“L’arroganza della maggioranza è senza confini. In Commissione Ambiente hanno stravolto a colpi di emendamenti la legge SI-M5S che avrebbe finalmente allineato la normativa italiana a quanto deciso dai cittadini con il referendum sull’acqua pubblica. Non si può subire inerti questo atteggiamento offensivo non solo per chi ha firmato e difeso questa legge ma, soprattutto, di milioni di elettori che hanno votato al referendum. Per questo abbiamo deciso di abbandonare i lavori della Commissione e di ritirare le nostre firme dal disegno di legge in discussione“.
Lo affermano i deputati di Sinistra Italiana Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti uscendo dalla commissione Ambiente dove è in corso la votazione degli emendamenti alla legge popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua.
Serena Pellegrino (SEL)
Anche il M5s dà battaglia in Commissione Ambiente.
Una legge, ricordano i 5 Stelle dal blog, scritta dai cittadini portata avanti dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua fin dal 2007 ed arrivata in discussione in questa legislatura con la costituzione di un intergruppo di parlamentari chiamato Acqua bene comune.
“Lasciava ben sperare che tutti avessero compreso l’importanza di questa legge che prevede che l’acqua e la sua gestione siano pubbliche” ma, sottolinea il blog, “il Pd vuole affossare la legge popolare sull’acqua pubblica e calpestare la volontà di 27 milioni di italiani“.
Il deputato del Pd Borghi, dicono i 5 Stelle, “ha presentato un emendamento che cancella l’articolo che prevede che l’acqua sia pubblica, che la gestione dell’acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche“.
Paolo Borghi (PD)
In Commissione è già scontro. “Se non otterremo risultati la nostra prima firmataria della legge, Federica Daga, ritirerà la sua firma e insieme a lei tutti il M5S. Non possiamo avallare con le nostre firme un simile scempio della volontà popolare!” avverte il blog.
Federica Daga (M5S)
Dalla sua pagina Fb intanto Roberto Fico ricorda: “La battaglia per la gestione pubblica dell’acqua è stata alla base del nostro impegno, nei Meetup prima e nel M5S poi. Per me è stato senz’altro così“. “Il Governo oggi vuole privatizzare l’acqua, ma nel 2011 tra i 27 mln di votanti c’era anche Renzi“.
Così un tweet dei deputati M5s della Camera, che ripubblica anche la foto un vecchio tweet di Matteo Renzi. “Referendum. Vado a votare e dico sì all’acqua pubblica…“ si legge nel tweet, datato 3 giugno 2011.
“Nel 2011 tutti bravi i piddini a festeggiare il referendum #AcquaPubblica oggi lo cancellano. Berlusconi era più coerente” commenta, sempre su Twitter, Alessandro Di Battista.
Luigi Di Maio posta, come Roberto Fico, una vecchia foto in cui, ancora giovanissimi attivisti del Movimento, si davano da fare ai banchetti per il referendum.
“Era il 9 maggio 2010 e avevo 24 anni. Raccoglievo le firme per indire il Referendum per l’Acqua Pubblica, insieme a tanti amici di avventura. 27 milioni di italiani andarono a votare per il SI, 27 milioni di italiani che sono stati ignorati e presi in giro proprio da uno dei partiti che sostenne quel referendum: il Partito Democratico“, scrive il vicepresidente M5s della Camera su Fb.
“Non c’è nessuna privatizzazione, né svendita di un bene comune. Alla demagogia dei 5 stelle, replichiamo con risposte chiare e trasparenti ai cittadini. L’acqua è un diritto umano universale e il nostro interesse è che sia garantito un servizio di qualità per tutti gli italiani; che ci sia un uso responsabile e sostenibile della risorsa idrica; che venga data stabilità al settore e che siano create le condizioni perché si facciano gli investimenti necessari“.
Lo afferma Chiara Braga, responsabile ambiente del Pd.
Chiara Braga (PD)
“Gli emendamenti che il Pd ha presentato, e che stiamo approvando in queste ore – spiega – vanno proprio in questa direzione, nel rispetto delle indicazioni che arrivano dall’Unione europea, delle pronunce della Corte Costituzionale, dando per certo il controllo e la partecipazione pubblica alla gestione, senza stravolgere in alcun modo l’esito del referendum del 2011. Questo controllo viene invece affidato all’Autorità per l’energia e l’acqua, che rispetto a un ministero garantisce più autonomia e qualità dei servizi, come dimostrano anche le recenti sanzioni che la stessa autorità ha comminato ad alcune aziende di servizi, tutelando servizi e tariffe“, conclude.
(ANSA del 15 marzo 2016, ore 16:37)