Impianti pubblicitari in via Francesco Cilea
Su questo stesso sito il 12 febbraio 2018 è stato pubblicato un articolo dal titolo «VAS segnala la “cartellopoli” non repressa da quasi un anno e mezzo costituita da 52 impianti pubblicitari istallati abusivamente ad Ostia (X Municipio di Roma)», con cui è stata data notizia dei 52 impianti pubblicitari istallati abusivamente nel X municipio e segnalati con Nota VAS prot. n. 4 dell’11 febbraio 2018 (vedi https://www.rodolfobosi.it/vas-segnala-la-cartellopoli-non-repressa-da-quasi-un-anno-e-mezzo-costituita-da-52-impianti-pubblicitari-istallati-abusivamente-ad-ostia-x-municipio-di-roma/).
Alla segnalazione di VAS ha dato seguito la Direttrice della Unità Organizzativa Affissioni e Pubblicità Dott.ssa Monica Giampaoli con la seguente nota prot. n. 11514 del 21 febbraio 2018.
Alla suddetta risposta VAS ha replicato con la seguente Nota VAS prot. n. 6 del 26 febbraio 2018.
Prot. n. 6/2018 alla Direttrice della Unità Organizzativa Affissioni e Pubblicità
Dott. Monica Giampaoli
p.c. Alla Sindaca del Comune di Roma
Virginia Raggi
all’Assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro
Adriano Meloni
all’Assessore alle Politiche del Turismo e Attività Produttive
del X Municipio di Roma
Sig. Damiano Pichi
al Comandante della U.O. X Gruppo Mare
del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale
Sig. Emanuele Stangoni
Oggetto – Segnalazione di 52 impianti pubblicitari istallati abusivamente ad Ostia (X Municipio di Roma): nota prot. n. 11514 del 21 febbraio 2018
Alla nota VAS prot. n. 4 dell’11.02.2018, con cui questa associazione ha segnalato i 52 impianti pubblicitari di cui all’oggetto, ha fatto seguito la S.V. con nota prot. n. 11514 del 21 febbraio 2018 «per confermare che gli stessi sono istallati abusivamente e per ognuno di essi è stato rilevato Verbale di Accertamento Violazione da parte della Polizia Locale di Roma Capitale – U.O. X Gruppo Mare» e per comunicare che «pertanto gli impianti in questione, così sanzionati, saranno oggetto di rimozione nell’ambito del relativo Servizio 2018, il cui affidamento è in fare di progettazione».
Al riguardo si fa preliminarmente presente che la conferma delle avvenute sanzioni per ognuno dei 52 impianti pubblicitari è stata data per telefono al sottoscritto da parte di un funzionario della U.O. X Gruppo Mare, che pochi giorni dopo la trasmissione della segnalazione di VAS ha tenuto a precisare che tutti i Verbali di Accertamento di Violazione sono stati elevati entro la fine dell’anno 2016: se ne deduce che dovrebbero essere stati quindi trasmessi alla Unità Organizzativa Affissioni e Pubblicità per il seguito di competenza.
Si chiede pertanto di far sapere se nei 52 Verbali di Accertamento di Violazione sia stata applicata la sanzione di cui al comma 11 dell’art. 23 del D.Lgs. n. 285/1992 (che prevede il pagamento di una somma da € 422 a € 1.697) oppure la sanzione di cui al successivo comma 12 del medesimo art. 23 (che prevede invece il pagamento di una somma da € 1.389 ad € 13.890 in via solidale con il soggetto pubblicizzato).
Si chiede altresì di far sapere se sia stata applicata anche la sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al doppio del canone dovuto, così come prescrive il 1° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento di Pubblicità.
Si chiede inoltre di far sapere se e quando i 52 Verbali di Accertamento di Violazione siano stati notificati alle società “Visual”, “Pubblicità Roma” e “Pec” e se siano state effettivamente incassate tutte le sanzioni amministrative pecuniarie applicate nel rispetto dell’art. 31 del vigente Regolamento di Pubblicità: in caso affermativo si chiede di far sapere se tali somme siano state accantonate a parte o versate invece nella casse generali del Comune.
Ai sensi del combinato disposto dei commi 4 e 5 dell’art. 31 del vigente Regolamento di Pubblicità, la S.V. avrebbe dovuto emanare 52 distinti inviti-diffida a rimuovere ognuno degli impianti pubblicitari sanzionati e lo avrebbe dovuto fare orientativamente tra la fine del 2016 e gli inizi del 2017.
Si chiede di far sapere se e quando siano stati trasmessi sia al trasgressore che al soggetto pubblicizzato i suddetti inviti-diffida a rimuovere ogni impianto entro e non oltre 10 giorni dalla notificazione: in caso affermativo si chiede di far sapere se c’è stata ottemperanza da parte di qualcuna delle tre suddette ditte pubblicitarie e per quali motivi per tutto l’anno 2017 la S.V. non abbia provveduto ad emanare le dovute determinazioni dirigenziali di rimozione forzata di tutti gli impianti per i quali la rispettiva società titolare non abbia ottemperato all’invito-diffida a rimuoverli.
