Mappa con il posizionamento dei due impianti
Bonificare l’ex discarica di Albano Laziale ed effettuare tramite l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) tutti i rilievi del caso per verificare il rischio ambientale sull’area.
A chiedere alla Regione Lazio di far partire l’iter di risanamento della cava è il Consiglio comunale di Albano con un ordine del giorno approvato all’unanimità, supportato dall’associazione della Rete Tutela Roma sud, con oltre 600 firme.
Una mossa che potrebbe avere ricadute sul progetto del termovalorizzatore di Roma, che verrà realizzato, lo ricordiamo, su un terreno al confine con Santa Palomba (il bando è on line da metà novembre), distante poche centinaia di metri in linea d’aria dall’invaso dei Castelli.
Ma andiamo con ordine.
La discarica di Albano, attiva dal 1995, di proprietà della Pontina Ambiente srl (della galassia di Manlio Cerroni) è stata chiusa definitivamente a febbraio 2023.
Qui Ama ha trasportato ogni giorno, per anni, circa 1.100 tonnellate di rifiuti da Roma.
“Le rilevazioni effettuate nell’area della discarica evidenziano ormai da 15 anni un grave inquinamento, soprattutto della falda idrica, che costringe gli abitanti ad essere riforniti tramite autobotte” denunciano gli esponenti della Rete Tutela Roma sud.
La zona in questione attende ora di essere bonificata.
E il Comune invoca l’applicazione della legge regionale numero 13 del 2019 che disciplina la classificazione delle aree “ad elevato rischio di crisi ambientale“.
Si chiede al presidente Francesco Rocca di far rientrare tra queste anche l’ex discarica, partendo da rilievi dell’Arpa che attestino la presenza di sostanze inquinanti nelle matrici ambientali.
Cosa ha a che fare questo con il termovalorizzatore?
Tra le tante la stessa legge dispone il divieto di costruire nuovi impianti per non aumentare il rischio inquinamento.
“Se il terreno sarà incluso nell’area a rischio ambientale, si confermerà la scelta sbagliata del Commissario straordinario Gualtieri che ha addirittura modificato la mappa delle aree idonee per questo tipo di impianti – spiegano dal comitato ambientalista – e la costruzione sarà bloccata, così come la riapertura della discarica o la riattivazione del Tmb“.
Se invece dai rilievi lo stesso non dovesse risultare inquinato, ma dovesse diventarlo a seguito della costruzione del termovalorizzatore, “non ci saranno dubbi sulla causa – concludono gli attivisti – e sarà possibile chiedere un risarcimento fino a farlo chiudere“.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 20 dicembre 2’023 sul sito online “Roma Today”)