Nella giornata di negoziati di giovedì 8 giugno 2023 al Consiglio Affari Interni a Lussemburgo è stato raggiunto un accordo sull’emergenza migranti.
Benché dovrà essere approvato definitivamente dal Parlamento Europeo, ad appena due giorni di distanza quasi tutti i quotidiani italiani hanno espresso su di esso le rispettive valutazioni, che arrivano ad essere addirittura di segno opposto, perché vanno dal giudizio favorevole di tutti i giornali di centro destra alla forte critica di diversi quotidiani di centro sinistra.
Per il quotidiano “Il Tempo” (articolo di Benedetto Antonelli) «l’accordo ..è una vittoria per il Governo dopo un duro negoziato».
Dello stesso tenore è il quotidiano “Il Giornale” con un articolo di Gian Micalessin, secondo cui «é la prima e unica vittoria conseguita in dieci e passa anni da un governo italiano nel difficile confronto con l’Europa sul tema dei migranti.
Ed è oltremodo importante e significativa.
Nella complessa partita giocata giovedì durante il vertice dei ministri dell’Interno europei riuniti nel Lussemburgo la delegazione italiana, guidata da Matteo Piantedosi, è riuscita a cancellare due storici tabù.
Il primo è quello di Dublino che c’imponeva la gestione permanente dei migranti irregolari.
Il secondo è quello sul respingimento dei migranti illegali verso il Paese di partenza o d’origine.
Il tutto in un clima d’intesa con Paesi come l’Olanda e l’Austria inflessibili, in passato, nell’affossare le richieste italiane».
Il quotidiano “La Verità” attribuisce i meriti al Ministro degli Interni Matteo Piantedosi.
Il quotidiano “Il Messaggero” anticipa il piano del Governo sui migranti trasferiti soprattutto in Tunisia, dove il successivo 11 giugno l’On. Giogia Meoni si è recata assieme ad Ursula Von der Layen
Il quotidiano “La Stampa” ha dedicato all’accordo più di un articolo.
In un’intervista dal titolo “MA CON L’EUROPA IL PATTO È A METÀ” per l’On. Emma Bonino «la notizia dell’intesa raggiunta dal Consiglio dell’Unione europea è un buon segnale da un punto di vista politico.
…. Ora bisogna sottolineare quanto sia importante che si sia raggiunta un’intesa perché finalmente l’Europa accetta di parlare di migranti.
È una prima crepa nel muro dei no che finora ha caratterizzato la politica europea su questo tema.
Una prima crepa che si va ad aggiungere a un altro segnale, la nascita di un “gruppo di amici” quello che nove ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso di formare per proporre un rafforzamento delle decisioni a maggioranza qualificata in tema di politica estera e di sicurezza comune.
Si tratta del nucleo originario dei sei Paesi che nel 1951 diedero vita alla Ceca (Francia, Germania, Italia e i tre Paesi del Benelux), più Finlandia, Slovenia e Spagna.
Lo scopo è di incrementare l’efficacia e la rapidità delle decisioni di politica estera.
L’intesa e la lettera dei nove ministri sono le due crepe in cui bisogna infilarsi al volo perché rappresentano una spinta in nome dell’Europa che dobbiamo sostenere e alimentare.
Non è quindi il momento dell’entusiasmo, è il momento di lavorare tutti insieme e di insistere, insistere, insistere per fare in modo che l’accordo si trasformi in procedure concrete, efficaci.
Per superare l’orrore delle immagini che arrivano dai naufragi.»
In un dossier di Marco Bresolin dal titolo “Migranti un’intesa a metà” si illustrano i contenuti dell’accordo, pubblicando anche “le rotte dei migranti”.
In un’altra intervista fatta dalla giornalista Flavia Amabile l’ex capo di Gabinetto del Viminale, Mario Morcone, lamenta che i rimpatri sono una soluzione illusoria.
Il quotidiano “Corriere della Sera” si limita ad illustrare l’accordo raggiunto tra le tensioni con una maggioranza qualificata.
Il quotidiano “Avvenire” esprime dei dubbi sull’accordo.
Un articolo di Diego Motta dal titolo “Così l’Europa torna ai respingimenti” riporta alcune importanti dichiarazioni.
Secondo padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli «l’Ue manca ancora una volta di quella visione programmatica necessaria a governare un fenomeno complesso e strutturale come le migrazioni» per cui è proprio «il diritto d’asilo» a essere adesso «sotto attacco».
Alla fine, a vincere è stata soltanto la burocrazia, con «cavillosi compromessi al ribasso».
Secondo invece il vicepresidente delle Acli, Antonio Russo, «ora scatterà l’imperativo alla riammissione, con il ritorno nel Paese in cui si è fatta domanda.
Di questo passo, saremo costretti a giustificare la riapertura di strutture come gli hotspot, dove ospitare i profughi di ritorno.
Ne siamo consapevoli?».
La logica sembra essere quella dello “scarico di responsabilità”, piuttosto che quella della “presa in carico”, prevista dai trattati e dalle norme internazionali fino a questo momento.
«Niente di nuovo sotto il sole – continua Russo -. Il processo di esternalizzazione delle frontiere va avanti e non si interrompe mai, secondo il principio: mandiamoli altrove, sempre più lontano.»
Il quotidiano “La Repubblica” (articolo di Tonta Mastrobuoni) il Patto europeo sui migranti già vacilla.
«Berlino e Roma erano soprattutto divise sulla definizione di Paese “sicuro” dove respingere i migranti.
Ed è passata la linea italiana: saranno i Paesi stessi a decidere quali sono quelli “sicuri” dove rimpatriare coloro ai quali non sarà riconosciuto lo status di profugo.»
Per il quotidiano “Domani” (articolo di Innocenzo Cipolletta) l’accordo sui migranti è soltanto un palliativo.
