TRENTO. “Un limite di 50 orsi in Trentino?
Spostare 70 plantigradi per metterli in un altro posto?
Sono solo delle fregnacce”.
A dirlo è Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia alla Sapienza di Roma ma anche Presidente della Large Carnivore Initiative for Europe ed è considerato il padre della conservazione in Italia.
Usa queste parole per commentare le dichiarazioni che sono state rilasciate dal governatore Maurizio Fugatti.
Parole usate anche per respingere le critiche arrivate da più parti sulle lacune della Pat sia dal punto di vista informativo che di interventi concreti sul territorio.
Professor Boitani, partiamo da JJ4 che è stata condannata a morte.
C’è poi l’orso MJ5 che rischia di fare la stessa fine.
Lei cosa pensa dell’abbattimento?
E’ una scelta politica ed etica e non è discutibile sul piano tecnico.
Il Pacobace prevede che se un orso fa certe cose venga rimosso dalla natura, cioè tolto.
Questo è stato già fatto.
Se si preferisce abbatterla o tenerla in cattività per altri 30 anni, invece, è un altro paio di maniche.
La scelta è etica e politica e non ha un riferimento tecnico.
Alcuni pensano che piuttosto che rinchiudere un orso fra quattro mura è meglio l’abbattimento.
In questa situazione personalmente io penso che l’abbattimento sia la scelta corretta.
Perché mi sembra assurdo imporre la cattività di un animale per 30 anni.
E’ una decisione, comunque, che va presa con la partecipazione di tutti i gruppi di interesse.
Ci deve essere una compartecipazione per prendere la decisione.
Per questo viene criticata la Provincia di Trento perché non ha portato avanti il lavoro di collegamento fra tutti questi soggetti.
E’ Fugatti solo che fa fughe in avanti e fa di testa sua dicendo anche cose scorrette come quando afferma che il Pacobace aveva fissato un numero massimo di orsi.
Lo ha ripetuto anche in questi giorni dicendo che in Trentino erano previsti una cinquantina di orsi. Non è così invece?
Questa cosa non sta scritta da nessuna parte è un’invenzione di Fugatti.
E’ una fregnaccia.
Nel progetto è scritto che perché la reintroduzione possa essere dichiarata un successo e avere un significato biologico bisogna raggiungere un numero minimo di 40 – 50 individui.
Non c’é scritto alcun limite superiore.
Il Pacobace è un documento pubblico, basta scaricarselo ed è accessibile a tutti.
Non è segreto.
Quello che stiamo vivendo in queste settimane è il fallimento del progetto o l’effetto del fatto che le azioni previste dal Pacobace sono rimaste lettera morta?
Il Progetto non è un fallimento.
Possiamo dire che è stato invece un successo perché la reintroduzione degli orsi ha avuto i risultati che si attendevano con la crescita della popolazione.
Ci sono state però fondamentali mancanze di gestione del progetto stesso.
Il non aver messo in sicurezza le fonti alimentari derivanti dagli scarti di cibo.
Doveva poi essere fatta anche una campagna capillare e martellante di informazioni per i residenti e i turisti su come ci si deve comportare nelle zone dove ci sono gli orsi.
Così la probabilità di incidenti sarebbe stata abbattuta pur non arrivando mai a zero perché, come molti sanno, andare in montagna non è mai a rischio zero.
Alcune attenzioni o iniziative dovevano essere prese invece non lo si è fatto abbastanza.
Lacune gravi.
Si, dovute alla mancanza di scelte prettamente politiche.
Tecnicamente gli uffici del corpo forestale trentino e chi si occupa dei plantigradi sono professionalmente eccellenti e saprebbero benissimo cosa fare.
Se poi il governo provinciale, però, decide di non fare informazione è una scelta politica a monte.
Nei giorni scorsi è stata trovata la carcassa dell’orso M62.
E’ possibile che sia stato aggredito e ucciso da un altro orso?
Gli orsi sono cattivissimi tra di loro.
La gente certe volte manda informazioni mielose sui plantigradi ma non è così.
La vita degli orsi è costellata di infanticidi e ‘orsicidi’ non solo tra maschi che litigano a morte ma anche tra maschi e le femmine, soprattutto con i loro piccoli.
E’ normale in una popolazione di orsi.
Tutto deve essere messo nella giusta ottica e dobbiamo capire che non stiamo parlando di orsacchiotti da portarsi a letto.
In questi anni abbiamo avuto una narrazione sbagliata?
La narrazione sbagliata nasce da chi è ignorante sulla biologia dell’orso e non racconta la realtà. Servono informazioni corrette.
Non ci vuole molto.
Fugatti vuole trasferire 70 orsi.
E’ possibile?
E’ impossibile sul piano legale perché a quel punto non si tratta di eliminare un orso cattivo.
Ma si tratterebbe di togliere dalla natura 70 orsi e dal punto di vista legale non si può fare e nemmeno si può autorizzare.
E’ un’altra fregnaccia per scopi elettorali.
Dove si porterebbero 70 orsi?
Lei ha compiuto diversi studi sui lupi e in Trentino sono presenti in numerosi territori e in molti casi vengono considerati un altro problema.
Anche in questo caso mancano delle azioni per la gestione della loro presenza?
La popolazione dei lupi si sta espandendo in tutta Italia e in particolare sulle Alpi per conto suo e non c’è lo zampino di nessuno.
Anche in questo caso conta moltissimo la disponibilità alimentare attorno ai paesi.
Non c’è nessun motivo per il lupo di avvicinarsi ai paesi se non per trovare fonti alimentari più facili.
Togliere le disponibilità alimentari e un bel po’ di informazione corretta non guasterebbe invece di sentire demagogia.
Ricordo un intervento di Fugatti in Consiglio provinciale prima di essere eletto in cui parlare della presenza dei lupi dicendo che qualcuno li aveva immessi sul territorio.
Questa è disinformazione, è falsità e va combattuta.
Anche per il lupo servirebbe una campagna di informazione.
In Trentino avete la fortuna di avere Muse che è impegnato in prima linea su questo.
(Intervista di Giuseppe Fin, pubblicata con questo titolo il 3 maggio 2023 sul sito online “il Dolomiti”)