Si è svolto ieri mattina nell’Aula Avvocati di Roma del Palazzo di Giustizia il convegno organizzato dalla associazione di categoria Imprese Romane Pubblicitarie associate (I.R.P.A.).
Ha fatto gli onori di casa il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma Avv. Mauro Vaglio per dare un saluto ai partecipanti ed abbandonare poi l’aula.
Mauro Vaglio
Ha quindi preso la parola l’Avv. Giuseppe Scavuzzo dell’Ufficio Legale della Confederazione I.R.P.A., per fare anzitutto presente che l’iniziativa odierna costituisce la prosecuzione dell’altro convegno che si è tenuto il 25 novembre 2016 (vedi https://www.rodolfobosi.it/si-e-svolto-il-convegno-che-ha-voluto-fare-il-punto-sugli-impianti-pubblicitari-tra-presente-e-futuro/).
Giuseppe Scavuzzo
Ha precisato di non voler entrare nel merito giuridico, ma di voler dare il quadro generale relativo alla pubblicità, perché chi lo conosce ha delle perplessità riguardo a tale materia, dal momento che rispetto ad altre forme di pubblicità più moderna (specie via internet) la pubblicità esterna rimane ormai una nicchia: riguardo a quest’ultima ha voluto sfatare la critica di essere una pubblicità invasiva che crea inquinamento visivo, se non altro perché il formato massimo dei cartelloni pubblicitari è stato ridotto da mt. 4 x 3 a mt. 3 x 2 [con la Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014, ndr.].
Ha quindi fatto presente che degli investimenti fatti dalle ditte pubblicitario non si è tenuto conto in sede di rinnovo delle concessioni ed ha evidenziato per contro che le ditte sono sempre in regola con il pagamento delle tasse rispetto ad altri settori (come ad es. gli ambulanti).
Ha anticipato che si sarebbe parlato di che fine fanno le concessioni, che per un disegno politico-amministrativo di è deciso di mettere a gara: a tal ultimo riguardo ha fatto notare che a Roma operano attualmente 69 ditte pubblicitarie e 2 multinazionali (Clear Channel ed IGP Décaux) ed ha messo in evidenza che le 69 ditte sono destinate a scomparire («lo diciamo con estrema franchezza»).
Ha affermato che dopo la sospensione dei Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari c’è stata ora una accelerazione [si riferisce all’ultima seduta della Commissione Commercio dell’8 febbraio 2017, ndr. Vedi https://www.rodolfobosi.it/la-commissione-commercio-ha-espresso-parere-favorevole-sulla-proposta-della-giunta-capitolina-di-far-prendere-atto-del-mancato-rispetto-del-termine-di-tempo-entro-cui-si-sarebbero-dovuti-approvare-i-p/].
Ha aggiunto che si è parlato a sproposito della Direttiva Bolkestein (Direttiva n. 123 del 12 dicembre 2006), che a suo giudizio con il decreto legge “Mille proroghe” è stata prorogata fino al 2020 [quando invece è stata prorogata fino al 31 dicembre 2018, ndr.].
Ha quindi affermato che gli attuali Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari ridurranno a poco più di 3.400 gli impianti sul territorio [si riferisce solo ai 3.470 impianti SPQR di proprietà comunale e non ai complessivi 14.391 impianti previsti dai Piani di Localizzazione adottati, ndr.], posizionandoli per di più in aree poco redditizie da un punto di vista economico, a differenza degli impianti riservati al servizio di Bike Sharing ubicati in zone di maggior pregio.
Ha voluto fare un’«altra annotazione, la più grave» che riguarda i futuri bandi di gara, che saranno a suo giudizio preparati per far vincere solo le multinazionali.
Ha voluto ricordare anche la situazione disastrata in cui si trovano le ditte, con carenza di posti di lavoro: ha parlato di 4.000-5-000 persone compreso l’indotto.
Dopo quello che ha definito «grido d’allarme», ha lasciato all’Avv. Nicoletta Tradardi il compito di parlare delle “posizioni pregresse” sotto l’aspetto giuridico.