Fra i quotidiani più critici nei confronto dell’accordo sui migranti va an noverato anzitutto ”Il Fatto Quotidiano” con un articolo di Elena Basile.
Se ne riporta il seguente estratto: «Guardiamo all’immigrazione per indagare se almeno in questo campo l’Europa abbia mantenuto le sue promesse.
Tampere 1992: per la prima volta si concepisce una Politica Comune dell’Immigrazione.
A che punto siamo oggi?
Purtroppo la riforma del regolamento di Dublino attende ancora di essere realizzata.
La meritoria iniziativa di Mare Nostrum (2013) muore per mancanza di risorse e non viene europeizzata.
La Germania, dopo l’apertura del cancelliere Merkel ai profughi siriani, fa un accordo indecente con la Turchia: 6 miliardi per trattenere richiedenti asilo e immigrati in campi di detenzione.
L’iniziativa è subito imitata dall’Italia col protocollo di un ministro dell’Interno del Pd con le fatiscenti autorità libiche.
Non solo Polonia e Ungheria, ma anche Francia, Spagna, Malta, Danimarca, Svezia e ora l’Italia chiudono le frontiere e di fatto rinnegano gli stessi sacrosanti principi dell’asilo.
…. Se abbiamo accolto e integrato i profughi ucraini, possiamo farlo anche con gli immigrati e i richiedenti asilo con la pelle di colore diverso.
È atroce dover richiamare antichi principi che l’Europa sta calpestando».
Ancor più duro è il giudizio del quotidiano “il manifesto” con l’articolo di Filippo Miraglia dal titolo significativo “L’accordo Ue – una farsa che diventa tragedia presso i migranti”.
Se ne riporta il seguente estratto: «L’accordo raggiunto nel Consiglio Europeo di giovedì scorso in materia di immigrazione e asilo rappresenta una vittoria per Ungheria e Polonia e per la destra xenofoba europea.
Nel gioco delle parti al quale abbiamo assistito per l’ennesima volta in un summit europeo sull’immigrazione, gli unici due Paesi che hanno votato contro, presentandosi come i cattivi, hanno portato a casa il risultato che volevano: un impegno unitario per cancellare il principio cardine del diritto d’asilo, il principio di non respingimento, e un investimento prioritario sull’esternalizzazione delle frontiere, ossia sull’impedire alle persone di arrivare in Europa, costi quel che costi.
Ma Polonia e Ungheria non hanno votato l’accordo così da continuare a dire al loro elettorato che sono gli unici a difendere i sacri confini.
Allo stesso modo gli altri governi possono affermare di aver votato un buon accordo proprio perché Ungheria e Polonia hanno votato contro.
Una farsa che diventa tragedia sulla pelle delle persone che più di prima saranno obbligate a rivolgersi ai trafficanti, non potendo chiedere ai governi di attraversare le frontiere legalmente e in sicurezza.
Una tragedia che rischia di trascinare l’Europa in un baratro, poiché apre una campagna elettorale europea che la destra
vuole vincere nel 2024 usando il razzismo come principale strumento di consenso.
Gli elementi principali dell’accordo non sono delle vere novità.
Tuttavia alcune delle misure previste si presentano come delle vere schifezze, che puntano a stravolgere il diritto d’asilo.
Un primo segnale che va verso la negazione del diritto d’asilo è il tentativo di cancellare il principio di non respingimento,
che è il principio cardine della Convenzione di Ginevra.
Se possiamo respingere chiunque arrivi alle nostre frontiere verso Paesi definiti “sicuri” autonomamente da ciascun governo europeo, abbiamo di fatto cancellato con un colpo di spugna ogni possibilità di chiedere asilo in Europa.
Un’Europa che, è bene ricordarlo, negli ultimi dieci anni, se si esclude l’eccezione degli sfollati ucraini, accoglie una parte irrilevante di persone in cerca di protezione.
…. Il principio è quello già sperimentato con la Turchia: paghiamo qualsiasi dittatore per fare il lavoro sporco che noi non possiamo fare perché in Europa vigono leggi che tutelano le persone e ci sono giudici che le fanno applicare.
Ma c’è adesso un peggioramento nelle politiche di esternalizzazione.
Finora ci siamo infatti “limitati” a pagare Erdogan per impedire alle persone che fuggono da guerre e persecuzioni di arrivare in Europa.
Se passa il principio contenuto in questo terribile accordo, potremo anche rimandare in Turchia gli afghani e i siriani che hanno attraversato la Turchia semplicemente respingendoli.
In effetti la Turchia è già considerata un posto sicuro.
Eppure Erdogan ha respinto in questi anni centinaia di migliaia di afghani e siriani che certamente avrebbero ottenuto asilo in Europa e che, rimandati indietro, rischiano di subire violenze e anche la morte.
Allo stesso modo abbiamo siglato un accordo con la Libia, dove solo nel mese di maggio sono state rimandate indietro più di 500 persone, ricorrendo alla cosiddetta guardia costiera che opera respingimenti per conto nostro.
Ma il razzismo Ue punta adesso a applicare direttamente, senza la mediazione di Turchia o Libia, il respingimento di richiedenti asilo alle nostre frontiere.
In sostanza oltre alle destre xenofobe, sono i trafficanti a festeggiare, poiché i governi continuano a perseguire l’obiettivo di impedire alle persone di partire, di arrivare e di accedere alla procedura di asilo e non hanno alcuna intenzione di introdurre vie d’accesso sicure e legali.
Urge, anche in vista della campagna elettorale europea, una mobilitazione della società civile che dia voce all’Europa dei diritti e della solidarietà contro la cultura dei muri e del razzismo».
In questo modo continuerà impunito il migranticidio.