Il 3° comma dell’art. 24 del Decreto Legislativo n. 507 del 15 novembre 1993 dispone che “il comune, o il concessionario del servizio, può effettuare, indipendentemente dalla procedura di rimozione degli impianti e dall’applicazione delle sanzioni di cui al comma 2, la immediata copertura della pubblicità abusiva, in modo che sia privata di efficacia pubblicitaria”.
La suddetta norma stabilisce quindi che anche il Comune di Roma “può” e quindi pertanto non “deve” effettuare la immediata copertura della pubblicità abusiva.
Il 4° comma dell’art. 62 del Decreto Legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997 prescrive invece che “il comune procede alla rimozione dei mezzi pubblicitari privi della prescritta autorizzazione, o installati in difformità della stessa, o per i quali non sia stato effettuato il pagamento del relativo canone, nonché alla immediata copertura della pubblicità con essi effettuata, mediante contestuale processo verbale di contestazione redatto da competente pubblico ufficiale”.
Come di può ben vedere, il suddetto dettato normativo ha anche per il Comune di Roma la valenza della obbligatorietà e non della discrezionalità.
Il 6° comma dell’art. 31 del “Regolamento comunale in materia di esposizione della pubblicità e pubbliche affissioni” così come approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 100 del 12 aprile 2006 (quando era Sindaco Veltroni) stabilisce che “in tutti i casi i competenti uffici comunali possono provvedere altresì alla copertura immediata della pubblicità irregolare e possono disporre, ai sensi dell’art. 13, comma 2, della legge 24 novembre 1981, n. 689, il sequestro cautelare degli impianti abusivamente utilizzati che non siano di proprietà comunale, anche prima della loro materiale rimozione”.
Come si può vedere è stato recepito il 3° comma dell’art. 24 del D.Lgs. n. 507/1993, che rende possibile e quindi facoltativa o comunque discrezionale per il Comune la copertura della pubblicità abusiva, e non il 4° comma dell’art. 62 del D.Lgs. n. 446/1997 che non prevede invece alcuna possibilità perché ha un tono chiaramente perentorio ed intimativo.
Malgrado la discrezionalità nella applicazione della norma, quando era Sindaco Valter Veltroni l’allora assessore Daniela Valentini ha provveduto a far oscurare le pubblicità abusive facendovi incollare sopra una striscia predisposta dal Comune con stampata una scritta che dichiarava abusiva quella pubblicità.
Per colmare il vuoto delle pubblicità abusive eventualmente ancora da oscurare, l’Assessore Valentini ha fatto pubblicare l’ Elenco delle ditte pubblicitarie fuorilegge, che ammontavano a 116 quando ne ha dato notizia Il Messaggero del 14 febbraio 2002 ma che sono poi diventate 186.
A fiancheggiare il Comune di Roma nell’oscuramento delle pubblicità abusive è venuta la Procura della Repubblica nelle figure del P.M. Roberto Cavallone e del G.I.P. Giuseppe Renato Croce che, come riportato su La Repubblica del 13 luglio 2004, hanno disposto la copertura della pubblicità abusiva di ben 2.000 cartelloni delle ditte “New Team Company” e “Nevada Pubblicità”, che sono stati tutti coperti da una enorme pagina bianca con su scritte le norme del Codice Penale che autorizzava una tale operazione.
L’Assessore Valentini ha fatto inoltre pubblicare sul sito del Comune l’elenco delle “DITTE PRIVE DI ATTI AUTORIZZATIVI CON PIÙ DI 4 INFRAZIONI” che nell’aggiornamento del 31 ottobre del 2005 ammontavano a ben 120 ditte: l’iniziativa è stata promossa in prospettiva del Regolamento poi approvato con delibera n. 100/2006 e che al comma 14 dell’art. 31 con riguardo proprio alle infrazioni testualmente recitava: “In particolare la prima violazione darà luogo alla pronuncia di decadenza per il 5 per cento delle autorizzazioni, con priorità per quelle rilasciate nell’ambito del medesimo Municipio; la seconda violazione darà luogo alla pronuncia di decadenza per il 20 per cento delle autorizzazioni, con priorità per quelle rilasciate nell’ambito del medesimo Municipio; la terza violazione darà luogo alla pronuncia di decadenza per il 50 per cento delle autorizzazioni, con priorità per quelle rilasciate nell’ambito del medesimo Municipio; l’ulteriore violazione darà luogo alla pronuncia di decadenza delle restanti autorizzazioni”.
Non appare quindi casuale che l’elenco pubblicato abbia riguardato ditte con più di 4 infrazioni che dovrebbero essere state poi dichiarate tutte decadute dall’esercizio commerciale nel territorio dei Roma proprio in forza del suddetto comma 14 dell’art. 31.