A tal ultimo riguardo, oltre alla oggettiva costatazione che tutti i suddetti 52 impianti pubblicitari rimangono tuttora istallati sul territorio, vanificando ed umiliando di fatto il lavoro svolto dal X Gruppo Mare del Corpo di Polizia di Roma Capitale, la S.V. sembra aver lasciato intendere che le dovute determinazioni dirigenziali non ci sono comunque state e che gli impianti pubblicitari abusivi saranno oggetto di rimozione «nell’ambito del relativo Servizio 2018, il cui affidamento è in fase di progettazione».
Se il non meglio precisato “Servizio 2018” deve essere inteso come affidamento ad una ditta specializzata del servizio di rimozione forzata degli impianti pubblicitari sanzionati come abusivi ma non rimossi dalle ditte titolari malgrado l’invito-diffida a farlo, si chiede di far sapere allora perché la rimozione non sia avvenuta nell’ambito del relativo “Servizio 2017”.
Se invece, come è più presumibile, la rimozione forzata d’ufficio non è potuta avvenire nel 2017 per mancanza di fondi, si deve far presente che il suo mancato finanziamento con le sanzioni amministrative pecuniarie comunque ricavate dagli stessi 52 impianti perseguiti dal X Gruppo Mare del Corpo di Polizia di Roma Capitale potrebbe essere considerata come una sottrazione indebita di fondi: si mette ancor più in risalto che l’eventuale finanziamento dalle casse comunali per la rimozione forzata di tutti e 52 gli impianti pubblicitari si configurerebbe anche come un danno erariale.
A tal riguardo si mette in grande evidenza che il 2° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento di Pubblicità dispone testualmente che ai nuclei di vigilanza laddove costituiti nei Municipi «deve essere garantita nelle forme e nei modi che verranno definiti la piena disponibilità ed il conseguente utilizzo dell’apposito fondo di cui al comma 5 bis del precedente articolo 31, costituito dai proventi delle sanzioni applicate esclusivamente in relazione agli impianti ricadenti nel territorio del rispettivo Municipio».
Ma il richiamato comma 5 bis dell’art. 31 non esiste, in quanto non ne è stato approvato l’emendamento proposto dal sottoscritto che il 14 luglio 2014 è stato fatto proprio sia dal Movimento 5 Stelle che dalla Lista Marchini e che aveva il seguente testo: «5 bis. I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie applicate agli impianti accertati come abusivi debbono essere destinati ad un fondo apposito, finalizzato a coprire tutte le spese che si dovessero anticipare in caso di rimozione forzata d’ufficio dei medesimi impianti».
Il 30 luglio 2014 l’Assemblea Capitolina ha approvato solo l’emendamento n. 12 del Movimento 5 Stelle, relativo al 2° comma dell’art. 32, mantenendone però un testo che fa riferimento improprio ad un inesistente comma 5 bis dell’art. 31, in quanto ne è stato bocciato l’emendamento che il sottoscritto aveva proposto con la seguente motivazione: «Per prassi consolidata i proventi delle sanzioni non vengono per lo più accantonati per coprire le spese da dover anticipare per le rimozioni forzate d’ufficio, che il Comune attinge dalle entrate correnti del bilancio, motivando con tale causa anche le mancate rimozioni per assenza di fondi. In tal modo invece si è sicuri di non incorrere in ‘distrazione di fondi pubblici’».
Come motivazione della bocciatura dell’emendamento anche da parte della Giunta Capitolina è stata portata l’affermazione secondo cui «la richiesta non viene accolta in quanto illegittima perché in contrasto con il principio di unità del bilancio previsto dal Testo Unico degli Enti Locali».
Si fa presente al riguardo che il bilancio nella sua unità può benissimo ricomprendere le “partite di giro” fra le quali potrebbero essere inserite con apposita voce di bilancio (motivata anche dal 2° comma dell’art. 32 del vigente Regolamento di Pubblicità) proprio quella relativa ai proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie applicate agli impianti accertati come abusivi: differentemente, le SS.LL. in indirizzo dovrebbero motivare come evitare l’accusa di distrazione di fondi pubblici ogni volta che l’Amministrazione Capitolina si dovesse vedere costretta ad utilizzare i soldi del bilancio che sono costituite dalle tasse locali di tutti i cittadini contribuenti.
Comunque sia, si chiede alla S.V. di spiegare le ragioni per cui nel 2017 non ha ritenuto di applicare almeno quanto dispone espressamente il 6° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento di Pubblicità, ai sensi del quale «i competenti uffici comunali possono provvedere altresì alla copertura immediata della pubblicità irregolare e possono disporre, …. , il sequestro cautelare degli impianti abusivamente utilizzati che non siano di proprietà comunale, anche prima della loro materiale rimozione».
Come questa associazione ha già avuto modo di evidenziare, in tal modo l’Amministrazione Capitolina sta permettendo che ad Ostia continui a perdurare una “cartellopoli” non repressa da quasi un anno e mezzo, che – oltre alla concorrenza sleale nei confronti delle ditte pubblicitarie in regola che operano nel X Municipio – stanno creando un danno erariale alle casse del Comune di Roma per causa del mancato versamento del Canone Iniziative Pubblicitarie (C.I.P.), nonché allo stesso Stato per causa della presumibile evasione fiscale.
Si rimane in attesa di un riscontro scritto, anche per via telematica, che si richiede ai sensi degli articoli 2, 3, 9 e 10 della legge n. 241/1990.
Distinti saluti.
Roma, 26 febbraio 2018