Nicoletta Tradardi
L’Avv. Tradardi ha esordito dicendo che si è posta come prima domanda l’interrogativo su cosa sono gli impianti pubblicitari ed a che cosa servono.
Ha fatto presente che nella normative statali (Decreto legislativo 507_1993 e Decreto Legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997) non si precisano le funzioni di tale tipo di impianti, evidenziando che questo rappresenta il problema fondamentale di origine, nel cui ambito rientrano (ma senza costituire la risoluzione) gli introiti dei tributi nelle casse comunali o l’indotto per l’economia che gira, anche se piccola: a quest’ultimo riguardo ha portato il paragone della pubblicità delle lavatrici che si faceva negli anni ’50 e che ha avuto il suo peso nel far passare il messaggio.
Ha fatto altresì presente che si può pensare all’impiantistica pubblicitaria anche in funzione del decoro delle città.
Ha quindi ribadito che la normativa statale è senza definizione della funzione della pubblicità esterna, ma rimanda comunque ai Regolamenti comunali, rispetto ai quali sono da considerare 2 punti fondamentali, vale a dire che gli impianti hanno una occupazione limitata degli spazi pubblici (con conseguente obbligo di metterli a gara) e che si devono definire i criteri per la loro installazione.
La normativa statale non precisa inoltre i compiti esatti dei Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari.
Il D.Lgs. n. 446/1997, che ha fra l’altro stabilito il passaggio a tariffa dei tributi, fa riflettere su alcuni problemi, perché fa riferimento ad esempio al Codice della Strada facendo fare un passo in avanti sull’arredo urbano.
Riguardo alle procedure per il rinnovo dell’autorizzazione ha fatto presente che a tutt’oggi c’è la coesistenza delle due richiamate normative (D.Lgs. 507/1992 e D.Lgs. 446/1997), ma senza una precisa nozione dell’impiantistica pubblicitaria: a tal riguardo ha citato una non meglio precisata sentenza di gennaio del 2017 del Consiglio di Stato (contro una sentenza pare del T.A.R. Calabria) da cui emerge che per il caso in questione non sarebbero necessari i titoli autorizzativi.
Ha fatto sapere che ci sono Comuni ancora senza piano generale degli impianti, provvisti per lo più solo di Regolamento.
Ha quindi parlato di un’altra non meglio precisata sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia, che con riferimento ad un ordine di rimozione ha stabilito che bisogna fare attenzione al tipo di potere che usa il Comune (riguardo al Codice della Strada o ad un abuso edilizio o ad un vicolo paesaggistico ecc.): si è chiesta quindi al riguardo se si tratta di un procedimento unico o di più procedimenti, rilevando che c’è mancanza di una normativa nazionale che regolarizzi meglio la materia.
L’Avv. Nicoletta Tradardi è quindi passata a parlare delle “posizioni pregresse”, che costituiscono una applicazione a valle delle normativa: ha fatto presente che a causa dello spazio pubblico contingentato e comunque limitato il Comune può fare provvedimenti di ordine contenitivo.
A tal riguardo il Consiglio di Stato [Sentenza del Consiglio di Stato n. 5 del 25 febbraio 2013 in Adunanza Plenaria, ndr.] ha sentenziato che per assicurare uno stato concorrenziale occorre procedere a gare competitive.
Riguardo ai titoli da mettere a gara ha fatto presente che c’è confusione tra “autorizzazioni” e “concessioni” [a Roma le “autorizzazioni” riguardano gli impianti di proprietà privata, mentre le “concessioni” riguardano la locazione degli impianti SPQR, ndr.].
Ha rilevato che il problema delle “posizioni pregresse” non è particolarmente affrontato: ha fatto presente i periodi transitori (fino all’espletamento delle gare) non meglio definiti con riguardo ai dovuti ammortamenti degli investimenti fatti dalle ditte pubblicitarie.
Ha fatto notare che la Direttiva Bolkestein è al momento sospesa, ma non risolve comunque i problemi locali, legati ognuno ai rispettivi Regolamenti comunali.
