Giustino Trincia, direttore Caritas Roma
Occupanti abusivi, senza dimora, ospiti del sistema d’accoglienza di Roma Capitale, nuclei in precarietà abitativa che attendono una casa popolare.
Nella nostra città ci sono decine di migliaia di persone che ogni giorno fanno fatica ad accedere ai servizi di base, in primis quelli forniti dal sistema sanitario.
Il motivo è drammaticamente semplice: non hanno una residenza.
Per questo Caritas torna a battere forte sul tema, schierandosi dalla parte dei diritti: “Senza residenza si diventa invisibili“.
La residenza fittizia a Roma
L’occasione è quella della presentazione di “Sguardi“, una collana curata da Caritas Roma che approfondisce i temi sociali tagliati sulla Capitale.
Giustino Trincia, direttore dell’organismo pastorale, apre un focus sull’importanza della residenza.
Quella fittizia (via Modesta Valenti, da poco riformata dal Comune), ma anche quella in deroga, secondo l’ordinanza del 2022 di Roberto Gualtieri che disinnesca la rigidità del decreto Renzi-Lupi del 2014.
Nel primo caso è uno strumento utilizzato storicamente dai senza dimora, nel secondo è una novità introdotta per chi occupa senza titolo stabili e alloggi popolari: “A Roma sono 4mila le famiglie negli alloggi occupati senza titolo – ricorda Trincia – e ci sono anche quelle senza alcuna abitazione“.
Quattromila famiglie abusive e 23mila senza dimora
Numeri impressionanti già presi individualmente, agghiaccianti se sommati.
Ai quattromila abusivi si devono aggiungere gli oltre 23mila senza tetto e senza dimora censiti da Istat a fine 2021 in tutti i 121 comuni dell’area metropolitana.
“Il censimento indicativo ma non esaustivo realizzato il 20 aprile 2024 dall’Istat e da Roma Capitale – sottolinea poi ancora Trincia – con la collaborazione di ben 1.962 volontari, ha permesso di individuare 2.204 persone che passavano la notte in strada nella sola area dell’anello ferroviario di Roma, comprese le stazioni ferroviarie di Roma Ostiense, Tiburtina, Trastevere e Tuscolana e nei quartieri residenziali del X Municipio“.
Numeri variabili, non sempre da prendere come certi dato il continuo spostamento di chi vive in strada, ma indicativi di un’emergenza grave, con il Giubileo che inizierà tra tre mesi.
L’attesa di una casa popolare
Anche perché, come ricorda Caritas Roma, non ci sono solo coloro che vivono in strada o nelle occupazioni, ai quali non va negato il diritto di cittadinanza tramite la residenza e l’accesso ai servizi di base, ma anche coloro che non riescono a pagare l’affitto o attendono da anni una casa popolare: “Sono quasi 30mila i nuclei famigliari che hanno richiesto al Comune un contributo per pagare l’affitto – ricorda Trincia riferendosi all’ultimo bando 2023, non più finanziato dal Governo -; i provvedimenti di sfratto in pochi anni sono triplicati, arrivando nel 2022 a 6.591 (tanti per morosità incolpevole), di cui 2.784 eseguiti con la forza pubblica; 16.600 le famiglie in attesa di un alloggio popolare, con una attesa media di 10 anni, mentre 1.000 famiglie, in emergenza abitativa, sono ospitate a spese del Comune“.
Sulle famiglie in attesa di casa è doveroso fare una specifica: il numero aggiornato è superiore a 18mila, sono quelle in graduatoria dopo l’ultimo aggiornamento del Comune, ma non tutte hanno punteggi minimamente utili per l’assegnazione.
I nuclei in gravi difficoltà (disabilità, ex sfrattati, minori a carico, famiglie numerose) sono un migliaio: per la precisione 1.054 nuclei con punteggi tra 73 e 44, il che significa vivere in centri di raccolta, dormitori, strutture comunali o di associazioni, essere assistiti dai servizi sociali e/o avere in famiglia minori con menomazioni psichiche, fisiche, diminuzioni della capacità lavorativa oltre il 66%.
L’appello di Caritas Roma
“Roma – spiega Trincia – è la prima città in Italia a stabilire che quello della residenza è un diritto sacrosanto e bisogna iscrivere all’anagrafe le persone che si trovano in città, anche se vivono in situazioni di disagio e irregolarità.
Iscrivendole all’anagrafe, i genitori potranno lavorare, gli anziani percepire una pensione se ne hanno diritto, i bambini potranno avere un pediatra e la loro condizione sociale potrà cambiare.
È un provvedimento molto importante che, da solo, non è però sufficiente“.
Caritas Roma quindi si schiera a fianco delle scelte amministrative di centrosinistra, ma poi lancia l’appello: “Bisogna formare gli operatori anagrafici e i servizi sociali e realizzare una campagna comunicativa andando oltre le sensibilità politiche, sociali, economiche e religiose“.
Questo perché in diversi municipi le istanze di residenza vengono ancora rifiutate, come spesso documentato anche da RomaToday.
Catarci: “In un anno e mezzo 3.500 iscrizioni anagrafiche“
“Esprimiamo sincero apprezzamento per le parole del direttore della Caritas Giustino Trincia – ha commentato Andrea Catarci, assessore al personale e al decentramento – che, nel sottolineare l’importanza di politiche inclusive e di giustizia sociale, conferma l’impegno della nostra città in materia di diritti civili e cittadinanza.
Roma, infatti, è la prima città in Italia a sancire la residenza come un diritto fondamentale, un traguardo di enorme significato per garantire a tutti i cittadini il riconoscimento di uno status fondamentale per l’accesso a ulteriori diritti.
Grazie alla numero 1 del 2022 di Gualtieri e alle disposizioni operative, in deroga al disumano e cinico decreto Lupi del 2014, in un anno e mezzo hanno ottenuto l’iscrizione anagrafica circa 3.500 persone in disagio abitativo e meritevoli di tutela per le difficoltose condizioni socioeconomiche: sono state messe, così, nelle condizioni di accedere a diritti fondamentali quali l’istruzione per i figli, il medico di base, l’allaccio delle utenze di acqua ed energia“.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 19 settembre 2024 sul sito online “Roma Today”)