Il Piano nazionale di rinascita e resilienza destina 24,77 miliardi alla rete ferroviaria ma il grosso della torta va all’Alta velocità, solo 3,34 finanzieranno le linee locali.
In un Paese dove ci sono 7500 km di binari inattivi.
CHE FINE HANNO FATTO DUNQUE QUESTI 7500 chilometri di linee ferroviarie dismesse?
Secondo i dati forniti da Rfi spa (Rete Ferroviaria Italiana) ad oggi solo 1200 chilometri risultano nell’asset di proprietà del Gruppo Fs «non più utilizzate in via definitiva per la circolazione di treni». Il percorso per il quale Rfi si sta incamminando è quello della vendita del patrimonio a privati, enti regionali e comunali per altre utilizzazioni.
I fondi stanziati dall’Europa con il Next Generation Eu potrebbero innescare un processo inverso, dando nuova linfa a queste linee ferroviarie, facendo ripartire la penisola dalle città, abbattendo l’inquinamento.
Invece il grosso delle risorse destinate al trasporto su rotaia andrà all’Alta Velocità per completare la Rete Transeuropea dei trasporti (Ten-T).
Come associazione, Verdi Ambiente e Società, già nel 2019 denunciavamo che, a partire dal 2008, in Italia erano stati smantellati ben 800chilometri di linee e tratte ferroviarie locali.
Mentre le stazioni prive di personale sulle tratte ancora in attività sono ben 1700 e spesso sono abbandonate.
Sono diventate “NON LUOGHI” lasciate al degrado.
È UNA LUNGHISSIMA LISTA: SOLO NELL’ULTIMO decennio sono stati dismessi circa 33 km ad Aosta (2015), oltre 400 chilometri in Piemonte, 66 a Benevento (2013), 127 km tra S.Nicola di Menfi e Gioia del Colle, in Puglia, tra il 2011 e il 2016, 118 km tra Sulmona e Carpinone nel 2011, 13 km in Emilia Romagna nel 2017, ma ce ne sono molti altri nello stesso periodo che toccano diverse regioni, da Gemona del Friuli a Gioia Tauro in Calabria .
CAMBIARE IL FUTURO DEL TRASPORTO PUBBLICO in Italia è possibile, lo dimostrano i dati in arrivo da ogni parte del paese, ma serve un cambio di visione se vogliamo raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2 fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050, un green deal italiano che centri gli obiettivi giusti, mettendo al centro le politiche verdi e le persone.