“La marea sta salendo, la nostra vittoria è stata solo ritardata“, ha detto Marine Le Pen quando la sconfitta alle urne è apparsa ormai inequivocabile.
Con un’affluenza di oltre il 60 per cento, la più alta dal 1997, sembra proprio che la Francia abbia voluto bloccare la salita al potere dell’estrema destra di Rassemblement National, che con 143 seggi ottiene un risultato storico ma lontanissimo dalla maggioranza assoluta e ben al di sotto di quanto previsto dopo il primo turno del 30 giugno.
A festeggiare inaspettatamente c’è l’alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare trainata da La France Insoumise di Melenchon, che al secondo turno delle legislative del 7 luglio si è piazzata in testa, davanti alla coalizione presidenziale di Macron “Ensemble”.
Con 182 deputati, la sinistra diventa la principale forza politica dell’Assemblea nazionale, rispetto ai 151 eletti nel 2022.
Il campo “macroniano” ottiene invece 168 deputati, sicuramente lontani dai 250 eletti nella precedente legislatura, ma ben al di sopra di quanto previsto da molti sondaggi.
Stando al numero dei seggi, nessun partito è in grado di formare un governo da solo: “Nessuna maggioranza assoluta può essere data in mano agli estremi“, per dirla con le parole del primo ministro Gabiel Attal, che oggi, 8 luglio, presenterà formalmente le sue dimissioni a Macron.
Il quale, secondo Mélenchon, ora “deve accettare la sconfitta” e “deve chiedere al Nuovo Fronte Popolare di governare“.
La sconfitta del Rassemblement National
Allo scoccare delle 20 di domenica 7 luglio, un grande silenzio ha pervaso il Pavillon Chesnaie du Roy, affittato per quella che avrebbe dovuto essere la festa per una vittoria senza precedenti.
A salire per primo sul palco per commentare la sconfitta ormai palese è stato il 28enne Jordan Bardella, che dopo aver ringraziato per “il più grande risultato della storia del Rassemblement National” punta il dito contro “un’alleanza del disonore” che “ha gettato la Francia tra le braccia dell’estrema sinistra di Mélenchon“.
“Gli accordi voluti da Macron e da Gabriel Attal privano gli elettori di un governo di Rn“, prosegue il giovane delfino attaccando “il partito unico“, che conduce la Francia “verso l’incertezza, l’instabilità, la paralisi delle istituzioni”. L’amarezza è palpabile, nonostante le parole di Marine Le Pen che prova a guardare avanti: “La vittoria è solo rimandata“, dice ai giornalisti.
“Siamo tristi, delusi, abbattuti da questo risultato“, commenta Rosa Gave.
“Siamo vittime di un’alleanza disonesta guidata da Macron per impedirci di prendere il potere“.
Il piano per portare il giovane Bardella all’Eliseo non è stato evidentemente messo a punto a dovere.
A pesare forse la mancata presentazione di possibili ministri credibili e la presenza nutrita di candidati “impresentabili” tra islamofobi e complottisti, insieme alla reazione dell’ “arco repubblicano” accorso in massa alle urne per fermare l’avanzata di Rn.
Impetuosa senza subbio, se si pensa che nel 2017 contava 8 deputati, ma che ora sarà esclusa dall’arco della maggioranza con un rinnovato confinamento ad un ruolo marginale almeno fino al 2027, quando si terranno le elezioni presidenziali.
(Articolo di A. C., pubblicato con questo titolo l’8 luglio 2024 sul sito online “Europa Today”)