Si è quindi chiesta come ci si deve organizzare e che cosa succede se ci si tiene fuori delle procedure competitive: si è risposta affermando che occorre trovare una sfera adeguata di forme ai livelli superiori (regionali se non statali), che affrontino il problema di arginare per lotti, individuando le relative perimetrazioni per ognuno di essi.
A tal riguardo ha parlato di dimensioni di bacini territoriali per piccole e medie imprese, al fine di avere costi appetibili.
Ha anche fatto presente la possibilità per le Regioni di individuare delle “premiabilità” (per l’ambiente o per i temi sociali o per altro), secondo concetti di “prossimità” territoriale.
Ha voluto fare un ultimo riferimento riguardo a Roma, parlando del pregresso (cosiddetta “procedura di riordino”) e dei due rinnovi di “autorizzazioni” e “concessioni” di cui il Sindaco Marino ha escluso la possibilità di un terzo rinnovo.
Ha quindi letto il comma 5 bis dell’art. 7 del nuovo Regolamento di Pubblicità (approvato con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014), che con procedure di evidenza pubblica assegna le concessioni degli impianti SPQR prioritariamente alla ditte pubblicitarie che hanno partecipato alla “procedura di riordino”.
L’Avv. Nicoletta Tradardi ha voluto in conclusione far presente che il testo del comma 5 bis parla di “criteri” per l’assegnazione delle concessioni che dovrà definire la Giunta Capitolina, sui quali a suo giudizio c’è «una certa confusione». [Presumibilmente ignora che con Deliberazione della Giunta Capitolina n. 343 del 23 ottobre 2015 sono stati dettati i «Criteri generali di ammissione alle procedure di assegnazione degli impianti S.P.Q.R. di cui all’art. 7 comma 5 bis della deliberazione Assemblea Capitolina n. 50/2014», ndr.]
In questo momento è arrivato il consigliere comunale Davide Bordoni, che l’Avv. Scavuzzo avrebbe voluto far intervenire subito , ma che ha preferito parlare alla fine del convegno.
È quindi intervenuto il Dott. Enrico di Ienno, docente a contratto presso l’Università di Roma Torvergata, esperto in gare d’appalto, che ha iniziato con delle considerazioni su ciò che ha detto l’Avv. Tradardi, per vedere quali possano essere gli scenari possibili.
Enrico Di Ienno
Con riferimento espresso alla Direttiva Bolkenstein ha precisato che si basa sui seguenti tre principi:
1 – tutela della libertà di stabilimento;
2 – tutela della sfera della concorrenza;
3 – tutela della non discriminazione.
A suo giudizio si tratta di concetti che abbiamo a livello umano, ma anche di Costituzione.
La libertà di circolazione va assommata all’art. 41 della Costituzione.
In base all’art. 11 della Direttiva se ci deve essere ”autorizzazione” o “concessione” (termini trattai in maniera ambigua) spetta allo Stato regolamentare il caso.
Ha quindi affermato che la Sentenza del Consiglio di Stato n. 5 del 25 febbraio 2013 ha sostenuto che c’è mercato contingentato, per cui è “legittimo” (e non “doveroso”) un aspetto di selezione, perché è più logico un procedimento concorrenziale per allocare gli impianti pubblicitari.
Ha fatto presente che successivamente ci sono state altre sentenza che hanno ribadito l’opportunità delle gare.
Riguardo al principio di non discriminazione, che personalmente lo trova d’accordo, si è chiesto però cosa sia e per rendere meglio il concetto ha fatto un paragone tra ieri ed oggi sulle gare dei 100 metri piani, per arrivare a dire: «Concretamente, chi farebbe correre oggi qualcuno contro Usain Bolt?».
Il paragone gli è servito per mettere in evidenza che l’economia del nostro paese ha un tessuto di piccole e medie imprese e che i dati del Ministero attestano che la maggior parte delle gare d’appalto vengono aggiudicate alle grandi imprese, perché hanno maggiore influenza nel campo sia economico che della conoscenza: ne deriva che se dobbiamo adempiere al principio di non discriminazione, occorre allora vigilare sulle gare.
