“Il Santa Lucia è un’eccellenza nazionale che va salvaguardata”.
Questo il commento di Orazio Schillaci ministro della Salute dopo l’annuncio della proprietà della struttura che ha deciso di mettere in vendita l’istituto scientifico dell’Ardeatina.
Una crisi finanziaria, maxi debito da circa 150 milioni di euro, che ha buttato nel caos la struttura, specializzata in riabilitazione neuromotoria, e i suoi dipendenti e che ha portato ad un duro scontro con la Regione Lazio.
La crisi secondo vertici dell’azienda sono riconducibili all’insufficiente remunerazione delle prestazioni erogate negli anni, rispetto ai costi imposti dal rispetto dei requisiti di accreditamento.
Una decisione da parte della proprietà del Santa Lucia che spiazza il governo che aveva stanziati ben 11 milioni di euro per salvare la struttura.
“Ci siamo fatti carico della crisi in corso e nel decreto omnibus abbiamo di fatto ribadito quanto era previsto in precedenti norme che stanziavano 11 milioni di euro per strutture di caratura nazionale, proprio per sostenere il servizio a tutela della salute dei pazienti ed evitare che i lavoratori soffrissero una crisi in maniera incolpevole” – spiega Schillaci.
Il ministro della Salute sullo stanziamento precisa: “Si è trattato di un segnale di attenzione importante per una struttura di rilievo nazionale e di particolare interesse scientifico e sanitario per la neuroriabilitazione, in attesa che si definiscano procedure di uscita dalla crisi idonee a garantire il superiore interesse pubblico, che a nostra opinione dovrebbero incamminarsi verso l’ amministrazione straordinaria, per fare in modo che questa struttura assicuri la continuità assistenziale e mantenga elevati standard di qualità e di professionalità”.
La situazione preoccupa non poco gli uffici della Pisana, che proponeva un’amministrazione straordinaria al Ministero, da parte della proprietà che avrebbe consentito la partecipazione diretta della Regione Lazio nella gestione del Santa Lucia, insieme a un privato no-profit, e la creazione di un nuovo soggetto giuridico.
“Contrariamente a quanto dichiarato dalla proprietà del Santa Lucia, non è vero che la Fondazione sia entrata in crisi a causa della mancata remunerazione delle prestazioni da parte della Regione Lazio, che è semmai creditore, e non debitore, nei confronti del Santa Lucia.
La Regione ha sempre remunerato tutte le prestazioni fornite dalla Fondazione Santa Lucia sulla base delle tariffe nazionali vigenti non derogabili per le a regioni in piano di rientro e valide su tutto il territorio nazionale con le quali sono remunerati non solo il Santa Lucia ma tutti i soggetti privati accreditati.
Invece di assumersi le proprie responsabilità, la proprietà del Santa Lucia scarica le colpe su altri, lasciando 800 lavoratori e i pazienti nell’incertezza di una procedura di vendita gestita dal tribunale, che non offre alcuna garanzia né sui livelli occupazionali né sull’assistenza ai pazienti“.
Infine la Regione “rinnova l’auspicio di una collaborazione con il progetto no-profit per scongiurare la vendita del Santa Lucia e salvaguardare così l’integrità dell’istituto” – è la risposta della Regione Lazio alle accuse.
“È in corso un confronto tra il governo, la Regione Lazio, l’azienda e i sindacati e prese di posizione come quella della lettera della proprietà ai dipendenti appaiono inopportune e rischiano di minare la fiducia tra le parti.
Lavorando insieme, invece, si possono trovare le soluzioni più utili a non disperdere un prezioso patrimonio della sanità italiana che garantisce il diritto alla salute e a salvaguardare i livelli occupazionali” – conclude il ministro della Salute Schillaci.
(Articolo di Filippo Giannitrapani, pubblicato con questo titolo il 24 agosto 2024 sul sito on line “Roma Today”)