Su questo stesso sito il 18 marzo 2015 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Inquinamento della Tiburtiva Valley: petizione trasmessa anche al Parlamento Europeo” che dava notizia delle 14 raccomandate con cui è stata trasmessa a tutte le autorità competenti la petizione del Comitato di Quartiere “Case Rosse 2014”, sottoscritta anche da VAS. (https://www.rodolfobosi.it/inquinamento-della-tiburtiva-valley-petizione-trasmessa-anche-al-parlamento-europeo/)
Delle 14 raccomandate inviate, soltanto il Parlamento Europeo ha dato seguito comunicando di avere trasmesso l’istanza alla Commissione Europea per le petizioni. (https://www.rodolfobosi.it/il-parlamento-europeo-ha-risposto-di-avere-trasmesso-alla-commissione-competente-la-petizione-sullinquinamento-della-tiburtina-valley-del-comitato-di-quartiere-case-rosse-2014/)
In data 28 gennaio 2016 la Presidente della Commissione per le petizioni Cecilia Wikström ha comunicato che “la commissione per le petizioni ha esaminato la Sua petizione e ha ritenuto le questioni da Lei sollevate ricevinbili”. (https://www.rodolfobosi.it/la-commissione-europea-ha-ritenuto-ricevibile-la-petizione-sullinquinamento-della-tiburtina-valley-del-comitato-di-quartiere-case-rosse-2014/)
Il 29 febbraio 2016 é stata trasmessa al Sig. Paolo Emilio Cartasso la seguente Risposta della Commissione Europea.
Ne riportiamo di seguito la traduzione in italiano.
COMUNICAZIONE AI MEMBRI
Oggetto: Petizione No 0272/2015 per conto di Paolo Emilio Cartasso (italiano) sull’inquinamento ambientale nella parte orientale di Roma e l’area della zona Tiburtina
- Sintesi della petizione
La petizione mette in evidenza lo stato di degrado ambientale presumibilmente riscontrato nella parte orientale di Roma e comuni limitrofi, lungo la Via Tiburtina.
Quella zona, che è densamente popolata con circa 250.000 abitanti, è anche sede di una serie di impianti industriali e discariche.
Le istanze che i cittadini che vivono in zona hanno presentato per essere consultati su progetti di bonifica ambientale suggeriscono anche che le autorità locali dovrebbero condurre una ricerca seria sulle condizioni ambientali che si trovano in quell’area.
Particolari preoccupazioni sono state sollevate anche per quanto riguarda il rischio di inquinamento delle falde acquifere ed a tale riguardo il rispetto della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica delle acque che è chiamata a rispettare ogni Stato membro.
- Sulla ricevibilità
Dichiarata ricevibile il 17 novembre 2015. È stato richiesto alla Commissione di esaminare la petizione in base al ruolo n. 216 di procedura del Parlamento Europeo.
- Risposta della Commissione, ricevuta il 29 febbraio 2016
Le inefficienze del sistema di gestione dei rifiuti nel Lazio e in altre regioni italiane sono una questione di seria preoccupazione, di cui Commissione europea si è già interessata e che ha portato a diverse sentenze della Corte di Giustizia dell’UE.
Con la sentenza del 2014/02/12, nella causa C-196/13, l’Italia è stata condannata per la seconda volta per aver omesso di garantire la corretta applicazione della normativa UE sui rifiuti di numerose discariche abusive esistenti sul territorio italiano.
Per ottemperare alla sentenza in modo conforme alla normativa europea, l’Italia deve adottare le misure necessarie per assicurare che i rifiuti presenti in questi siti illegali non mettano in pericolo la salute umana e l’ambiente.
In particolare, l’Italia deve svolgere delle analisi finalizzate a verificare se i rifiuti (pericolosi o non pericolosi) abbiano contaminato il sito e se è quindi necessario procedere, in conformità con la legislazione italiana in materia (vale a dire il decreto legislativo 152/2006), alle dovute opere di decontaminazione e, se necessario, all’avvio ed al completamento dei lavori.
Spetta alle autorità italiane competenti il compito di stabilire, sulla base della legislazione italiana in materia, quali opere di bonifica devono essere attuate in relazione a ciascuno dei siti.
Da quanto precede risulta che l’attuazione della legislazione ambientale dell’Unione Europea spetta in primo luogo alle autorità amministrative e giudiziarie nazionali, che hanno gli strumenti adeguati per sanare situazioni di possibile interferenza tra la gestione dei rifiuti e la tutela dell’ambiente.
Pertanto, spetta alle autorità italiane il compito di identificare e ripulire anche altre discariche abusive esistenti sul territorio italiano, tra cui quelle segnalate dal richiedente, che sono state identificate a seguito dei lavori di sterro nella parte orientale di Roma.
Spetta inoltre nel cosiddetto “caso Malagrotta” (C-323/13), per il quale il 15/10/2014 la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per non aver garantito che parte dei rifiuti urbani andasse alle discariche di Roma SubATO e di Latina SubATO per subire il dovuto trattamento, così come spetta alla Regione Lazio il compito di stabilire una rete integrata e adeguata di impianti di gestione dei rifiuti che tenga conto delle migliori tecniche disponibili.
La discarica “dell’Inviolata”, menzionata dal firmatario, rientra in questa casistica.
Per quanto riguarda la potenziale violazione della normativa UE in materia di partecipazione del pubblico alle decisioni ambientali, le direttive EIA1 [sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ndr.] e la Direttiva emissioni industriali [IED, Dir. 2010/75/UE, ndr.] contengono disposizioni specifiche in materia di informazione e consultazione pubblica durante le procedure di autorizzazione VIA e IED.
All’interno di queste procedure, gli impatti ambientali cumulativi di progetti esistenti e nuovi devono essere debitamente valutati dall’autorità competente.
Tuttavia, nessuna chiara evidenza di violazione è stata fornita dal firmatario.
Questa conclusione è valida per la presunta violazione della direttiva 2000/60/CE3 [Direttiva quadro sulle acque, ndr.], la direttiva 2001/42/CE4 [sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ndr.] ed anche la decisione 2005/370/CE5 [sul sistema di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, ndr.].
Per quanto riguarda quest’ultimo, si deve rilevare che preziose informazioni ambientali sullo stato dei vari componenti ambientali, inclusi i risultati delle attività di monitoraggio in corso, sono pubblicati regolarmente sul sito dell’ARPA del Lazio.
Infine, la Commissione desidera informare il firmatario che le attività di monitoraggio ambientale e la preparazione di studi epidemiologici sono di competenza delle autorità nazionali competenti.
Conclusione Alla luce delle considerazioni che precedono, la Commissione continuerà a monitorare la situazione del Lazio nell’ambito delle iniziative in corso esistenti.