Carloforte, La Caletta, eco-mostro in costruzione
L’abbiamo denunciato e lo denunciamo in tutte le sedi possibili e immaginabili.
Il c.d. piano casa o piano per l’edilizia che dir si voglia (legge regionale Sardegna n. 4/2009 e s.m.i.) serve soprattutto per incrementare la speculazione edilizia lungo le coste dell’Isola.
Servono per consentire degenerazioni tumorali edilizie come l’ecomostro della Caletta, a Carloforte.
Ovviamente tali disposizioni sono tuttora vigenti, inserite nella legge regionale Sardegna n. 8/2015 e prorogate fino al 30 giugno 2019 grazie alla legge regionale Sardegna n. 26/2017.
E ancora si insiste con il voler consentire ennesimi incrementi volumetrici.
Per non far mancare nulla, inoltre, condoni e sanatorie edilizie consentono disinvoltamente, con quattro soldi, di fare quasi tutto quello che si vuole, anche a pochi passi dal mare.
La legalità e la salvaguardia ambientale, termini assenti dal vocabolario e dal dibattito politici di questi tempi, appaiono una chimera.
Resistere, resistere, resistere.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Arzachena, Costa Smeralda, lavori suites Hotel Romazzino
da Sardinia Post, 26 gennaio 2018
Piano Casa e sanatorie a valanga, così si stanno mangiando le coste sarde. (Pablo Sole)
Da direttore del servizio comunale Verde pubblico di Milano si vantava d’aver fatto respirare nuovamente la città mettendo a dimora 70mila nuovi alberelli e realizzando 2 milioni di metri quadri di nuove aree verdi.
Ad Arzachena invece, meta prediletta per le vacanze estive, la stessa funzionaria costruiva “un fabbricato unifamiliare” in zona vincolata, oltre a trasformare un garage in “locale abitabile”.
Il tutto senza autorizzazioni.
Spietata la reazione dell’ufficio comunale per la tutela del paesaggio, interrogato per sanare l’abuso: la colata di cemento?
“Nessun danno ai beni tutelati”.
Nel caso di Arzachena: l’intero territorio comunale.
“Paghi una sanzione di 2.800 euro per l’immobile e 330 per il garage-abitazione e per noi è tutto risolto”, tagliano corto in municipio.
Un bell’affare, in una zona dove gli immobili sono valutati in media 6.500 euro al metro quadro: fatti due conti, un profitto che fa concorrenza ai Bitcoin dei bei tempi.
Peccato che l’autorizzazione paesaggistica ‘in sanatoria’ – ovvero dopo aver realizzato gli interventi – non può essere concessa né per nuove superfici, né per nuovi volumi.
Lo dice la legge.
Che in molti Comuni dell’Isola interpretano forse in maniera un poco lasca.
Si potrebbe pensare ad un caso isolato.
E invece no.
A scorrere la lista infinita delle autorizzazioni e delle sanatorie concesse dal 2012 a oggi dall’ufficio Tutela del paesaggio della Regione e dai singoli Comuni delegati – a occhio e croce circa 15mila pratiche – c’è da rimanere esterrefatti, tanto che il caso della funzionaria meneghina pare una quisquilia.
Un’anticipazione: tra le carte compare anche Luigi Del Fabbro, che per conto di Mediolanum SpA chiede quindici accertamenti paesaggistici in sanatoria, per altrettanti interventi sugli immobili che la banca di Ennio Doris e Silvio Berlusconi possiede a due passi dal mare di Cala del Faro, a Porto Rotondo.
Spicca il placet richiesto per “l’ampliamento” di un fabbricato “con modifiche interne ed esterne”, chiaramente in ambito vincolato.
Gli uffici comunali non battono ciglio: 583 euro e il problema è risolto.
Di nomi illustri, come si vedrà nei prossimi giorni, i documenti sono zeppi: politici di primissimo piano, personaggi dello sport e dello spettacolo, magnati e capitani d’industria che in Sardegna hanno trovato il paradiso del mattone (e spesso dell’abuso) a costo zero.
Come un noto imprenditore, in questo caso isolano doc, che dalla Regione ha ottenuto una decina di nullaosta per altrettanti interventi realizzati nel suo albergo di lusso in riva al mare, sulla scorta del condono Berlusconi del 2003, che però non ammette sanatorie per nuovi volumi in ambito vincolato, come in questo caso: in Regione non se ne sono accorti.
Tutto sanato ex post, come gli scantinati che si trasformano in abitazioni col benestare degli uffici comunali e a volte con esiti tragici, si veda alla voce alluvioni.
E se non si è trattato di condoni e sanatorie, nel 2009 a soccorrere gli amanti del cemento castrati dal Piano paesaggistico regionale sono arrivati il governatore Ugo Cappellacci e l’assessore all’Urbanistica Gabriele Asunis, padri nobili del Piano casa.
