“Senza tavolini il centro di Roma rischia la desertificazione.
Il Comune approvi quanto prima regole certe”.
L’appello arriva dalla Fiepet Confesercenti di Roma, un grido d’aiuto a settimane dalle promesse (mancate) del Campidoglio.
Più occupazione di suolo pubblico per posizionare più sedute all’esterno di bar e ristoranti, recuperando un po’ di spazio all’aperto e provando così a risollevarsi dai drammatici mesi di lockdown.
Una delibera di giunta del 22 maggio dà già la possibilità ai ristoratori di presentare domanda per un più 35% di spazio aggiuntivo sul marciapiede.
Ma in tanti sono restii a rivolgersi agli uffici, preferiscono aspettare che il regolamento cambi in via definitiva.
Ossia che la stessa delibera passi, forse la prossima settimana, dall’aula Giulio Cesare.
Qui verrà emendata, modificata e, con ogni probabilità stravolta nel suo impianto base.
I criteri per ottenere i permessi fissati dal provvedimento di giunta, firmato dall’assessore Carlo Cafarotti, sarebbero infatti troppo stringenti.
Per le associazioni di categoria, per le opposizioni ma anche per alcuni esponenti della stessa maggioranza M5s.
Questione fondamentale: la percentuale di allargamento.
Il presidente della commissione Commercio Andrea Coia sarebbe per non fissare un tetto limite, ma far decidere alla Polizia locale sulla base del solo Codice della strada.
Sulla stessa linea Fratelli d’Italia.
Il Pd ha invece proposto di arrivare al 40% nel Centro storico, fino al 60% fuori le Mura.
Si cerca di trovare la quadra su emendamenti comuni, da votare poi in Consiglio all’unanimità.
Altro nodo tutto da sciogliere: il parere della Soprintendenza.
Per Coia (M5s) le Belle arti, da sempre interlocutori privilegiati per tutte le modifiche che vadano in qualche modo a impattare sulle aree Unesco, non dovrebbero toccare palla in questa fase.
Nella delibera Cafarotti invece vengono inseriti alcuni pareri inderogabili proprio dell’organo ministeriale.
Vedi il punto, fortemente limitante per gli esercenti, di applicare la distanza di 5 metri dalle mura non solo dei monumenti ma anche dei palazzi vincolati.
Insomma, sono diverse le questioni ancora da definire.
E prima che l’Assemblea capitolina licenzi il testo finale, tanti commercianti non se la sentono di rischiare di investire in progetti che, a breve, potrebbero non rispondere più alle regole vigenti.
La contro battaglia dei residenti
Senza contare la contro battaglia fatta partire da alcuni comitati di residenti, contrari alla delibera che leggono come pericolosa “deregulation” del settore.
Un gruppo di associazioni, tra cui Vivere Trastevere e cittadini del rione Monti, ha presentato ricorso al Tar del Lazio.
Tra i fermamente contrari anche la consigliera del I municipio Nathalie Naim, da sempre pasionaria del decoro urbano.
In una foto postata su Facebook mostra via del Governo Vecchio: i tavolini di un ristorante sono posizionati sulle strisce per la sosta tariffata.
“Non c’è più un posto auto.
Ciò nonostante venga pagata la tassa Ztl dai residenti” scrive.
Tra i tanti commenti spunta anche il consigliere Coia (M5s): “Bellissimo.
Finalmente un po’ di decoro”.
Il battibecco continua nei tanti commenti presenti.
Il tema divide, com’era prevedibile.
Ma il settore chiede di mettere da parte bracci di ferro e lungaggini.
“Se in questo momento di difficoltà i pubblici esercizi non potranno temporaneamente ampliare i tavolini molti saranno costretti a chiudere, già piegati dalla mancanza di incassi dovuta al lockdown, e quindi a licenziare” dichiara Claudio Pica presidente della Fiepet-Confesercenti.
“Un conto è chiedere regole certe, e gli esercenti non hanno chiesto deroghe ma normative chiare e zero burocrazia.
Ben altro è trasformare la Capitale in una ‘città fantasma’.
Auspichiamo che la delibera definitiva sull’ampliamento di suolo pubblico arrivi presto in Assemblea capitolina e chiediamo pertanto a tutte le forze politiche in Campidoglio di approvare quanto prima il provvedimento”.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 15 giugno 2020 sul sito online “Roma Today”)
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N.B – La giornalista fa confusione tra la deliberazione n. 87 del 21/22 maggio 2020 con cui la Giunta consente dallo scorso 25 maggio l’immediata occupazione di suolo pubblico e la proposta di deliberazione che nella stessa note tra il 21 ed il 22 maggio la Giunta Capitolina ha deciso di sottoporre alla approvazione della Assemblea Capitolina.
La Fiepet Confesercenti di Roma non dice che l’occupazione immediata di suolo pubblico è consentita dalla Giunta Capitolina in base alle stesse regole con cui le imprese di pubblico esercizio hanno ottenuto in passato occupazioni di suolo pubblico permanenti e che sono state sintetizzate in 33 criteri minimi, ritenuti ora troppo “stringenti” e fortemente limitanti per gli esercenti, alcuni dei quali vorrebbero essere autorizzati ad una totale deregulation, forzando la mano oltre il consentito.
Sulle percentuali di superficie concessa si sta assistendo ad una gara a chi propone di più, in caccia di consensi (anche in propettiva delle prossime elezioni comunali) dovendo però sapere che si tratta invece del sacrosanto diritto da concedere ai commercianti di compensare su spazio pubblico all’esterno solo la perdita del numero dei tavoli all’interno dei rispettivi locali.
E siccome Nicola Zingaretti dal 18 maggio ha portato ad un solo metro la distanza tra un tavolo e l’altro, la perdita da compensare è forse minore addirittura del 35% che viene già concesso e proposto dalla Giunta Capitolina.
Quanto alla pretesa di non rispettare nemmeno la minima distanza di 5 metri dai monumenti vincolati, la Fiepet Confesercenti di Roma ed i consiglieri capitolini che l’appoggiano (con Andrea Coia in testa) fanno finta di non sapere che la deliberazione che approverà l’Assemblea Capitolina comunque non potrà mai scavalcare le norme ad essa sovraordinate dettate dalla Regione Lazio (con il testo unico del Commercio) e dallo Stato (con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).
Dott. Arch. Rodolfo Bosi