Il ministro Nordio
Niente più abuso d’ufficio, almeno come lo conosciamo adesso.
La Camera ha approvato con 170 sì e 77 no l’articolo 1 del Ddl Nordio, che prevede l’abrogazione del reato.
Se la legge verrà approvata in via definitiva – strada ormai tracciata – quindi l’abuso d’ufficio scomparirà.
Il voto finale su tutto il provvedimento è atteso per martedì.
Partiamo dalle basi: da cosa significa abuso d’ufficio, da come è stato “trattato” prima del governo Meloni e della riforma Nordio e da cosa succede adesso con la polemica per un nuovo reato “fotocopia“.
abuso d’ufficio – fonte codice penale
Cosa è l’abuso di ufficio
L’abuso d’ufficio rientra fra i reati contro la pubblica amministrazione.
Esiste già dal codice Rocco ed è regolato dall’articolo 323 del codice penale.
Inquadra la condotta del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio (come sindaco o funzionario pubblico, ndr.) “il quale, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto“.
L’abuso d’ufficio è già stato “ridotto” prima del governo Meloni
Il perimetro dell’abuso d’ufficio è stato rivisto più volte nel tempo.
L’ultima modifica risale al 2020 – governo Conte bis – quando è stato introdotto il paletto della violazione di “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge da cui non residuano margini di discrezionalità“.
Di fatto questa precisazione ha delimitato molto il raggio d’azione.
Prima il richiamo era a norme molto più generiche e questo portava difficoltà di interpretazione.
Lo scopo della modifica era quello di ridurre l’ambiguità di fondo della vecchia formulazione: c’è da un lato l’esigenza di controllo sull’amministratore, dall’altro è altrettanto necessario evitare ingerenze dei giudici sull’operato dei pubblici amministratori.
Si parla di “paralisi” amministrativa che deriva dalla cosiddetta “paura della firma“.
Abuso d’ufficio, molte denunce e poche condanne
Vediamo che peso ha avuto l’abuso d’ufficio negli ultimi anni.
Nel 2021 per abuso d’ufficio sono stati aperti 5.418 procedimenti terminati con 9 sentenze di condanna, 35 di patteggiamento, 72 di assoluzione, 28 di non doversi procedere per prescrizione, 148 decreti di archiviazione per prescrizione, 370 che hanno disposto il giudizio e 4.465 pronunce che hanno sancito la fine immediata.
Per abuso d’ufficio ci sono circa quattromila denunce l’anno.
È anche da ricordare che, una volta pubblicata la nuova legge in Gazzetta Ufficiale, i 3.623 condannati a titolo definitivo che risultano iscritti nel casellario avranno titolo per farsi cancellare la condanna.
L’Italia può davvero cancellare l’abuso d’ufficio?
L’abolizione del reato di abuso d’ufficio rischia di esporre l’Italia a problemi con l’Europa.
L’Ue infatti si è mossa in modo diametralmente opposto: poco più di un anno fa la Commissione europea ha presentato il nuovo progetto di direttiva anticorruzione che prevede espressamente la conservazione di una fattispecie di reato per punire “l’esecuzione o l’omissione di un atto, in violazione delle leggi, da parte di un funzionano pubblico quando ne ha ottenuto un indebito vantaggio“.
Il rischio di uno scontro e di una procedura d’infrazione contro l’Italia è però allontanato dallo stesso ministro Nordio che, alla riunione dei ministri della Giustizia della Ue, ha annunciato di avere trovato una “mediazione” che riconosce come l’Italia, anche in assenza dell’abuso d’ufficio, ha altre misure di contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione.
Verso un nuovo reato “fotocopia”
Ad agitare le acque c’è però un’altra mossa del Governo.
Mentre la Camera cancellava l’abuso d’ufficio, nel decreto legge dedicato alle carceri approvato in Consiglio dei ministri veniva introdotto un nuovo reato: l'”indebita destinazione di denaro o di cose mobili“.
Per l’opposizione si tratta di una contraddizione, del modo scelto dal Governo per rimediare alla cancellazione dell’abuso d’ufficio evitando vuoti normativi.
Il nuovo reato prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina a un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni“.
Secondo l’opposizione si tratta di uno stratagemma per salvaguardare la punibilità del “peculato per distrazione” sul quale oggi si può intervenire proprio come abuso d’ufficio.
“Questo provvedimento per noi è il ‘ddl Silvan’ perché, come il mago Silvan, il ministro Nordio fa sparire il reato di abuso di ufficio nel ddl e lo fa riapparire sotto false vesti nel dl carceri col nome di ‘peculato per distrazione’ per andare incontro ai giusti rilievi del presidente Mattarella“, attacca Devis Dori di Alleanza Verdi e sinistra.
“La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d’ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione.
È il segno tangibile che la scelta di abrogare l’abuso di ufficio è una scelta infelice.
Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d’urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall’imminente abrogazione dell’abuso“, dice Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
Nordio smentisce: “È un’ipotesi completamente diversa.
È diverso il bene protetto, qui si parla di distrazione, che significa veicolare le risorse che hai a disposizione verso una destinazione che non è quella fisiologica.
Quindi non ha niente a che vedere con l’abuso di atti di ufficio che prescindeva dalla distrazione“.
Lo scontro resta aperto.
(Articolo di Nadia Palazzolo, pubblicato con questo titolo il 5 luglio 2024 sul sito online “Today Attualità”)