Non un semplice vezzo o una storia da raccontare ai posteri.
Per pensare e progettare Limito, così si chiama il vigneto-labirinto creato dall’azienda agricola Carpineti ci sono voluti 4 anni, un lungo periodo in cui si è deciso di abbandonare l’impianto classico delle vigne a filare per creare una nuova forma di paesaggio vinicolo, che i suoi creatori si sono spinti a definire “land art”.
Gli architetti che disegnano il vigneto
A concorrere alla realizzazione del nuovo ambizioso progetto, che si trova nella Tenuta Antoniana dell’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti, tra i Comuni di Bassiano, Sezze e Sermoneta, una delle aziende più apprezzate del Lazio, ci ha pensato lo Studio di Architettura del Paesaggio Fernando Bernardi che ha lavorato mettendo in pratica le ispirazioni di Paolo Carpineti.
“Generalmente un filare è composto da un punto A e un punto B, non c’è modo di attraversarlo come vuoi.
A me questa cosa ha sempre data un senso di scarsa accoglienza, penso che un vigneto debba essere un luogo ospitale che ognuno può attraversare e vivere come vuole” ha raccontato Carpineti.
Limito, il vigneto visto dall’alto
Tre vitigni autoctoni per un vigneto che è opera d’arte
Ecco dunque che su un altopiano a 500 metri di altezza nasce Limito, dopo un lavoro preciso sul territorio e un racconto carico di simbolismi.
Le fotografie aeree mostrano un disegno fatto a cerchi e spirali, con movimenti ad onde, entrate ed uscite.
Il paesaggio prende quindi un senso di movimento, che si arricchirà anche quando cambieranno i colori passando da estate ad autunno, svelando nuove sfumature donate dalle foglie.
I vitigni scelti per questa operazione sono tutti del territorio: Bellone, Nero Buono e Cebbuoto.
Quest’ultima in particolare era una varietà apprezzata e conosciuta già ai tempi dell’Impero Romano ma che oggi risulta tutta da riscoprire.
Il vigneto dell’Azienda Agricola Carpineti visto più da vicino
Il vigneto come metafora e come architettura del paesaggio
L’ambiziosa idea del vigneto-labirinto, il primo al mondo di questo genere, si muove secondo il progetto dei suoi creatori su due binari.
Da una parte quella di scardinare l’architettura più classica e conforme del vigneto (almeno in queste zone), accogliendo gli ospiti, rimodellando il paesaggio e trasformandolo anche in opera d’arte.
Dall’altro invece, c’è addirittura un elemento allegorico, che mostra il labirinto come un luogo in cui coniugare perdita e recupero del sé, una metamorfosi che trova un parallelo anche nel mondo del vino.
In ogni caso annunciato ad aprile di quest’anno, viene presentato ufficialmente il 6 giugno 2024, con l’idea di essere anche uno spazio fruibile dai visitatori che vorranno avvicinarsi al vigneto con una vocazione ancora più esperienziale.
(Articolo di Lavinia Martini, pubblicato con questo titolo il 6 giugno 2024 sul sito online “Roma Today”)