Volontari curano un’area verde. Foto d’archivio.
Non bastano i giardinieri assunti dal Comune né le ditte che si aggiudicano gli appalti del verde.
A Roma a dare un grosso contributo nella cura di parchi, giardini, ville storiche, sono i cittadini.
Lo fanno come singoli individui e, spesso, in strutture più organizzate.
Ma senza il loro contributo molti spazi pubblici, inclusi i luoghi che essendo meno frequentati sono troppo spesso alla mercè dei vandali, sarebbero degradati, insicuri.
Più di quanto già non siano.
Indietro rispetto a 250 comuni
Da sola, l’amministrazione, non ce la fa.
E non lo dicono esponenti dell’opposizione.
Sono gli stessi amministratori a riconoscerlo.
D’altra parte però, i cittadini chiedono di non essere trattati da sudditi.
Il loro contributo, in oltre 250 comuni, tra cui Bologna, Firenze, Milano e Torino, è normato da regole stringenti.
Regole che, anche nella Capitale, erano state richieste durante la precedente amministrazione. Senza successo.
Un gap da colmare.
Il rilancio con il contributo dei cittadini
“Da soli non ce la facciamo“, ha premesso Andrea Catarci, l’assessore alla partecipazione ed alla città dei quindici minuti, nel presentare il regolamento sui beni comuni “riteniamo che il rilancio di questa città possa avvenire solo con un grande processo collettivo“.
E dello stesso avviso si è mostrata anche l’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi, che ha condiviso il lancio del nuovo regolamento.
“Abbiamo ascoltato e ci siamo confrontati con tutta la città, anche con quelli più critici.
Mettiamo al centro le attività e concordiamo con i cittadini le regole”, ha aggiunto Catarci.
Le regole da rispettare ed i patti di collaborazione
Quali sono ed a cosa servono queste regole?
Innanzitutto a fissare quelli che sono i cosiddetti patti di collaborazione.
Attivi già in molti altri comuni italiani, i patti di collaborazione sono uno strumento che serve a concordare “tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura, gestione condivisa e rigenerazione dei beni comuni” si legge nel regolamento.
E’ lo strumento che deve fissare gli obiettivi, le azioni e la durata delle collaborazioni.
Ed anche i reciproci impegni, in termini economici e di risorse da mettere in campo, per la valorizzazione dei cosiddetti beni comuni, come può essere ad esempio un giardino o un edificio pubblico.
Perché, appunto, l’amministrazione da sola non ce la fa.
I benefici per i cittadini attivi
Aver posto il tema della collaborazione, in maniera “paritaria” tra cittadini ed istituzioni, presuppone anche dei benefici per chi propone di prendersi cura d’un bene del quale, evidentemente, l’amministrazione non riesce a garantirne la gestione.
Per questo “gli interventi previsti dai patti di collaborazione sono assimilati ad attività di carattere istituzionale” e questo comporta, come recita l’articolo 12, l’ “applicazione delle esenzioni” quando si tratti di iniziative “finalizzate all’attuazione dei patti di collaborazione”.
In sostanza non devono pagare l’occupazione di suolo pubblico, a condizione che le attività esercitate siano di “carattere occasionale e non costituiscano esercizio di attività commerciale” ed in particolare non abbiamo “un fine di lucro”.
Assicurazioni, cosa prevedono le nuove regole
C’è poi la questione delle assicurazioni che, a Roma, è stata la molla che nel 2017 aveva fatto deflagrare la protesta.
Perché durante l’amministrazione Raggi, ebbero ad obiettare molte associazioni, la partecipazione era stata imbrigliata con una serie di richieste burocratiche inerenti le modalità con cui eseguire l’attività di volontariato.
E tra le richieste c’era anche quella dell’assicurazione.
Oggi, all’articolo 21 del regolamento, si legge che nel caso i patti di collaborazione prevedano la partecipazione di “cittadini attivi singoli o gruppi informali” che sprovvisti di copertura assicurativa, “l’amministrazione si impegna a favorire a vantaggio dei medesimi idonee tutele assicurative”.
Un altro beneficio che, senza il regolamento, non sembrava garantito.
Le regole da approvare
“Una metropoli non si governa da un unico punto, c’è bisogno non solo dei Municipi ma di un governo condiviso con la cittadinanza.
Solo cosi ci possiamo prendere davvero cura dell’ultimo bene e portare la città ad un altro livello di cura e di partecipazione – ha spiegato l’assessora Alfonsi – Molti luoghi di Roma, penso ad esempio alla Caffarella o all’ex Cellulosa, esistono perché qualcuno se n’è preso cura.
Fino a poco tempo fa a Roma c’era chi si prendeva cura dei beni ma mancava la parte dell’amministrazione.
Da adesso non è più così” ha concluso Alfonsi.
Mancavano, in sostanza, le regole che sono state raccolte nel nuovo provvedimento.
Ora ci sono, e la giunta fa sapere che sono il frutto di un confronto maturato con le associazioni.
Non saranno comunque subito operative.
Per vederle applicare, infatti, servirà ottenere il necessario via libera dell’assemblea capitolina.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 23 settembre 2022 sul sito online “Roma Today”)
********************************
N.B. – Ci si chiede se l’assessore Catarci e soprattutto l’assessora Alfonsi siano a conoscenza dell’art. 11 del “Regolamento Capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale” approvato dall’Assemblea Capitolina con deliberazione n. 17 del 12 marzo 2021, che è dedicato ai “Patti di collaborazione per la cura delle aree a verde” e che viene di fatto scavalcato o comunque non tenuto in conto dalla proposta di “Regolamento dell’amministrazione condivisa dei beni comuni”.
L’assessore Catarci afferma di avere ascoltato e di essersi “confrontati con tutta la città, anche con quelli più critici”: se così fosse stato veramente, avrebbe dovuto sentire anche le associazioni che hanno contribuito alla redazione del testo del Regolamento del Verde ed in particolare VAS e l’associazione per Villa Pamphilj, che sui “Patti di collaborazione” avevano presentato la seguente proposta di emendamento fatta poi propria dagli allora consiglieri capitolini di opposizione di sinistra, ma bocciata senza dibattito dalla maggioranza del M5S.
VAS e l’associazione per Villa Pamphilj hanno chiesto di far approvare anche il suddetto emendamento all’assessora Alfonsi che non si è degnata di rispondere e tanto meno di presenziare all’incontro da lei stessa concesso.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi