In Consiglio regionale un emendamento del PD, condiviso con Fi e Lega, con l’iniziale assenso dell’Assessore all’urbanistica, pretendeva di inserire una frase assai sibillina – “favorendo il recupero dell’abusivismo” – nelle norme del Piano Territoriale Paesaggistico.
Una parola – “abusivismo” – che nel mesto panorama del Lazio e della Capitale dovrebbe essere maneggiata con cura e con mille precisazioni.
E che invece è stata poi cancellata dopo un lungo braccio di ferro, che ha messo in evidenza l’ambigua posizione di un bel pezzo del Partito Democratico rispetto alla tutela del territorio, che in passato abbiamo già criticato in occasione della proroga del Piano in casa e della Legge della Rigenerazione Urbana.
Martedì 30 luglio è stato discusso l’ emendamento “P2-128″ al PTPR Regionale, presentato dal consigliere regionale Panunzi (PD), già primo firmatario dei famosi 9 emendamenti che hanno scardinato la Proposta di Deliberazione del dicembre 2018, riportando il PTPR alla versione adottata nel 2007.
Il “P2-128″ del PD era identico a quelli di FI, “P2 -129″ e Lega, “P2-130″ tanto che inizialmente erano stati unificati .
Questo il testo dell’emendamento proposto (in grassetto la parte introdotta dall’emendamento):
Articolo 2 – Contenuti del PTPR
- Il PTPR è articolato in: [a) b) c) …] h) individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, alle quali debbono riferirsi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate favorendo il recupero dell’abusivismo, la riqualificazione e la rigenerazione urbana. Su quella frase si è scatenato un vero e proprio scontro con il M5S, che evocava ombre di possibili condoni e sanatorie, mentre i promotori parlavano di processi alle intenzioni; alla fine c’è stata una marcia indietro della maggioranza, a partire dall’Assessore Valeriani, che inizialmente aveva dato parere favorevole : “È evidente che ci riferiamo a tutte quelle situazioni ex abusive legittimate e non si tratta di abusivismi nuovi, perché quelli vanno demoliti.
Questo lo prescrive la legge.
Propongo ai presentatori dell’emendamento una riformulazione togliendo la parola “abusivismo” favorendo il recupero delle aree degradate e legittimate perché solo quelle sono oggetto di possibile intervento”favorendo il recupero delle aree degradate e legittimate”, continuando poi con “la riqualificazione e la rigenerazione urbana”.
Eppure che si riferisse a situazione ex abusive legittimate, tanto evidente non era affatto.
Anche perchè – va detto – persino nel Piano casa, sia nella versione Polverini che nella versione Zingaretti, quando si parla di interventi, ci si è premurati di specificare molto bene che “siano edifici legittimamente realizzati ed ultimati (…) ovvero, se non ultimati, abbiano ottenuto il titolo abilitativo edilizio” o che “siano edifici ultimati per i quali il titolo edilizio in sanatoria sia stato rilasciato ed allegato alla presentazione del progetto” aggiungendo, al comma successivo che “Le disposizioni del presente capo non si applicano agli interventi di cui al comma 1 da effettuarsi su edifici realizzati abusivamente“.
E dovrebbero saperlo bene i consiglieri, soprattutto quelli di lunga esperienza negli enti locali, che inserire la parola “abusivismo” accoppiata alle parole “rigenerazione urbana” e “riqualificazione”, senza ulteriori specificazioni, è una scelta piuttosto improvvida, perché vuol dire aprire un portone all’ambiguità – e “interpretazioni “creative” – , al contenzioso e anche a sanatorie più o meno mascherate.
Infatti la nuova formulazione proposta dall’Assessore, con quel “degradate e legittimate“, non è stata affatto gradita da FI e Lega, che a quel punto hanno prontamente ripescato i propri emendamenti, che sono poi stati bocciati dal Consiglio, anche perché nella perorazione, immortalata nel resoconto stenografico, si poteva cogliere qualche nota un po’ stonata, come quella del Consigliere Tripodi (Lega) sull’”esigenza che hanno i territori in virtù di quegli abusi che nascono dagli anni Settanta in poi, con alcune sanatorie naturalmente portate avanti, ma tante altre piccole strutture e situazioni che le pubbliche amministrazioni non sanno come risolvere e come mettere le mani“.
Se si guarda all’esito finale – bocciatura della versione iniziale – possiamo rallegrarci che alla fine abbia prevalso il buon senso.
Ma noi ci chiediamo come un simile emendamento, che tratta l’abusivismo edilizio in maniera così generica e superficiale – e quindi assai pericolosa – possa essere stato proposto da esponenti di un partito che si dichiara paladino dei beni comuni, dell’interesse collettivo, della Costituzione Italiana, dell’ambiente, della giustizia, della messa in sicurezza del territorio, della legalità, della salute, della legge uguale per tutti, e di molto altro.
Quell’emendamento a quale interesse pubblico rispondeva?
A quale visione di futuro, in una Regione devastata dall’abusivismo?
A quale idea di tutela del Paesaggio della Nazione?
E tutto questo avviene in un Consiglio regionale lontanissimo anche fisicamente dai suoi cittadini, che anche se decidessero di seguire la diretta streaming del dibattito, (o di leggere i resoconti) difficilmente capirebbero il significato e le ricadute degli emendamenti presentati, visto che i testi che vengono discussi non sono riportati da nessuna parte, se non nella versione cartacea ad uso dei consiglieri.
Noi di Carteinregola ci impegneremo per raccontare dettagliatamente le proposte dei consiglieri che ci sembrano più significative, anche quelle non approvate, perché riteniamo che i cittadini abbiano il diritto di sapere per quali obiettivi si impegnino i loro rappresentanti: e troppo spesso tra i discorsi delle campagne elettorali dai candidati e le iniziative portate avanti quando gli eletti si siedono nei banchi della maggioranza c’è di mezzo il mare.
(Articolo di Anna Maria Bianchi Missaglia, pubblicato con questo titolo il 1 agosto 2019 sul sito online della associazione “Carteinregola”)