Al grido di “liberi tutti”, il colpo di spugna permetteva di ignorare gli indici massimi di edificabilità e le normative regionali, a partire proprio dal Ppr.
Cosa puntualmente avvenuta, con le colate di cemento anche entro i 300 metri dal mare – possibilità cassata dalla giunta Pigliaru in sede di proroga – e perfino nel bel mezzo di un parco nazionale, come si vedrà nei prossimi giorni.
Tra i fan del Piano casa: Silvio Berlusconi con Villa Certosa, l’immobiliarista ed editore Sergio Zuncheddu con l’ampliamento dell’hotel di lusso Abi d’Oru nello splendido golfo di Marinella, una nutrita schiera di oligarchi russi innamorati della Costa Smeralda e degli ampliamenti volumetrici.
In definitiva il Piano casa ha fatto da cavallo di Troia per bypassare con nonchalance ogni norma, prima di stramazzare miseramente al suolo nel 2016, quando la Corte Costituzionale ha sancito che quelle “deroghe” non erano propriamente costituzionali.
Ad esempio, non potevano scavalcare il Ppr.
Peccato che dall’approvazione del Piano Casa al pronunciamento della Consulta siano trascorsi sette anni e gli uffici della Regione abbiano accordato, durante quel periodo, una valanga di autorizzazioni senza colpo ferire.
E spesso saltando un passaggio obbligato: la richiesta del parere vincolante della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici.
Anche per questo associazioni ambientaliste come il Gruppo di intervento giuridico hanno segnalato tutto alla Procura di Cagliari.
E lo stesso ha fatto, come risulta a Sardinia Post, un solerte funzionario della Regione Sardegna, che oltre a interessare la magistratura, ha informato anche l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione e il Corpo forestale dello Stato.
Il quadro complessivo fa tremare i polsi.
Ne daremo conto nei prossimi giorni, con nomi e cognomi.
San Teodoro, Cala Girgolu, villa sul mare ampliata grazie alla legge regionale n. 4/2009
da Sardinia Post, 1 febbraio 2018
Dal Premio Oscar al Cavaliere, gli scempi ‘legittimi’ del Piano Casa. (Pablo Sole)
Alla fine il signor Claudio Magenta da Courmayeur s’è dovuto mettere l’anima in pace.
Avrebbe voluto sfruttare il Piano Casa varato da Cappellacci per ampliare l’amato buen retiro sull’Isola di Santa Maria, perla dell’arcipelago della Maddalena, ma l’ufficio regionale Tutela del paesaggio ha risposto picche.
“Non so perché – dice Magenta, titolare di alcuni negozi d’abbigliamento storici sotto il monte Bianco -. Io sono residente a Santa Maria, è il mio paradiso.
Fosse per me ci starei tutto l’anno ma, come si dice, si deve lavorare.
Avrei voluto chiudere un terrazzino, fare una camera per i miei nipoti.
E invece niente.
Non sarà piaciuto il progetto, non so.
Ad altri l’ampliamento è stato concesso, a me no.
Ma va bene così”.
Insomma: “Niente cemento”.
Sarà perché la zona è a tutela integrale.
O quasi.
Perché ai vicini di casa del signor Magenta è andata un poco meglio.
Sono Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, che sull’isola hanno acquistato casa alla fine degli anni Novanta folgorati dalla bellezza selvaggia e incontaminata di quel rifugio isolato.
Poche case, un hotel de charme, zero auto: a Santa Maria si arriva in elicottero o in barca.
L’unica pecca: d’estate, la lunga spiaggia di sabbia bianca è invasa da orde di turisti portati dai barconi.
Per il resto, un’oasi di pace.
Dove qualsiasi colata di cemento dovrebbe essere bandita, come ha sperimentato il signor Magenta.
E invece il Piano Casa è arrivato anche a Santa Maria, quando Nicoletta Braschi ha avviato l’iter per l’ampliamento dell’immobile di proprietà a pochi passi dalla spiaggia e la “realizzazione di un locale accessorio”.
Incassate le autorizzazioni nel 2012, sono partiti i lavori, “effettuati nel pieno rispetto dei vincoli esistenti – puntualizza Nicoletta Braschi a Sardinia Post – e dopo aver ottenuto il rilascio di tutti i permessi e nullaosta da parte degli enti preposti alla tutela degli stessi e senza che gli stessi enti evidenziassero alcuna criticità”.
Sia chiaro: Braschi e Benigni hanno legittimamente domandato e gli uffici regionali concesso.
Ed è sul comportamento di questi ultimi che sorge più di qualche dubbio.
Ci si chiede, posto che gli interventi hanno ottenuto “tutti i permessi e i nullaosta”, come abbiano fatto l’ufficio tutela e la Soprintendenza al paesaggio a firmare i via libera in una zona a tutela integrale.
