TRACCE di piombo e antimonio testimoniano un inquinamento venuto da lontano nel tempo.
Risalgono agli antichi romani le tracce dei metalli individuate nei ghiacci del Monte Bianco dal Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese (Cnrs).
Lo studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters spiega che la presenza dei due metalli è collegata alle attività minerarie e alle tecniche per la produzione di argento in uso in epoca Romana.
I Romani estraevano minerali contenenti piombo per ottenere il materiale necessario a costruire le tubature idrauliche e a produrre le monete in argento.
Quest’ultimo veniva separato dal piombo riscaldando il minerale fino a 1.200 gradi centigradi: è proprio questo il procedimento che causava il rilascio in atmosfera di grandi quantità di metalli pesanti, conservatisi nei ghiacci alpini per giungere fino a noi.
I ricercatori guidati da Susanne Preunkert hanno scoperto che i metalli si sono accumulati in quantità più elevate in due fasi distinte, corrispondenti a periodi di maggiore prosperità: il periodo Repubblicano, tra il 350 e il 100 a.C., e il periodo Imperiale, tra l’anno 0 e il 200 d.C.
Le tracce sono state rinvenute sul Col du Dôme, nelle Alpi francesi: si tratta del primo studio a focalizzarsi sul ghiaccio alpino per indagare l’inquinamento di epoche antiche e l’impatto che ha tutt’ora in Europa e ha permesso anche di fare un confronto con episodi di inquinamento più recenti, come l’utilizzo della benzina a piombo tra il 1950 e il 1985.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 maggio 2019 sul sito online del quotidiano “la repubblica”)