Laddove si dovesse andare in gara, i lotti debbono essere vagliati anche sull’esempio dell’America che ha gare ad hoc.
Ha fatto sapere che le normative europee [Regolamento di Esecuzione n. 425 della Commissione del 22 aprile 2014, ndr.] hanno preso cura delle piccole imprese in materia di appalti per servizi, opere e forniture, anche per far uscire gli Stati membri dalla crisi economica.
Ha quindi sostenuto che la massima concorrenzialità deve tener conto di trasparenza, proporzionalità ed economicità (subordinatamente anche a temi di carattere sociale, ambientale ecc.).
Salvaguardia dunque delle piccole e medie imprese, con lotti funzionali, ma anche “adeguati” a queste realtà.
Ha quindi citato pronunce recenti che fanno capire in prospettiva l’attenzione da dare a piccole e medie imprese e pertanto occorre dare sviluppo e attualità alle microimprese, per cui non è possibile partecipare alle gare solo per Associazioni Temporanee di Impresa (A.T.I,) o altre forme rischiando di violare l’art. 41 della Costituzione.
[Ndr. – Il Prof. Di Ienno ha citato la Sentenza del TAR n. 9441 del 30 agosto 2016, di cui si riporta il seguente passo:
«La scelta della stazione appaltante, pertanto, ha violato il fondamentale principio del favor partecipationis limitando in modo irragionevole la facoltà di presentazione individuale delle offerte e non garantendo in tal modo né l’esplicarsi di un piena apertura del mercato alla concorrenza né i risparmi di spesa potenzialmente derivanti da una più ampia gamma di offerte relative ai singoli lotti.
L’ambito territoriale ottimale, in definitiva, dovrebbe consentire il funzionamento di un mercato in cui la facoltà di presentare offerte in forma singola sia concessa non solo ai player dello stesso, ma anche, per quanto possibile, alle imprese di medie e piccole dimensioni al fine di incentivare una concorrenza piena, con possibilità per ogni impresa di incrementare le proprie qualificazioni e la propria professionalità, e di trarre i potenziali benefici in termini di qualità di servizi resi e di prezzi corrisposti.»]
Il Prof. Di Ienno ha citato anche una non meglio precisata sentenza del TAR del 7 gennaio 2017 che ha sancito il “vincolo di aggiudicazione” (pro-concorrenziale) per impedire l’aggiudicazione di più lotti ad una stessa impresa e consentire così di far partecipare anche piccole e medie imprese.
Un ulteriore aspetto che a suo giudizio va sottolineato riguarda l’art. 12 della Direttiva Bolkestein sulla libertà di stabilimento: a tal riguardo ha citato la Sentenza della Corte di Giustizia Europea n. 458 del 14 luglio 2016, che si è occupata del caso delle concessioni demaniali marittime ma che è utile prendere in considerazione per analogia con la pubblicità.
Ci sono concessioni che a suo giudizio non dovrebbero andare a gara, perché siamo nell’ambito dell’esercizio della attività economica su aree demaniali.
Come 2° punto ha affermato che è comunque ammissibile una valutazione rispetto al piano di ammortamento degli investimenti fatti, per un principio di rispetto del diritto di ogni imprenditore, per cui bisogna andare oltre il concetto di “gara” per come la conosciamo.
È quindi intervenuto l’Avv. Marco Luzza che ha voluto parlare dei Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari, di grande attualità, per i quali a suo dire la Commissione Commercio ha riavviato il procedimento [quando ha espresso soltanto il parere di sua competenza su una proposta che dovrà approvare l’Assemblea Capitolina, facendo ripartire solo allora il procedimento di definitiva approvazione dei piani, ndr.]
Marco Luzza
Ha citato gli impianti SPQR di proprietà comunale da concedere “prioritariamente” alle ditte pubblicitarie che hanno partecipato alla “procedura di riordino”, per porre l’accento solo sulla “pubblicità pittorica” che riguarda impianti di piccole dimensioni (cosiddette “paline” di cm. 100 x 100) per pubblicità di tipo locale.
