L’ordinanza firmata ieri dal presidente della regione Lazio potrebbe essere solo il primo passo.
La peste suina, arrivata anche a Roma, è “un’emergenza e credo che dobbiamo avere la consapevolezza di prenderne coscienza“.
A parlare è il sottosegretario alla salute Andrea Costa, ospite in videocollegamento della trasmissione ‘Mi manda Rai Tre’.
L’ipotesi abbattimenti
Costa è stato chiaro: “Rispetto le sensibilità di tutti, animalisti e ambientalisti, ma siamo di fronte a un’emergenza e deve essere affrontata con strumenti emergenziali“.
Ancora: “I cinghiali hanno invaso le nostre città, i nostri parchi, i nostri quartieri.
Credo sia il momento opportuno per pensare anche a un piano di selezione e di abbattimento importante, che riduca il numero e la presenza dei cinghiali.
Credo che, al di là delle misure protettive, come recinzioni e quant’altro“, che si stanno mettendo in campo per affrontare il problema peste suina, “io mi auguro si possa fare una riflessione per cogliere l’occasione di ridurre sensibilmente la popolazione dei cinghiali“.
Non usa la parola abbattimento, ma appare sulla stessa linea il commissario straordinario per l’emergenza peste suina, Angelo Ferrari: “Dovremmo provvedere a un depopolamento dei cinghiali, mi trovo d’accordo con quanto detto dal sottosegretario alla Salute Costa“.
Il virus della Psa, ha sottolineato Ferrari, “è estremamente resistente, rimane per mesi sulle nostre scarpe e lungo i sentieri.
Questo però dipende molto dalla temperatura esterna e speriamo che col rialzo delle temperature estive diminuisca la sua capacità virale.
Peraltro – ha detto – è un virus che persiste ancora di più negli alimenti a base di suino“.
Ferrari ha quindi spiegato che il caso di Roma “ricade in una zona fortunata, se rimane tra Grande raccordo anulare (Gra) e il fiume Tevere.
Tuttavia ci preoccupa una zona a Nord dell’area interessata che dovrà rimanere chiusa.
Le persone non rischiano un contagio diretto ma possono essere vettori della malattia, per questo si chiederà un minimo di prevenzione“.
In generale, ha ricordato, “per la Peste suina africana non possiamo contare su un vaccino, mentre sull’influenza aviaria sì.
Inoltre la Psa ha un tasso di mortalità sulle specie animali interessate (cinghiali e maiali, ndr.) altissima, per questo ci fa paura“.
(Articolo pubblicato con questo titolo l’8 maggio 2022 sul sito online “Roma Today”)