Un dispositivo per pulire il mare e le banchine da rifiuti, oli o idrocarburi.
Questo in sintesi il progetto Wow Solution – acronimo di Waste Out of Water, traducibile letteralmente con rifiuti fuori dall’acqua – realizzato dal Dief, il dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’azienda pistoiese Arbi Dario spa, rinomata per la commercializzazione di surgelati, e l’associazione Blue Resolution.
Un progetto nato grazie al connubio tra i fondi europei arrivati grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – riferiti al ”decreto ministeriale 352 del 2022 circa l’introduzione di dottorati innovativi rispondenti ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuoventi l’assunzione dei ricercatori nelle aziende” – e la voglia di favorire la transizione ecologica europea.
Passaggi del progetto
”Il progetto è nato nell’ambito della mia borsa di dottorato – spiega Guido Lazzerini, dottorando del Dief – riferita al design, progettazione e industrializzazione di soluzione meccanica per la raccolta in ambito portuale del marine litter, i rifiuti marini.
Attualmente il dispositivo è in fase di prototipo e il suo obiettivo è filtrare le strato superficiale dell’acqua dai rifiuti o da oli e idrocarburi nelle banchine o comunque in acque calme”.
Il progetto è partito a fine 2022 ed è coordinato dal ricercatore Alessandro Ridolfi che lo ha sviluppato insieme agli studiosi dell’università Lorenzo Bartalucci, Jonathan Gelli, Guido Lazzerini e Gherardo Liverani.
Dopo la fase di ricerca brevettuale iniziale e la valutazione dei dispositivi esistenti, il prototipo è stato realizzato e testato – con esiti positivi – l’anno scorso al lago di Roffia, a San Miniato.
Nell’ottobre del 2023 è stata depositata la domanda di brevetto in Italia, relativa all’invenzione denominata ”Dispositivo di pulizia delle acque”.
Il dispositivo Wow
Il funzionamento ricorda quello di uno skimmer da piscina.
”Ha un recipiente esterno posto poco sotto il pelo libero dell’acqua – spiega Lazzerini – e tramite il gioco di un cilindro che può scorrere al suo interno riesce a far entrare lo strato superficiale con eventuali rifiuti.
Quello che lo differenzia da dispositivi simili esistenti è che il filtraggio non avviene a monte della pompa ma a valle, riducendo l’intasamento e permettendo di svincolarsi da volumetrie piuttosto piccole interne e di installare sulla banchina filtri e contenitori di raccolta che possono accogliere anche volumetrie maggiori, riducendo l’intervento degli operatori”.
Il dispositivo può lavorare per otto ore consecutive, consuma 500 watt ma ”funziona tramite energie rinnovabili e permette di essere usato anche in posti dove manca l’elettricità”, precisa Lazzerini, un fatto che apre al suo utilizzo un po’ ovunque.
Il dispositivo Wow in azione
Oltre al diverso sistema di filtraggio, non dovrebbe essere l’unica innovazione che sarà presente alla fine del perfezionamento del prototipo.
Al momento infatti il dispositivo è ‘cieco’.
”Vogliamo renderlo più smart – commenta Lazzerini – e lo vogliamo fare tramite l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale.
Questa, unita all’inserimento di una videocamera, permetterà al dispositivo di riconoscere la presenza di rifiuti e attivarsi in automatico, facendogli risparmiare energia ed evitando di farlo stare acceso in continuazione.
Si attiverà anche in caso di riconoscimento di oli e idrocarburi, usando un panno apposito che li raccoglierà ripulendo il tratto di mare in cui interverrà.
Il dispositivo è replicabile e l’idea è di valutare in futuro la ricerca di nuovi fondi europei per sviluppare ulteriormente questo progetto a favore dell’ambiente”.
(Articolo di Francesco Bertolucci, pubblicato con questo titolo il 21 giugno 2024 sul sito online “Europa Today”)