Ha quindi ricordato la Deliberazione della Giunta Capitolina n. 325 del 13 ottobre 2015, con cui è stata adottata la proposta dei Piani di Localizzazione, per far presente che da sopralluoghi effettuati nel Municipio I è venuto fuori ad esempio che su via Cola di Rienzo sono attualmente installati 76 impianti di piccole dimensioni, mentre nel Piano di localizzazione ne è previsto solo uno (indicato come pallino di colore rosso) che verrà assegnato secondo lui ai vecchi concessionari.
Ha fatto presente che cambia poco in via Ottaviano, dove attualmente sono installati 29 impianti, mentre invece ai vecchi concessionari secondo il Piano di Localizzazione non ne verrà assegnato nemmeno uno.
Ha aggiunto che da via Ottaviano a via Silla, così come in via Ugo Ojetti, non rimarrà un domani nessuna delle paline che vi sono attualmente installate.
Ha sottolineato che confrontare queste tavole dei Piani di Localizzazione è utile per capire che non c’è nessuna convenienza economica.
L’Avv. Marco Luzza è poi passato ad esaminare gli impianti SPQR di mt. 3 x 2 nel Municipio I, per sostenere che rimarrà un solo impianto “poster” per i vecchi concessionari, a tutto vantaggio invece degli impianti speciali riservati al Bike Sharing [dal quadro complessivo del Piano di Localizzazione del Municipio I si evince invece che gli impianti SPQR di mt. 3 x 2 sono 12, ndr.]
Ha quindi citato Piazzale degli Eroi, sempre per ribadire che ci sarà la stessa situazione di monopolio anche per gli impianti speciali di dimensioni superiori, di mt. 3,20 x 2,40 [a piazzale degli Eroi – Tav. C1 del Piano di Localizzazione del Municipio I – non è previsto nessun futuro impianto, ndr.]
Ha quindi messo in risalto che per il servizio di Bike Sharing sarebbero previste 1.250 facce di impianti speciali da mt. 3,20 x 2,40 e 812 facce di impianti speciali da mt. 1,20 x 1,80, mentre i vecchi concessionari avranno soltanto 500 facce di impianti SPQR da mt. 1 x 1.
Si è quindi chiesto se vale la pena di partecipare alle gare.
Ha ricordato per di più la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 609 del 3 aprile 1981, che prescrive il divieto di installare impianti di dimensioni superiori ai 6 mq. (impianti quindi al massimo di mt. 3 x 2) più o meno all’interno del Grande Raccordo Anulare, dove invece i Piani di Localizzazione prevedono di ubicare impianti speciale di mt. 3,20 x 2,40.
Ha poi parlato dell’incasso dalla pubblicità che oggi è di 12 milioni di euro, che il Comune si assicurerà anche un domani.
Ha quindi voluto portare il paragone con Milano riguardo al servizio di Bike Sharing che ha comportato un investimento iniziale di 5 milioni di euro, con esenzione del pagamento del Canone Iniziative Pubblicitarie (C.I.P.): per la realizzazione di 80 ciclostazioni a Roma è stato stimato un costo di due milioni e mezzo di euro, per cui se 10 milioni circa serviranno per 320 ciclostazioni, a cui si dovranno aggiungere i costi della manutenzione ed il C.I.P. nel caso che venisse fatto pagare, gli incassi dalla pubblicità non saranno sufficienti nemmeno a coprire i costi del servizio da rendere al Comune.
Secondo un suo calcolo in termini di entrate (di 100 € a faccia) si avrebbero 5 milioni di introiti, che potrebbero tutt’al più arrivare a 7 milioni (con 3 milioni e mezzo solo di C.I.P., che potrebbe però non essere fatto pagare).
L’Avv. Luzza è arrivato così alla conclusione che i problemi di tre milioni di romani non saranno risolti da 3.000 biciclette.
A questo punto l’Avv. Giuseppe Scavuzzo ha dato la parola al consigliere Davide Bordoni (Forza Italia), precisando che l’I.R.P.A. è una associazione di categoria apolitica, che aveva invitato per par condicio dapprima l’Assessore Adriano Meloni che ha rifiutato e poi il Presidente della Commissione Commercio Andrea Coia, che ha declinato anche lui l’invito.
