Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Anche la “giornata della terra” del 22 aprile 2023, ormai (come tutte le varie giornate a tema che si susseguono durante l’anno e che hanno ad oggetto le diverse risorse del pianeta) potrebbe svolgersi secondo un rituale “virtuale”, “consolatorio”, fatto di “like” e “condivisioni”, con il rischio di esaurire solo in quel modo il nostro amore per la terra e di seppellire sotto terra (un eufemismo voluto) anche i nostri pensieri, i nostri propositi, le nostre azioni di lotta a difesa della risorsa delle risorse: la terra, quella che ti sporca le mani se la accarezzi e teatro di ogni forma di vita sul pianeta.
Ci sono “due propositi” nella giornata di questa “ricorrenza virtuale” che possono dare un “senso etico” alla nostra consapevolezza e aiutare a sentirci figli di “madre terra” non solo a parole e che possono trasformare tale giornata in un momento di “pulsante risveglio” della “coscienza collettiva”.
Lottare, mobilitarci a livello politico, associativo, singolarmente, negli spazi della politica partitica, dell’ambientalismo, della società civile per:
1. fermare, da ieri e non da domani, ogni forma di consumo di suolo naturale rimasto;
2. ridurre le coltivazioni intensive, gli allevamenti intensivi e l’uso di pesticidi e fertilizzanti, per restituire alla terra la sua funzione di compagna di ogni forma di vita: degli uomini, delle piante, degli animali.
Nel 2015 la FAO (Food and Agriculture Organization of United Nations) scriveva che il consumo di suolo provoca:
1 – perdita produzione di cibo
2 – perdita produzione di fibre
3 – mancata infiltrazione di acqua
4 – mancata trattenuta di acqua
5 – mancata purificazione di acqua
6 – aumento inondazioni
7 – perdita sequestro carbonio
8 – aumento calore urbano
9 – perdita vegetazione
10 – perdita animali
11 – perdita biodiversità
Basta “bla bla bla” e una “politica gigionesca” sulla conservazione della “terra”, maltrattata, ridotta a merce, chiamata “suolo” per toglierle la sua “essenza ecologica” e “spirituale” e conferirle così una dimensione commerciale e consumistica, oggetto di funerali giornalieri e di annuali e ipocrite celebrazioni.
Schiavon Dante