazione all’uso dell’erbicida più diffuso in agricoltura, il glifosato.
Inutili il voto contrario di 9 Stati membri (Italia compresa), la condanna della mobilitazione della società civile e delle entità scientifiche, le cui ricerche evidenziano i rischi molteplici, ormai noti, che possono scaturire dall’uso di questo pericoloso pesticida.
Prestigiosi enti di ricerca come l’International agency for research on cancer (Iarc), l’Istituto Ramazzini di Bologna e la sezione italiana dell’International society of doctors for environment (Isde-Italia), hanno più volte richiesto il divieto di diffusione dell’erbicida.
Allo stesso modo, i cittadini europei (Ice) avevano organizzato la campagna “Stop Glifosato” e raccolto più di 1.323.000 firme per non rinnovare l’autorizzazione all’uso.
«Altri interessi, che vanno oltre la tutela della salute umana e dell’ambiente – dice Massimiliano Sanfilippo responsabile della tematica Conversione ecologica e transizione di Cospe – sono entrati in gioco.
L’Unione europea o non è stata in grado di valutare la validità delle fonti scientifiche o, scenario peggiore e forse più realistico, ha ceduto alle pressioni della lobby del settore agrochimico – emerse di recente anche grazie alle rivelazioni dei “Monsanto papers” e all’inchiesta del quotidiano francese “Le Monde”, pubblicata in Italia dalla rivista “Internazionale”.
Una decisione insomma antidemocratica oltre che antiscientifica secondo l’organizzazione non governativa che aderisce da tempo alla Coalizione italiana #StopGlifosato».
Non tutto è, però, perduto.
In vista della nuova votazione che si terrà nel 2022, sarà necessario sin da ora lavorare per assicurarsi che vi sia un fronte compatto e un parere condiviso degli Stati membri sulla pericolosità del glifosato.
Per ottenere questo risultato bisogna difendere l’operato delle istituzioni scientifiche indipendenti, divulgare in maniera più efficace i risultati delle ricerche e, soprattutto, lavorare con gli agricoltori per identificare e rendere più accessibili le alternative al glifosato.
«È necessario – conclude Sanfilippo – riorganizzare e riorientare in tempi brevi l’azione della società civile, partendo dal consenso che la campagna Stop Glifosato e l’Isde sono stati in grado di creare e lavorare sulle istituzioni nazionali affinché adottino in tempi brevi misure di mitigazione dei rischi».
(Articolo di Cospe, pubblicato con questo titolo il 1 dicembre 2017 sul sito online “greenreport.it”)