Alberi potati: foto L. Manciati“
Pronti ad assumere nuovi giardinieri e determinati a proseguire nella strada intrapresa.
Dopo le recenti polemiche sulla manutenzione degli alberi, i pentastellati tirano una linea.
E forniscono i numeri sulle operazioni sin qui condotte.
Il monitoraggio
Secondo le stime del Campidoglio sono circa 36.500 le piante ad alto fusto monitorate nel corso degli ultimi sei mesi.
Seimila al mese, più o meno trecento al giorno sono i pini, i platani, le robinie e gli olmi sottoposti al Visual tree assessment.
Si tratta di una “una valutazione visiva su basi biomeccaniche”.
Il Visual tree assessment
In sostanza gli alberi di primaria grandezza vengono schedati per rilevare, su ciascuna pianta, le condizioni di salute.
Tramite sistema GPS si procede quindi alla geolocalizzazione dell’albero.
Una volta determinati i parametri sulla salute e la staticità, si indica il tipo di intervento e l’eventuale grado di urgenza.
In base a questa metodologia, sulle 36.500 alberature visionate, quelle che sono state potate sono 1100, mentre 586 sono stati gli interventi d’urgenza.
Tra questi, ci sono anche 448 abbattimenti.
“Poco più dell’1% sul totale delle piante analizzate“.
Le promesse dell’amministrazione
L’obiettivo del Campidoglio resta quello di “mettere in sicurezza più di 82mila alberi della Capitale – ha ribadito l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari – Siamo a lavoro per mantenere in buona salute gli alberi della nostra città, che risulta essere una delle più verdi d’Europa con i suoi 44 milioni di metri quadrati di verde pubblico“.
Per migliorare la gestione del verde “abbiamo anche assunto 22 nuovi giardinieri e ne assumeremo altri 80 per arrivare, a breve, fino a 100 assunzioni” ha promesso l’assessora comunale, che si è dichiarata pronta a rilanciare Roma come “Giardino d’Europa“.
Le perplessità
Resta da valutare se il Visual tree assessment sia una tecnica sufficiente a garantire una maggiore sicurezza.
La frequenza con cui gli alberi monitorati sono stati abbattuti dal vento lascia qualche perplessità. Soprattutto perché, con la metodologia “a vista”, risulta difficile valutare le condizioni degli apparati radicali.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 26 gennaio 2018 sul sito “Roma Today”)