Davide Bordoni
Ha esordito parlando di una giornata comunque interessante, precisando subito dopo che il suo intervento sarebbe stato di carattere più politico.
Ha ricordato la sua esperienza di Assessore al Commercio nel 2008, facendo sapere di aver trovato «una situazione surreale» per la marea di contenziosi e per un sistema fuorilegge, che non consentiva la continuità economica del settore.
Ha affermato che il suo indirizzo dato agli Uffici ed alla maggioranza di governo è stato l’aggiornamento del Regolamento [con l’approvazione della Deliberazione del Consiglio Comunale n. 37 del 30 marzo 2009, ndr.] e con linee guida di gestione.
Ha fatto presente che gli introiti dei 12 milioni di euro di oggi dalla pubblicità prima erano di più.
Ha quindi ricordato di aver fatto parte, come consigliere di opposizione, della Commissione Commercio presieduta da Orlando Corsetti e di avere quindi assistito alla approvazione della riduzione delle superfici (da mt. 4 x 3 a mt. 3 x 2, con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014) ed al conseguente calo degli incassi.
Ha quindi detto che oggi siamo in un fase operativa e che non si trova d’accordo con questa fase di approccio della attuale maggioranza, per la quale registra una negazione della trasparenza e della partecipazione.
Ha quindi ricordato che il 27% circa della superficie espositiva complessiva è riservato alla ditte pubblicitarie “storiche”, facendo presente al riguardo che sono tante le ditte che non sono più sul mercato romano.
A suo giudizio la Direttiva Bolkestein è per certi aspetti positiva, ma per altri no: ha ricordato al riguardo Ostia per affermare che non si può azzerare tutto.
Ha quindi fatto presente che uno degli argomenti da lui affrontato con Antonio Tajani, nuovo Presidente del Parlamento europeo, è stato quello di discutere di uno degli aspetti della Bolkestein.
Ha quindi affermato che l’Assessore è secondo lui più un tecnico che un politico, che comunque non conosce bene la materia della pubblicità.
Secondo lui i Piani di Localizzazione non garantiscono una equa distribuzione: ha inoltre delle perplessità a pensare di finanziare con la pubblicità il servizio di Bike Sharing.
Ha fatto l’esempio delle paline delle fermate dell’ATAC per poter introitare l’incasso per il Bike Sharing.
Ha detto che ritiene giusto fare le gare, ma calibrandole per assicurare anche e soprattutto le piccole e medie imprese.
Ha aggiunto che su questo tipo di gare spera che ci sarà una tutela delle “posizioni pregresse” e che si farà parte dirigente per far sì che i vari lotti siano equivalenti.
Ha quindi lamentato l’atteggiamento di chiusura della attuale maggioranza, precisando però che crede che il Presidnete della Commissione Commercio Andrea Coia sia disponibile.
Ha fatto presente che la S.p.A. “Aequa Roma” va aiutata nel suo lavoro.
Si è augurato che gli atti di questo convegno vengano inviati alla Amministrazione Capitolina.
Ha fatto presente che oggi ci sono meno contenziosi, per affermare che in questo frattempo è stato fatto qualcosa di buono, anche se bisogna mantenere il presidio di controllo del territorio.
Ha concluso il suo intervento affermando che Roma è una città che si sta sempre più “meridionalizzando” e che bisogna cercare di migliorare ed aumentare il dialogo con l’attuale maggioranza, facendo sì che la partecipazione avvenga anche se non soprattutto con incontro pubblici e non solo sul web.
A questo punto l’Avv. Giuseppe Scavuzzo ha chiuso il convegno invitando i rappresentanti delle ditte pubblicitarie ad un aperitivo.
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Dal momento che al convegno hanno partecipato numerosi avvocati dei corsi di formazione, che hanno quindi preso per vere le informazioni fornite nel corso del convegno, mi corre l’obbligo di fare le seguenti precisazioni all’intervento dell’Avv. Marco Luzza.
