Sono di dominio pubblico i meriti umanitari di Mimmo Lucano ma non il merito di essere stato un pioniere della rigenerazione del territorio.
Da turista estivo a Riace nel 2001 ho toccato con mano la sua determinazione nel ridare vita a un paese in via di abbandono.
Aveva conquistato la fiducia di molti proprietari di case, per lo più emigrati, che gli avevano consegnato le chiavi affinché potesse affittarle ai turisti e aveva avviato, da volontario non ancora sindaco, una campagna di informazione che ci aveva raggiunto.
Tutti, senza distinzioni politiche, lamentano l’abbandono dei borghi rurali, il declino del prezioso patrimonio storico e culturale costituito da centinaia di paesi sperduti tra monti e colline del Paese.
Concorsi di urbanistica hanno premiato i promotori di “alberghi diffusi” realizzati ristrutturando borghi abbandonati, il padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia concentra l’attenzione sulle aree interne e sui borghi in via di estinzione.
Ma non potranno nulla architetti e urbanisti se i progetti non sono innescati da promotori “sociali”(citymaker) come Mimmo Lucano .
Né l’identità dei paesi abbandonati può essere affidata solo agli investitori stranieri che comprano i borghi per farne residenze di buen retiro per ricchi committenti.
A Mimmo Lucano va il merito di essere stato nei fatti un pioniere dell’albergo diffuso, inteso come progetto integrato, che unisce turismo e accoglienza con lo scopo di ridare vita a un paese che altrimenti si sarebbe estinto.
Credo che il futuro di Riace stia in questa combinazione economica e sociale.
La solidarietà politica a Mimmo Lucano si dovrà accompagnare al sostegno dell’economia locale adottando il paese come meta turistica privilegiata.
Il mare, quel mare che ha custodito per 2 millenni i bronzi (di Riace) è a 3 o 4 chilometri di distanza, dalla casa dove ho soggiornato si vede .
(Articolo dell’arch. Mario Spada, pubblicato sulla sua pagina facebook il 7 ottobre 2018)