I due nullaosta rilasciati dall’ufficio Tutela del paesaggio della Regionel.
Tralasciando il fatto che nel 2016 la Consulta ha specificato come il Piano Casa non possa scavalcare norme sovraordinate come il Piano paesaggistico regionale, fa specie che “gli enti preposti alla tutela” del territorio abbiano potuto rilasciare autorizzazioni e nullaosta per nuovi interventi edilizi a fronte del vincolo di conservazione integrale e visto che l’intera isola ricade nel Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena, nel sito di importanza comunitaria ‘Arcipelago della Maddalena’ ed è ulteriormente tutelata con specifico vincolo paesaggistico.
Benigni e Braschi non sono certi gli unici vip che hanno colto al balzo le deroghe concesse dal Piano Casa ai ‘tirannici lacciuoli’ delle norme a tutela del territorio e del paesaggio, si parli di Ppr o Codice Urbani.
Un poco più a sud, in quel di Porto Cervo, a beneficiare del ‘cemento a gogò’ fornito da Ugo Cappellacci, sono stati calciatori come Luca Toni e Angelo Domenghini e a Cala Granu ha ingrandito la sua villa sul mare Alberto Tomba.
Non poteva certo mancare Silvio Berlusconi, mai pago delle 126 stanze distribuite in 4.500 metri quadri – oltre ad un parco di 120 ettari – di Villa Certosa, in quel di punta Lada a Porto Rotondo. L’ex presidente del Consiglio ha presentato regolare istanza al comune di Olbia per approfittare del Piano Casa e “realizzare fabbricati pertinenziali all’edificio padronale esistente”.
La natura delle opere non è specificata, ma fa il paio con altri interventi, tra i quali “un frutteto di 35 per 75 metri” completo di “camminamenti in pietra basolo” e altri lavori minori.
Infine, come riportato dalla Nuova, dal comune di Olbia Berlusconi ha avuto il via libera – Corpo forestale e Soprintendenza non si sono pronunciati – per la ristrutturazione di due ville confinanti con Villa Certosa acquistate sul finire del 2016.
Ancora più a sud, a Torre delle Stelle è di casa Pippo Baudo: villa a picco sul mare, di grande charme.
Per l’ampliamento, arriva il Piano Casa.
Così come a Santa Margherita di Pula, nella magione (ampliata) della giornalista Mediaset Stella Pende.
Qualche chilometro più avanti, la splendida villa di Alessandro Benetton, affacciata sulla spiaggia di Tuerredda.
Anche l’imprenditore veneto si è aggrappato al Piano Casa e ampliato l’immobile.
Ancora, tra i personaggi in vista amanti della cazzuola e del cemento in riva al mare compaiono l’oligarca russo intimo di Putin Alexey Mordashov, di stanza a Portisco, le industriali Margherita e Maria Gabriella Bianchi Fuchs (birra Forst e Menabrea) con villa a Liscia di Vacca, il proprietario della Mapei Carlo Rossi, l’armatore tedesco Friedrick Harmstrof Alanwick e Carl Horst Hahn, già general manager di Volkswgen, il manager della Philip Morris Jacob Everhard Heeringa, l’ex modella russa Irina Garber, che ha acquistato – e ampliato – la villa che fu di Marta Marzotto a Punta Volpe.
A scorrere i documenti non ci sono, chiaramente, solo i nomi di chiara fama, ma un esercito infinito di cittadini – come si vedrà più in particolare nei prossimi giorni – che dalla Regione e dai Comuni ha ottenuto, in barba alle norme di tutela della costa e in forza delle deroghe incostituzionali del Piano Casa, un perenne lasciapassare per le colate di cemento a due passi dalla battigia.
O a un chilometro dal mare: il discorso poco cambia.
Per finire, ai singoli cittadini si sommano alberghi e società private.
Ai quattro angoli dell’Isola, come si vedrà sempre nei prossimi giorni.
Da Carloforte a Porto Raphael, da Villasimius a Stintino, dal 2009 al pronunciamento della Corte Costituzionale e oltre, il cemento ha regnato incontrastato.
Così come gli appetiti fuori misura di alcuni nomi noti.
È il caso di Marina Swarovsky, la ‘principessa dei cristalli’ proprietaria dell’immensa Villa Trinitaria, a Porto Rotondo.
Beneficiaria del Piano Casa, nel 2013 ha dovuto aprire le porte di casa agli agenti del Corpo forestale che, su disposizione dell’allora procuratore capo di Tempio Domenico Fiordalisi, dovevano apporre i sigilli alla magione.
Non contenta della cubatura extra concessa dal Piano Casa, l’imprenditrice aveva pensato bene di realizzare – raccontano gli uomini della Procura e le cronache – novanta metri quadri in più.
È finita a processo.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 4 febbraio 2018 sul sito del Gruppo d’Interventi Giuridico)