L’ultimo censimento effettuato, risalente a quasi un anno fa, ha indicato la presenza di 168 persone senza fissa dimora nella zona dell’Esquilino.
Ed è anche per questo che l’amministrazione, avendo fatto sapere di voler aprire quattro nuove tensostrutture, sta prendendo in considerazione di allestirne una nella zona di Termini.
Il ritorno di una tensostruttura a Termini
La tenda che accoglieva i clochard, a pochi metri dalla stazione, è stata chiusa per consentire i lavori in corso in piazza dei Cinquecento.
Lavori che dovranno concludersi prima dell’apertura della porta santa, il prossimo 24 dicembre.
E per quella data dovrà essere messa in funzione anche una delle quattro tensostrutture con cui il Campidoglio mira a dare un alloggio temporaneo a chi vive per strada.
Ma la zona di Termini, però, continua ad alimentare le proteste.
Le proteste per la scelta della zona
Secondo il movimento cinque stelle, la scelta di Termini rappresenta “il posto peggiore”.
Le ragioni di questa bocciatura sono così sintetizzate da Linda Meleo e Federica Festa, rispettivamente capogruppo in comune ed in municipio I.
“La vivibilità del quadrante Esquilino-Castro Pretorio è compromessa da delinquenza, spaccio e prostituzione” hanno ricordato le due consigliere e questi fattori “stanno già provando residenti e commercianti”.
Pertanto, secondo le due pentastellate “aggiungere una struttura simile non solo non risolverebbe il problema dei senzatetto, ma rischierebbe di aggravare le condizioni già critiche di questa zona.
Chiederemo un incontro al Prefetto per rivedere questa proposta e studiare un’alternativa meno impattante”.
Il temuto colpo di grazia per Termini
Non ci sono soltanto i grillini a protestare per il ritorno di una tensotruttura a Termini.
L’ipotesi di installarne una nelle vicinanze, ed in particolare in viale del Castro Pretorio, già aveva fatto balzare dalla sedia esponenti locali e capitolini di Fratelli d’Italia.
L’idea di puntare sulla zona della stazione, ha sortito un effetto analogo.
Il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone e per il consigliere municipale Stefano Tozzi, hanno pubblicamente auspicato che “l’ipotesi di apertura di una tensostruttura a Roma Termini non sia il colpo di grazia da parte del Comune di Roma contro i residenti e i commercianti del Primo Municipio”.
L’alternativa alla tensostruttura
I due esponenti del partito di Meloni hanno ricordato che la zona di Termini “deve essere la porta d’accesso al Giubileo del prossimo anno” e pertanto “l’ipotesi del Comune” di riportarvi una tensostruttura “assomiglia ancora una volta agli ipocriti modelli di finta solidarietà che abbiamo visto negli anni”.
Ipotesi respinta quindi.
E non solo nel caso di Termini perché “tensostrutture precarie, in un quadrante già ampiamente affollato e rischioso, non possono essere una soluzione”.
Il modello suggerito dai due rappresentanti di centrodestra prevede invece “l’apertura di nuovi centri di accoglienza, analisi e contenimento, dove dovranno essere concentrati tutti i servizi, dalla Croce Rossa, al volontariato, ai servizi medici e le forze dell’ordine così da permettere, quando nel caso, espulsioni immediate: ti curo, verifico la tua situazione, e se non hai diritto ti espello”.
In ogni caso, non a Termini, una delle porte di accesso alla città.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 20° marzo 2024 sul sito online “Roma Today”)