La città e la contea di Honolulu, la capitale dello Stato Usa delle Hawaii, hanno fatto causa alle compagnie petrolifere perché sono responsabili degli impatti dei cambiamenti climatici che minacciano Oahu e sono riuscite a farla accogliere al giudice Jeffrey Crabtree dell’Hawaii Circuit Court che ha respinto il tentativo di Chevron, Sunoco, ExxonMobil e altri imputati di far archiviare la denuncia.
Si tratta di una decisione che potrebbe sbloccare altre cause dello stesso tipo intentate negli Usa proprio mentre la lobby dei combustibili fossili e i repubblicani hanno fatto ricorso alla Corte Suprema per annullare le tutele del Clean Air Act che permettono all’Environmental Protection Agency (EPA) di applicare gli standard e i regolamenti contro l’inquinamento da carbone.
Nella sua sentenza il giudice Crabtree ha scritto: «Questo è un caso senza precedenti per qualsiasi tribunale, per non parlare di un giudice di un tribunale statale».
A intentare nel 2020 contro le compagnie petrolifere è stato l’Honolulu Board of Water Supply con l’aiuto di Sher Edling, che sta portando avanti casi simili in tutti gli Usa.
I querelanti sostengono che l’industria dei combustibili fossili si è impegnata per 10 anni in una campagna di disinformazione dell’opinione pubblica per screditare la scienza climatica e per far credere che la produzione di combustibili fossili non danneggi il pianeta.
Una campagna menzognera della quale ora la popolazione delle Hawaii sta pagando il prezzo.
«A causa del cambiamento climatico, l’isola di Oahu, dove sorge Honolulu subirà gli effetti dell’innalzamento del livello del mare, inondazioni, erosione, perdita di spiagge e condizioni meteorologiche estreme, nonché una diminuzione delle popolazioni ittiche, la morte delle barriere coralline, la perdita di habitat e altri terribili impatti», dice l’Honolulu Board of Water Supply che ha utilizzato contro le compagnie petrolifere la legge statale hawaiana sugli illeciti, sostenendo che gli imputati «avevano il dovere di divulgare le informazioni che conoscevano e che hanno violato tale dovere».
Le compagnie petrolifere hanno ribattuto che la causa stava cercando di regolamentare le emissioni globali di combustibili fossili e che per questo il caso doveva essere sottoposto a una corte federale, ma il giudice Crabtree ha respinto questa ed altre argomentazioni: «Secondo questo tribunale, i querelanti non chiedono danni per tutti gli effetti del cambiamento climatico; piuttosto, chiedono danni principalmente per gli effetti del cambiamento climatico presumibilmente causato dalla violazione da parte degli imputati di doveri a lungo riconosciuti».
Una sentenza importante perché tocca il cuore del dibattito in corso sulla giurisdizione statale e federale che si sta svolgendo in casi simili sui cambiamenti climatici intentati in tutti gli Usa, ma Crabtree è il primo giudice statunitense ad aver emesso una sentenza che respinge le argomentazioni delle compagnie di combustibili fossili.
Come spiega Denise Antolini, avvocato locale delle Hawaii specializzata in diritto ambientale e che ha presentato istanza legale a sostegno del caso da parte della città e della contea, «ha basato la sua sentenza su una teoria e una pratica molto tradizionali dell’illecito civile, e quindi, come dice lui, mentre le affermazioni possono essere insolite e senza precedenti, la legge su cui si basano non lo è».
Matthew Gonser, Chief Climate Change Officer dell’ Honolulu’s Office of Climate Change, Sustainability and Resiliency, che dirige l’Ufficio per il cambiamento climatico, la sostenibilità e la resilienza di Honolulu, ha espresso apprezzamento per la sentenza di Crabtree: «La Corte ha riconosciuto che il caso di Honolulu si basa su pretese di responsabilità civile ben consolidate come la mancata divulgazione e promozioni ingannevoli e che è importante che città come Honolulu possano chiedere un risarcimento per le loro ferite.
A nome dei contribuenti di Honolulu, non vediamo l’ora di avere l’opportunità di presentare le nostre prove al processo.
Siamo fiduciosi della solidità del nostro caso».
Le compagnie petrolifere sono rappresentate da alcuni dei più importanti avvocati di Honolulu, tra cui Paul Alston per Exxon Mobil, Joachim Paul Cox per Shell Oil e l’ex procuratore generale Margery Bronster per BHP GROUP, ma hanno dovuto ingoiare un boccone molto amaro e dopo la sentenza si sono rifiutati di fare qualsiasi commento.
La contea di Maui ha presentato una sua causa sul cambiamento climatico con Sher Edling, e ora, grazie al caso di Honolulu. vede rafforzate le sue possibilità.
Intanto, mentre il caso procede nel tribunale statale, le contee hawaiane stanno simultaneamente combattendo le compagnie petrolifere anche in un tribunale federale.
Il giudice dell’U.S. District Court Watson ha rinviato la questione dalla corte federale alla corte statale l’anno scorso, ma le compagnie petrolifere stanno appellandosi contro tale sentenza alla U.S. Court of Appeals for the 9th Circuit.
Mentre le parti attendono una decisione su questo ricorso, Watson ha stabilito che i casi statali possono procedere.
La Antolini conclude: «Se il 9th Circuit decidesse che si tratta di un caso federale, le decisioni statali verrebbero rimesse in discussione e il processo dovrebbe ricominciare dall’inizio a livello federale».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 marzo 2022 sul sito online “greenreport.it”)