1 – I formati degli impianti pubblicitari consentiti dal nuovo Regolamento di Pubblicità sono i seguenti 10 che nei grafici relativi alla “Articolazione del dimensionamento di progetto del PiaLMIP [Piano di Localizzazione dei Mezzi e dell’Impiantistica Pubblicitaria] per tipologie di esposizione e formato degli impianti”, riportati nella prima pagina di ogni Piano di Localizzazione sono stati classificati con le lettere maiuscole da “A” a “P”:
- 1,00 x 1,00 m
- 1,00 x 1,40 m
- 1,20 x 1,80 m
- 1,40 x 2,00 m
- 2,00 x 2,00 m
- 3,00×1,40 m
- 3,00×2,00 m
- 3,20×2,40 m
- 1,00×0,70 m – orologio
- 1,00×0,70 m – parapedonale.
Il quadro complessivo degli impianti pubblicitari previsti nel Municipio I
Per la migliore redazione dei Piani di Localizzazione la Giunta Capitolina ha dettato alla S.p.A. “Aequa Roma” alcuni criteri riguardo ad ognuna delle seguenti tipologie di impianti:
– impianti per pubbliche affissioni (tipologie B, D ed F, quest’ultima però solo per manifesti elettorali);
– impianti SPQR (tipologie A, D e G);
– impianti per cultura e spettacolo (tipologia E);
– impianti per bike sharing ed elementi di arredo urbano (tipologie C ed H);
– impianti privati su area pubblica (tipologie A, D, e G);
– impianti di servizio (tipologie O e P).
Come si può ben vedere dal grafico, gli impianti SPQR non sono costituiti dal solo formato della palina da cm. 100 x 100, dal momento che sono previsti anche i formati da cm. 140 x 200 e da mt. 300 x 200.
Gli esempi portati dall’Avv. Marco Luzza solo sull’unico formato da cm. 100 x 100 hanno lasciato implicitamente intendere agli avvocati presenti che gli impianti di proprietà comunale siano soltanto le paline e non anche i cartelli da mt. 140 x 200 e da mt. 300 x 200.
2 – Per poter sostenere la tesi che non c’è convenienza economica, l’Avv. Marco Luzza ha lasciato conseguentemente intendere che i bandi di gara riguarderanno solo le paline, quando dal grafico soprastante si vede che le procedure di evidenza pubblica per assegnare gli impianti SPQR di cui al comma 5 bis dell’art. 7 del nuovo Regolamento di Pubblicità riguarderanno lotti costituti da tutti e tre i formati.
3 – Nell’evidenziare la forte differenza che ci sarà tra gli impianti SPQR che risultano oggi installati sul territorio e le ubicazioni di numero molto minore dei futuri impianti di proprietà comunale da mettere a gara un domani con più lotti di valore economico equivalente, l’avv. Marco Luzza avrebbe dovuto far capire a tutte le persone presenti che, come risulta dalla Relazione del PRIP, gli impianti installarti attualmente a Roma sono in tutto 27.911, mentre quelli previsti dai Piani di Localizzazione saranno 14.391 (circa il 50% di meno), di cui 3.471 di proprietà comunale, per cui sono state decurtate in proporzione molte delle attuali ubicazioni.
4 – La stima del calcolo degli introiti presumibili dagli impianti speciali costituisce un endorsement a favore del tanto vituperato servizio di Bike Sharing, perché attesta involontariamente che la rendita economica di posizione degli impianti da mt. 1,20 x 1,80 e da mt. 3,20 x 2,40 (da lui stimata in modo piatto ed uniforme in 100 € a faccia) va assicurata in modo da dare una entrata maggiore dallo sfruttamento dei circa 7.000 mq. di pubblicità concessi come corrispettivo: il che significa che non vanno affatto bene le ubicazioni degli impianti pubblicitari così come individuate nei Piani di Localizzazione tanto per il circuito del Bike Sharing quanto per gli altri circuiti.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi
https://www.youtube.com/watch?v=V6aTQnCDdt4