Le modifiche ed integrazioni apportate al “Regolamento” dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 37 del 30 marzo 2009 (quando era Sindaco Alemanno) non hanno riguardato il comma 14 dell’art. 31, che è stato integralmente confermato, così come il testo del precedente 6° comma, che è stato però integrato nel modo seguente: “La defissione o il danneggiamento dei manifesti di copertura della pubblicità abusiva configura gli estremi della fattispecie di reato punito dall’art. 664 c.p., salvo che il fatto non integri il più grave reato di lesione del regolare funzionamento delle attività amministrative e del prestigio degli organi pubblici”.
Il richiamato art. 664 del Codice Penale è relativo proprio alla “Distruzione o deterioramento di affissioni” e testualmente recita: “Chiunque stacca, lacera o rende comunque inservibili o illeggibili scritti o disegni fatti affiggere dalle autorità civili o da quelle ecclesiastiche, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 77 a euro 464”.
Per tutto il tempo che è stato Sindaco Giovanni Alemanno il Servizio Affissioni e Pubblicità non ha mai provveduto alla copertura delle pubblicità abusive, forse proprio perché è equiparabile in tutto e per tutto ad un sequestro di tipo amministrativo, che se violato con la defissione configura gli estremi di un reato penale ben più grave a carico dei rappresentanti legali delle ditte pubblicitarie che se ne rendessero responsabili.
All’opposto di quanto fatto dall’Assessore Daniela Valentini con la pubblicazione on line delle ditte fuorilegge, il Comune di Roma per fare cassa ha “legittimato” tutti gli impianti installati abusivamente che sono stati autodenunciati ai sensi del D.P.R. n. 445/2000 dalle ditte che se ne sono rese responsabili e che pagando l’indennità pari al Canone Iniziative Pubblicitarie (CIP) previsto dal 1° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento hanno ottenuto la registrazione dei loro impianti nella Nuova Banca Dati, ottenendo l’assegnazione di un numero di codice identificativo.
La Proposta di delibera di iniziativa popolare predisposta dal dott. Arch. Rodolfo Bosi e promossa dall’omonimo Comitato con la raccolta di più di 10.000 firme prevedeva la sostituzione al comma 6 dell’art. 31 delle espressioni “possono provvedere” e “possono disporre” con le espressioni “debbono immediatamente provvedere” e “debbono immediatamente disporre”: il 24 novembre 2011 il Consiglio Comunale ha bocciato l’intera proposta di delibera di iniziativa popolare.
L’anno prima l’allora Assessore al Commercio Davide Bordoni aveva voluto istituire un Tavolo Tecnico Permanente di confronto e di collaborazione in particolare con il Comitato Promotore della delibera di iniziativa popolare da una parte e con il Circolo Territoriale di Roma dell’associazione VAS dall’altra parte: nel corso della seconda riunione che si è tenuta il 29 luglio 2010 il dott. Arch. Rodolfo Bosi ha chiesto al dott. Francesco Paciello di rispettare in particolare l’obbligo delle rimozioni e soprattutto di oscuramento di tutti i cartelloni pubblicitari abusivi accertati, per impedire loro di continuare a far ricavare guadagni da una pubblicità irregolare.
Il dott. Francesco Paciello ha risposto con un aut aut: o si rimuovono gli impianti o li si oscura, escludendo la possibilità di coprire immediatamente la pubblicità abusiva per il tempo materiale che occorre burocraticamente per rimuovere l’impianto accertato come abusivo.
Appare fin troppo evidente che la immediata copertura di tutti gli impianti abusivi disincentiverebbe il fenomeno dell’abusivismo, perché non consentirebbe più di speculare con impianti pubblicitari che vengono per lo più rimossi anche a distanza di più di un anno dalla loro accertata violazione: il dott. Francesco Paciello non ha mai voluto spiegare le ragioni di questa sua scelta che perdura tutt’oggi.
Ci si augura che la nuova maggioranza che si è insediata dopo le ultime elezioni al governo della città di Roma modifichi il 6° comma dell’art. 31 del vigente Regolamento, recependo il testo del 4° dell’art. 62 del D. Lgs. n. 446/1997, e che comunque riprenda la stessa iniziativa intrapresa dall’Assessore Daniela Valentini.
Se c’è voluta ieri una donna per oscurare le pubblicità abusive, si spera che faccia altrettanto – quanto meno fino alla approvazione del PRIP e dei Piani di Localizzazione, nonché fino all’espletamento dei successivi bandi di gara, la nuova donna che ricopre la carica di Assessore e che risponde al nome di Marta Leonori.