Piazza del Campidoglio
Diritto alla disconnessione, ma anche stretta sull’utilizzo dei social media e più garantismo.
Sono queste le principali novità all’interno del nuovo codice di comportamento che tutti i dipendenti di Roma Capitale dovranno rispettare, una volta che sarà definitivamente approvato.
Le nuove regole per i dipendenti capitolini
La delibera è di agosto, è iniziata a circolare tra gli oltre 20mila dipendenti e anticipa l’accordo finale sul lavoro agile e da remoto, che negli auspici dell’assessorato al personale arriverà entro i prossimi 40/50 giorni.
Il nuovo testo sostituisce quello deliberato a dicembre 2016 dall’allora giunta Raggi, mantenendone sostanzialmente l’impianto, ma approfondendo alcuni temi e aggiungendone di altri, diventati d’attualità con l’evolversi delle politiche lavorative.
La gestione del lavoro a distanza
Infatti l’articolo 20 è totalmente dedicato alle “Disposizioni particolari per il personale impiegato in modalità lavorativa a distanza”.
Come anticipavamo ad aprile, Roma Capitale arriverà a riconoscere due giorni di “smart working” ai propri dipendenti impiegati in uffici che ne permettano l’applicazione.
Per questo motivo, il nuovo codice stabilisce modalità e orari: “Il dipendente impiegato in modalità agile garantisce la possibilità di essere contattato telefonicamente e via mail nei giorni lavorativi – si legge nel regolamento – nella fascia ordinaria di contattabilità standard, compresa tra le 07.30- 13.00 e le 14.00 – 19.30.
Il dipendente impiegato in modalità da remoto farà riferimento al suo normale orario di lavoro.
La mancata risposta può essere equiparata ad assenza ingiustificata, con conseguente avvio del relativo procedimento disciplinare”.
Stretta sull’utilizzo dei social
Maggiore attenzione, da parte della giunta Gualtieri e dell’assessore competente Andrea Catarci, rispetto ai rapporti dei dipendenti con l’esterno, in particolare con gli organi di informazione e nell’utilizzo dei profili social.
Anche con il nuovo regolamento, infatti, sarà punibile da parte dell’amministrazione l’esternazione di opinioni e commenti su aspetti critici di quest’ultima.
Insomma, se c’è qualcosa che non va, non bisogna farlo sapere “urbi et orbi”, ma utilizzare i canali ufficiali e interni: “Il dipendente non utilizza i social media per segnalare disfunzioni presenti all’interno dell’amministrazione, ma le denuncia seguendo le procedure previste”, recita il comma 2 dell’articolo 16.
Non solo: “Il dipendente utilizza ogni cautela, affinché le proprie opinioni o giudizi su eventi, cose o persone non siano in alcun modo attribuibili direttamente all’amministrazione o possano ledere il prestigio o l’immagine”.
Più garantismo per i lavoratori
Maggiore garantismo quando un dipendente incappa in un guaio giudiziario.
Il codice varato nel 2016 escludeva il dipendente dall’assumere determinati ruoli di responsabilità e gestione anche in caso di rinvio a giudizio (“I dipendenti che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, ovvero per i quali sia stato emesso il decreto di rinvio a giudizio”).
Mentre come conferma lo stesso assessore Catarci, da adesso per essere esclusi da determinati incarichi, ci dovrà essere almeno una sentenza di primo grado.
Si legge nel documento: “Al dipendente di cui al primo comma che sia stato condannato, anche con sentenza non passata in giudicato (…)”.
“Una legge-bavaglio”
Critiche arrivano dall’opposizione. In particolare da Antonio De Santis, consigliere della lista civica Raggi e assessore al bilancio dal 2016 al 2021: “Vietato criticare l’amministrazione e, soprattutto, denunciare casi di comportamenti scorretti attraverso i social media – denuncia De Santis, che parla di ‘norma-bavaglio’ -. Una censura bella e buona che impone ai lavoratori un rigido clima di silenzio, alla faccia dei principi di trasparenza su cui si dovrebbe impostare l’agire di ogni Pubblica Amministrazione moderna”.
La replica dell’assessore
Ma Catarci respinge ogni accusa: “Già il regolamento del dicembre 2016 conteneva questi divieti – conferma l’assessore – e c’è un decreto del Presidente della Repubblica del 2023 che specifica come deve comportarsi un dipendente pubblico nell’utilizzare i social (si legge nel decreto: “In ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”).
Non si può gettare discredito pubblicamente.
Quello che abbiamo fatto noi adesso è adeguare il vecchio codice alle linee guida Anac del febbraio 2020 e all’ultimo decreto 2023″.
L’assessore, inoltre, rivendica le modalità con le quali si è arrivati alla nuova delibera: “Abbiamo portato avanti una serie di confronti con parti dell’amministrazione e le organizzazioni sindacali – sottolinea – un percorso partecipativo che ci ha permesso di acquisire proposte e osservazioni. La parte sullo smart working, per esempio, è frutto di questo scambio di pareri”.
A ottobre via allo smart working
Infine, a RomaToday Catarci annuncia che a breve verrà approvato anche il regolamento sul lavoro a distanza: “A metà settembre ci sarà un nuovo incontro – conclude – all’interno di un dialogo piuttosto sereno. Penso che entro un mese, un mese e mezzo al massimo chiuderemo il discorso.
Abbiamo due obiettivi:diffondere il lavoro a distanza e omogeneizzare la concessione.
Ci sono oltre 40 strutture, quindi oltre 40 direttori e capita che per casi del tutto simili, vengano fatte scelte opposte. Noi vogliamo dare criteri validi per tutti”.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 3 settembre 2024 sul sito online “Roma Today”)
Piazza del Campidoglio
Diritto alla disconnessione, ma anche stretta sull’utilizzo dei social media e più garantismo.
Sono queste le principali novità all’interno del nuovo codice di comportamento che tutti i dipendenti di Roma Capitale dovranno rispettare, una volta che sarà definitivamente approvato.
Le nuove regole per i dipendenti capitolini
La delibera è di agosto, è iniziata a circolare tra gli oltre 20mila dipendenti e anticipa l’accordo finale sul lavoro agile e da remoto, che negli auspici dell’assessorato al personale arriverà entro i prossimi 40/50 giorni.
Il nuovo testo sostituisce quello deliberato a dicembre 2016 dall’allora giunta Raggi, mantenendone sostanzialmente l’impianto, ma approfondendo alcuni temi e aggiungendone di altri, diventati d’attualità con l’evolversi delle politiche lavorative.
La gestione del lavoro a distanza
Infatti l’articolo 20 è totalmente dedicato alle “Disposizioni particolari per il personale impiegato in modalità lavorativa a distanza“.
Come anticipavamo ad aprile, Roma Capitale arriverà a riconoscere due giorni di “smart working” ai propri dipendenti impiegati in uffici che ne permettano l’applicazione.
Per questo motivo, il nuovo codice stabilisce modalità e orari: “Il dipendente impiegato in modalità agile garantisce la possibilità di essere contattato telefonicamente e via mail nei giorni lavorativi – si legge nel regolamento – nella fascia ordinaria di contattabilità standard, compresa tra le 07.30- 13.00 e le 14.00 – 19.30.
Il dipendente impiegato in modalità da remoto farà riferimento al suo normale orario di lavoro.
La mancata risposta può essere equiparata ad assenza ingiustificata, con conseguente avvio del relativo procedimento disciplinare“.
Stretta sull’utilizzo dei social
Maggiore attenzione, da parte della giunta Gualtieri e dell’assessore competente Andrea Catarci, rispetto ai rapporti dei dipendenti con l’esterno, in particolare con gli organi di informazione e nell’utilizzo dei profili social.
Anche con il nuovo regolamento, infatti, sarà punibile da parte dell’amministrazione l’esternazione di opinioni e commenti su aspetti critici di quest’ultima.
Insomma, se c’è qualcosa che non va, non bisogna farlo sapere “urbi et orbi“, ma utilizzare i canali ufficiali e interni: “Il dipendente non utilizza i social media per segnalare disfunzioni presenti all’interno dell’amministrazione, ma le denuncia seguendo le procedure previste“, recita il comma 2 dell’articolo 16.
Non solo: “Il dipendente utilizza ogni cautela, affinché le proprie opinioni o giudizi su eventi, cose o persone non siano in alcun modo attribuibili direttamente all’amministrazione o possano ledere il prestigio o l’immagine“.
Più garantismo per i lavoratori
Maggiore garantismo quando un dipendente incappa in un guaio giudiziario.
Il codice varato nel 2016 escludeva il dipendente dall’assumere determinati ruoli di responsabilità e gestione anche in caso di rinvio a giudizio (“I dipendenti che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, ovvero per i quali sia stato emesso il decreto di rinvio a giudizio“).
Mentre come conferma lo stesso assessore Catarci, da adesso per essere esclusi da determinati incarichi, ci dovrà essere almeno una sentenza di primo grado.
Si legge nel documento: “Al dipendente di cui al primo comma che sia stato condannato, anche con sentenza non passata in giudicato (…)“.
“Una legge-bavaglio“
Critiche arrivano dall’opposizione. In particolare da Antonio De Santis, consigliere della lista civica Raggi e assessore al bilancio dal 2016 al 2021: “Vietato criticare l’amministrazione e, soprattutto, denunciare casi di comportamenti scorretti attraverso i social media – denuncia De Santis, che parla di ‘norma-bavaglio’ -. Una censura bella e buona che impone ai lavoratori un rigido clima di silenzio, alla faccia dei principi di trasparenza su cui si dovrebbe impostare l’agire di ogni Pubblica Amministrazione moderna“.
La replica dell’assessore
Ma Catarci respinge ogni accusa: “Già il regolamento del dicembre 2016 conteneva questi divieti – conferma l’assessore – e c’è un decreto del Presidente della Repubblica del 2023 che specifica come deve comportarsi un dipendente pubblico nell’utilizzare i social (si legge nel decreto: “In ogni caso il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”).
Non si può gettare discredito pubblicamente.
Quello che abbiamo fatto noi adesso è adeguare il vecchio codice alle linee guida Anac del febbraio 2020 e all’ultimo decreto 2023“.
L’assessore, inoltre, rivendica le modalità con le quali si è arrivati alla nuova delibera: “Abbiamo portato avanti una serie di confronti con parti dell’amministrazione e le organizzazioni sindacali – sottolinea – un percorso partecipativo che ci ha permesso di acquisire proposte e osservazioni. La parte sullo smart working, per esempio, è frutto di questo scambio di pareri“.
A ottobre via allo smart working
Infine, a RomaToday Catarci annuncia che a breve verrà approvato anche il regolamento sul lavoro a distanza: “A metà settembre ci sarà un nuovo incontro – conclude – all’interno di un dialogo piuttosto sereno. Penso che entro un mese, un mese e mezzo al massimo chiuderemo il discorso.
Abbiamo due obiettivi:diffondere il lavoro a distanza e omogeneizzare la concessione.
Ci sono oltre 40 strutture, quindi oltre 40 direttori e capita che per casi del tutto simili, vengano fatte scelte opposte. Noi vogliamo dare criteri validi per tutti“.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 3 settembre 2024 sul sito online “Roma Today”)