Matteo Salvini (foto di archivio)
“Rischia 15 anni di carcere.
Ha il diritto di difendersi, ma non aveva il diritto di fare quello che ha fatto“.
Con queste parole Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Open Arms, commenta la posizione di Matteo Salvini prima di entrare all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi ha preso il via la requisitoria del processo che vede imputato il leader della Lega e attuale ministro alle Infrastrutture, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong Open Arms nell’agosto del 2019, quando era ministro dell’Interno.
In risposta, il vicepremier affida ai social la sua difesa: “Difendere i confini dai clandestini non è reato“.
Il ministro ha agito per sua specifica iniziativa
Ma è nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove Salvini non è presente, che si decide il destino del leader del Carroccio.
Oggi è il giorno della requisitoria del pubblico ministero che cercherà di argomentare come Salvini avesse operato un “un sequestro di persona” agendo “in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche di aver “abusato dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza“.
Uno dei punti chiave del processo, forse il principale, lo espone il pubblico ministero Gery Ferrara nella requisitoria: “Quando Salvini diventa ministro dell’Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei Pos (il permesso di sbarco, in luogo sicuro) vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere“.
Quello in corso, ha precisato il pubblico ministero Ferrara, “non è un processo politico“.
Per l’accusa, Salvini, negano l’autorizzazione allo sbarco dei naufraghi, ha compiuto non un atto politico bensì una scelta personale che andava oltre la linea governativa dell’esecutivo Conte 1, legata alla redistribuzione dei migranti in Europa.
Linea sconfessata persino dall’allora premier Giuseppe Conte.
“Salvini aveva l’obbligo di indicare un posto sicuro per lo sbarco dei migranti“
In aula, il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella durante la sua requisitoria, ha affermato che era infondato il rischio che a bordo della Open Arms, fra i naufraghi non identificati, ci fosse la presenza di terroristi.
Questo perché, ha spiegato Sabella, “nessuno era andato a bordo a controllare se avessero documenti e in secondo luogo è discriminante perché il rischio che vi fossero terroristi derivava solo dalla nazionalità dei migranti.
Elementi di rischio terrorismo non vennero prospettati dalle forze dell’ordine al ministero“.
In quanto capo del Viminale, Salvini “aveva l’obbligo di indicare un posto sicuro per lo sbarco dei migranti dalla nave Open Arms“, ha affermato il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella, sottolineando le “pessime” condizioni psicofisiche dei migranti a bordo della nave della ong spagnola.
“Il pm sta contestando la linea politica del governo“
Al termine di questa parte di requisitoria l’avvocata Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e anch’essa ministra nel governo Conte 1, commenta fuori dall’aula di aver ascoltato un atto d’accusa “contro una linea di governo, non contro una linea Salvini“.
Ai giornalisti, Bongiorno ha affermato che “il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis che è un atto del governo e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare.
Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea, portata avanti dall’intero governo“.
Per la legale che difende il vicepremier, è “una requisitoria un po’ contraddittoria perché la premessa è: non stiamo processando il governo, però il decreto sicurezza bis è in contraddizione con la Costituzione, non è accettabile redistribuire e poi sbarcare e il tavolo tecnico che ribaltava principi fondamentali.
Sta parlando di linea di governo, di leggi e lui le contesta – conclude – Non c’è una condotta Salvini sul banco degli imputati ma una linea politica sul banco degli imputati“.
In difesa di Salvini si pronuncia anche Antonio Tajani, attuale vicepremier e ministro degli Esteri: “Salvini ha fatto il suo dovere di ministro.
Sono convinto che c’é sempre un giudice che riconosce la correttezza del comportamento di un ministro, il cui compito è anche quello di difendere la legalità, e ritengo che Salvini l’abbia fatto“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 14 settembre 2024 sul sito online “Today Cronaca”)