Ignazio Marino, ex sindaco di Roma (foto di archivio)
“Il progetto dell’inceneritore a Santa Palomba va fermato.
Oltre ad andare in direzione diametralmente opposta alla strategia europea sull’economia circolare, rischia di gravare in futuro sulle tasche dei cittadini romani: infatti, dal 2026 gli impianti urbani che bruciano rifiuti indifferenziati, come quelli previsto a Roma, dovranno pagare le quote di CO2 emesse, secondo il principio del ‘non arrecare danno’ su cui si fonda la strategia europea della transizione ecologica“.
A parlare ancora una volta contro l’impianto voluto da Gualtieri per trattare 600mila tonnellate di indifferenziata di Roma è l’ex sindaco Ignazio Marino, oggi europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra.
Proprio ieri l’Unione dei comitati contrari al progetto ha consegnato le 13mila firme della petizione popolare già arrivate alle Camere anche al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
“Il progetto avrebbe un impatto diretto sulla tutela dell’acqua, ad esempio, di competenza regionale” spiega ancora Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra nella commissione Affari costituzionali alla Camera.
“Inoltre, al centro della contestazione è anche la legge n.13/2019 che ha esteso i poteri commissariali del sindaco di Roma per l’evento giubilare che non finiranno con la sua chiusura, prevista il 6 gennaio 2026.
Con un nostro emendamento all’articolo 3 del decreto Infrastrutture noi chiediamo che i super poteri del Sindaco della Capitale decadano perché l’eccezionalità di una fase non può essere usata per procedere alla realizzazione di opere che hanno un grande impatto sul territorio, come il porto crocieristico di Fiumicino o, appunto, l’inceneritore ai piedi dei Castelli romani, trattate come fossero opere emergenziali, fuori dalle procedure standard.
Per noi questa prassi deve finire con la chiusura del Giubileo“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 luglio 2024 sul sito online “Roma Today”)