FARNESINA
Con il termine di “Farnesina” veniva indicata l’omonima Tenuta alle pendici di Monte Mario.
PIAZZALE DELLA FARNESINA
Piazzale della Farnesina va dal viale Paolo Boselli al viale Antonino di San Giuliano: si trova alla fine del viale del Ministero degli Affari Esteri, che è ubicato sul fronte opposto del medesimo piazzale: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA DELLA FARNESINA
Via della Farnesina è una strada che dal piazzale di Ponte Milvio arriva a via della Camilluccia: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA RANUCCIO FARNESE
Via Ranuccio Farnese è una strada che va da via della Farnesina e via degli Orti della Farnesina: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA DEI COLLI DELLA FARNESINA
Via dei Colli della Farnesina è una strada che dal viale Antonino di San Giuliano arriva al largo Ottorino Respighi: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA DEI MONTI DELLA FARNESINA
Via dei Monti della Farnesina è una strada senza uscita che da piazza Piero Dodi arriva alla campagna: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA FARNETO
Via Farneto è una strada che da via Monti della Farnesina arriva al Borghetto Farneto: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA DEGLI ORTI DELLA FARNESINA
Via degli Orti della Farnesina è una strada che dal piazzale di Ponte Milvio arriva a via Nemea: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VIA DEI PRATI DELLA FARNESINA
Via dei Prati della Farnesina è una strada che dal piazzale di Ponte Milvio arriva a via della Farnesina: ricade nel quartiere XV “Della Vittoria”.
VICOLO DELLA FARNESINA
Vicolo della Farnesina, oggi scomparso, era una traversa senza uscita di via della Farnesina.
Origine dei toponimi – Il piazzale, la via ed il vicolo costituivano il “Borghetto”, in parte sostituito dal Borghetto Farneto, il cui toponimo ricorda l’antico nome dei Farnese, paese in Provincia di Viterbo d’origine della omonima famiglia e che allude alle farnie, ovvero alle querce, abbondanti nel territorio circostante nel viterbese.
I Farnese, forse di origine longobarda, assunsero il proprio nome dal feudo della Tuscia del Castrum Farneti nell’XI secolo.
Nel tempo si distinsero per il loro valore militare, che li portò presto alla gloria.
Dapprima signorotti al servizio militare della Chiesa grazie alla quale ricevettero molti feudi e castelli dell’alta Tuscia, poi come duchi di una vasta area che si spingeva dalle porte di Roma fino al confine con la Toscana, il ducato di Castro.
L’apice del potere fu raggiunto con l’elezione al soglio pontificio nel 1534 di Alessandro Farnese, ovvero Papa Paolo III.
Tiziano – Ritratto di Paolo III (1543) – Mueso nazionale di Capodimonte (Napoli)
Stemma papale di Paolo III, con al centro l’emblema dei Farnese.
I Farnese, signori del Ducato di Castro, acquisirono anche il governo del ducato di Parma e Piacenza ed il loro potere, tra alti e bassi, proseguì fino al 1731 quando il duca Antonio Farnese morì senza lasciare eredi.
Il dominio farnesiano favorì lo sviluppo economico e commerciale, la costruzione di monumenti e opere d’arte, e visto che a Caprarola i Farnese fecero erigere forse la loro più importante testimonianza architettonica, occorre puntualizzare che a Roma i Farnese dovettero entrarci per mantenere il loro potere, dimostrare la devozione alla Chiesa, e soprattutto per consolidare i rapporti con altre potenti famiglie per i loro lungimiranti obiettivi.
Il toponimo di “Farnesina” deriva dall’antico possedimento che la famiglia Farnese aveva alle pendici di Monte Mario: la strada chiamata via Ranuccio Farnese ricorda il cardinale (1530-1565) figlio di Pier Luigi Farnese e nipote di Papa Paolo III°, che fu chiamato dal Ciacconio «splendore dell’apostolico Senato e lume chiarissimo d’Italia».
Il cardinale Ranuccio Farnese
Attualmente il Borghetto si riferisce in sostanza alla zona verde che fiancheggia il Piazzale della Farnesina, ma un tempo il termine era riferito a tutto il territorio a ridosso del campo della Farnesina, oggi detto Foro Italico, dopo essere stato Foro Mussolini.
Via dei Colli della Farnesina ha una curiosa particolarità: vi si vedono affiorare tuttora e si possono raccogliere, nelle sabbie plioceniche delle quali è composto il Monte Mario, conchiglie fossili di ben 270 specie.
Fino a diversi anni fa, prima dello sviluppo edilizio della zona, la flora e la fauna erano particolarmente ricche: vi si trovavano infatti orchidee, scoiattoli e persino istrici, l’ultimo dei quali è stato catturato circa 70 anni fa.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi