Aula Giulio Cesare del Consiglio Comunale di Roma
All’inizio del 1989, l’allora segretario del PSI Bettino Craxi e quello della DC Arnaldo Forlani strinsero un accordo (il cosiddetto “patto del camper”), che prevedeva tra l’altro che il sindaco di Roma sarebbe toccato ad un socialista.
E infatti, alle elezioni amministrative dell’ottobre di quello stesso anno Franco Carraro è stato praticamente il candidato in pectore allo scranno più alto del Campidoglio ed il mese successivo è stato eletto sindaco senza difficoltà.
Il suo mandato è durato dal 19 dicembre 1989 al 19 aprile 1993: la sua prima Giunta di pentapartito era composta da democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali, mentre all’opposizione fra gli altri gruppi politici c’erano la Federazione dei Verdi e Rifondazione Comunista.
Assessore all’urbanistica era il democristiano Antonio Gerace, detto “luparetta”, che nel 1991 volle sottoporre alla approvazione del Consiglio Comunale quella che è passata poi alla storia come la “Variante di Salvaguardia”.
A quell’epoca io ero Presidente del Comitato Promotore del Parco di Veio e mi battevo per la cancellazione di tutte le lottizzazioni convenzionate che il Piano Regolatore Generale del 1962 prevedeva all’interno della futura perimetrazione dell’area naturale protetta.
Prima ancora che il dibattito iniziasse in aula Giulio Cesare ho preso contatto con tutti i capigruppo sia di maggioranza che di opposizione, per convincerli della opportunità di cancellare tutte le lottizzazioni ricadenti sia all’interno che ai margini del Parco di Veio, al fine di tutelarne l’integrità.
Ho partecipato in aula Giulio Cesare alla intera seduta del Consiglio Comunale che è iniziata verso le 18 del pomeriggio del 23 luglio 1991 e si è protratta fino alle 6 della mattina del successivo 24 luglio 1991.
Quando il dibattito ha cominciato ad allungarsi fino alla notte, diversi consiglieri sono andati a dormire, ma sono stati risvegliati e fatti tornare in tutta fretta in aula Giulio Cesare per assicurare la maggioranza del voto, che stava diventando a rischio.
A dimostrazione porto il voto che c’è stato anche su ogni singola lottizzazione del Parco di Veio: per quello riguardante la lottizzazione “Volusia” ho ottenuto dall’allora consigliera d’opposizione della Federazione dei Verdi Loredana De Petris di chiedere il voto per appello nominale.
Per soli due voti non è passata l’eliminazione totale delle cubature previste per “Volusia”.
In quella notte tra il 23 ed il 24 luglio 1991 il Consiglio Comunale ha alla fine approvato con deliberazione n. 279 la cosiddetta “Variante di Salvaguardia” con cui sono state cancellate tre lottizzazioni convenzionate considerate di centro rispetto al futuro Parco di Veio (“S. Cornelia Km. 3”,”Monte Oliviero” e “Tor Vergata II”), è stata confermata la lottizzazione convenzionata “Giustiniana” (perché con convenzione già stipulata) e sono state dimezzate le cubature delle lottizzazioni convenzionate considerate di margine rispetto al futuro Parco di Veio (“Borghetto S. Carlo”, “Volusia”, “Saxa Rubra” e S. Cornelia Km. 2”).
Il Consiglio Comunale non ha invece eliminato le cubature previste in altre parti della città che chiedevano i diversi comitati di quartiere, fra cui quelle previste a al Pratone delle Valli Montesacro.
Alla fine del voto il rappresentante del comitato di quartiere si è messo ad urlare contro il Sindaco, con la polizia municipale che ha cercato di fermarlo: lo stesso Franco Carraro gli ha con sentito di parlare.
Mi si accappona la pelle ancor oggi, come allora, nel ricordare le parole che disse a Franco Carraro in dialetto romanesco: “Sindaco, aspetto che mori e sulla tomba te ce porto ‘n sacco de cemento!”