Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
La risposta delle istituzioni al bisogno di “sicurezza energetica” non deve confliggere con il bisogno della “sicurezza alimentare” e della “sicurezza ecosistemica” dei suoli non cementificati che costituiscono un baluardo, alla pari dell’energia prodotta dal sole, nel fronteggiare la causa e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Nel 2017 una ricerca Confagricoltura evidenziava come il nostro paese disponesse di una S.A.U. (superficie agricola utilizzabile) inferiore del 45% rispetto alla Francia e del 50% rispetto alla Germania.
l Veneto, ad esempio, che secondo la Coldiretti di Rovigo in 25 anni ha perduto il 28% di terra coltivabile, ha bisogno di superfici fertili e non del loro ulteriore rimaneggiamento (tuttora in corso), avvenuto in decenni di cementificazione, per dare vita ad un’agricoltura contadina fatta di tante piccole realtà locali e per declinare un modello di agricoltura basato sulla “diversificazione” delle colture, sulla messa a riposo delle superfici agricole per aumentarne la fertilità, sulla “rotazione” delle colture, sulla “coesistenza” con fossi, siepi, arbusti, altre piante, alberi e boschi contigui e senza utilizzo di fitofarmaci di sintesi.
La risposta delle istituzioni al bisogno di “sicurezza energetica” non deve compromettere “l’azione sinergica dei molteplici servizi ecosistemici del suolo” che si sommano al servizio ecosistemico della “fornitura di cibo sano e locale”: “l’assorbimento della CO2”, gli “essenziali cicli vitali” (fotosintesi, impollinazione) degli habitat necessari a tutti gli esseri viventi (persone, animali, piante), il “ciclo dell’acqua”.
Viene in aiuto degli uomini di buona volontà la direttiva comunitaria n. 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da “fonti rinnovabili” quando invita a privilegiare “l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e aree non utilizzabili per altri scopi”.
Nel Rapporto Ispra 2021 è stata fatta una stima della superficie potenzialmente disponibile per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti e relative ipotesi sulla potenza fotovoltaica installabile.
La superficie totale degli edifici ricavabile dalla carta del suolo consumato 2020, al netto di quelli ricadenti nei centri storici la cui installazione è inopportuna per ragioni storico-paesaggistiche, ammonta a 3.481 km2.
Su almeno 700 km2 sarebbe possibile installare pannelli fotovoltaici che permetterebbero di raggiungere una potenza fotovoltaica tra 59 e 77 GW, il doppio di quanto previsto dal (PNIEC) Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che individua un obiettivo di incremento di 30 GW entro il 2030.
Di fronte ad ipotesi reali, possibili e praticabili per produrre energia pulita alternative al consumo di suolo agricolo resto scioccato dalla presa di posizione dei “vertici” di alcune associazioni ambientaliste che, troppo “emotivamente” ed “irrazionalmente”, hanno aperto alla possibilità di ricoprire di pannelli fotovoltaici e pale eoliche le nostre campagne ma senza porre delle “precondizioni” quali: l’utilizzo prioritario delle superfici artificiali che già hanno rubato spazi ecologici alla vita biologica di tutti gli esseri viventi, la riduzione dei consumi e degli sprechi energetici, l’isolamento termico degli edifici, l’arresto del consumo di suolo per fare spazio agli alberi allo scopo di abbassare le temperature estive delle città e aumentare l’assorbimento della CO2.
Non posso credere che le migliaia di volontari che costituiscono la base di tali associazioni ambientaliste e che si battono nei luoghi d’Italia contro il consumo del suolo possano accettare la forzatura politica operata dai loro vertici.
Non posso credere: in Italia da più di 10 anni siamo in attesa di una legge che arresti immediatamente il consumo di una risorsa non rinnovabile come il suolo e talune associazioni ambientaliste, dopo che non si sono spese in questi anni in questa battaglia di civiltà ecologica, quando addirittura non l’hanno ostacolata, si spendono irrazionalmente ed emotivamente per avallare l’uso dei campi per produrre energia e non dei tetti e superfici già compromesse.
Non posso credere.
Non posso accettare: scientificamente, moralmente, ecologicamente è una scelta irrazionale.
Schiavon Dante